Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
SCENARI

Sta nascendo un Nuovo ordine mondiale a spese dell'Occidente

Il continuo aumento dell'inflazione negli Stati Uniti si deve soprattutto alla perdita di posizioni del dollaro nel commercio internazionale, sotto l'assalto di Russia e Cina. La politica delle sanzioni accelera questo processo, che appare ormai irreversibile. E che dovrebbe consigliare la strada negoziale.

Economia 21_09_2022
Xi Jinping e Vladimir Putin

Si sperava che l'inflazione USA avesse raggiunto il picco. Invece i dati consuntivi di agosto hanno raccontato un'altra storia, per alcuni inaspettata, che sicuramente impatta pesantemente sulla vita di cittadini e risparmiatori.
La dinamica inflattiva è sempre estremamente complessa e difficile da analizzare, ancora di più da prevedere. Ci sono d'altronde almeno 3 dinamiche in campo che alimentano questo fenomeno allo stato attuale, in particolare negli Stati Uniti, e che possiamo brevemente cercare di analizzare.

1. Innanzitutto lo sgonfiamento della bolla finanziaria. A partire dalla crisi del 2008 e con grande accelerazione durante l'epidemia, la Banca Centrale USA ha messo in circolazione migliaia di miliardi di dollari come supporto all'economia. Fino a pochi mesi fa questa liquidità è rimasta confinata nei mercati finanziari alimentando una crescita oltre il ragionevole dei corsi azionari. Molte aziende erano valutate multipli imbarazzanti rispetto alla loro capacità di generare utili e ricchezza. L'esplosione in corso della bolla finanziaria e le conseguenti vendite in blocco stanno non solo distruggendo capitali e patrimoni, ma anche facendo defluire moneta dal settore finanziario verso l'economia reale. Quella che era definita "asset-price inflation" (inflazione nel valore di beni di capitale) si è trasferita, in particolare nel corso del 2021, sulle materie prime e, negli ultimi mesi, anche sui beni di consumo.

2. Riduzione delle riserve in dollari delle aziende multinazionali, in particolare quelle operanti nel settore petrolifero. La Cina, da qualche anno, e la Russia, da qualche mese, hanno iniziato a imporre l'utilizzo delle rispettive valute nelle transazioni internazionali. Soprattutto gli scambi energetici (gas e petrolio) svolti da questi Stati stanno progressivamente abbandonando il dollaro come standard di riferimento. Le aziende che operativamente eseguono queste operazioni commerciali detenevano in passato ingenti riserve di dollari necessarie per l'esecuzione delle transazioni e la copertura dai rischi correlati. Ora queste riserve si stanno assottigliando a favore di riserve denominate in Renminbi e Rubli e i dollari dismessi tornano ovviamente a circolare negli USA alimentando l'inflazione.

3. Dedollarizzazione del credito internazionale. La Cina sta progressivamente intaccando il ruolo di FMI, Banca Mondiale e di conseguenza degli USA nei supporti finanziari ai paesi in via di sviluppo. Gli USA hanno esportato inflazione in questi paesi per quasi un secolo a partire almeno da Bretton Wood concedendo prestiti in dollari (ovviamente freschi di stampa e senza che fossero un sacrificio per il creditore) e imponendo conseguentemente politiche di apertura commerciale e ristrutturazioni economiche di rilievo e di forte impatto, non sempre positivo, per l’economia locale. Ora alcuni di questi paesi si stanno rivolgendo alla Cina che, almeno in apparenza e forse solo temporaneamente, impone meno controllo politico ed economico ai debitori. Ancora una volta tornano negli USA dollari che, per decenni, hanno circolato all'estero ed hanno garantito flussi di import di beni a basso costo. L'inesorabilità della realtà e della concretezza che, magari a distanza di diversi decenni, prima o poi vince sulla finanza creativa.

Insomma, un nuovo ordine mondiale è in corso di definizione e si sta strutturando in maniera carsica, lontano dai riflettori: il tentativo esplicito di ridurre progressivamente l'influenza degli Stati Uniti e dell'Occidente a favore di un blocco alternativo e che riporti la bipolarità o forse la multipolarità nelle relazioni internazionali.
Questa è la vera guerra in corso tra USA e Occidente in generale da una parte e Resto del Mondo dall’altra. Il resto sono piccole o grandi battaglie di questo scontro epocale.
Mentre la Russia cerca di velocizzare il processo (per quanto lungo vale la pena leggere l’intervento di Putin al forum economico di San Pietroburgo di giugno), gli Stati Uniti cercano di bloccarlo.
Eppure, più il tempo passa e più questo processo si consolida e diventa sempre meno reversibile.

Il dibattito in corso sulle sanzioni è da queste considerazioni che dovrebbe partire. È indubbio che le sanzioni facciano male sia a chi le subisce che a chi le impone. Ma nella misura in cui esse velocizzano il processo di autarchia cercato dagli avversari del mondo Occidentale, esse lavorano anche a ridurre progressivamente la capacità dell’Occidente di difendersi e di mettere a disposizione del resto del mondo quanto di buono ha ancora da offrire sul piano culturale, sul piano economico, sul piano tecnologico.

Vale la pena, a supporto di queste affermazioni, ricordare che poco prima dell'estate Iran e Argentina hanno chiesto di entrare nel novero dei BRICS, ovvero nel gruppo di paesi alternativo al G7 che comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. Nel frattempo, sistemi di pagamento alternativi a quelli di matrice occidentale stanno velocizzando il loro sviluppo e la loro diffusione per garantire alla Russia accesso a capitali che le sanzioni cercano di limitare.

Cavalieri senza macchia e senza paura non se ne vedono all’orizzonte da nessuna delle parti in causa. Forse potrebbe valere la pena abbassare un po' i toni e sedersi ad un tavolo e provare a costruire insieme un mondo che valorizzi i contributi che ogni Nazione è in grado di offrire alle altre, riducendo gli arroccamenti su posizioni storiche, forse difficilmente sostenibili, e ricercando pace e giustizia come veri fari per la prosperità di tutti i popoli? Non è forse questo che richiede il Catechismo della Chiesa Cattolica quando afferma che anche la legittima difesa con la forza militare sia giustificata solo dopo «che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci» (CCC 2309)? Qualcuno sta lavorando in questa direzione?