Soddisfazione ma non entusiasmo, il dopo-Paglia è un'incognita
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L'uscita di scena di monsignor Paglia è certo motivo di soddisfazione, ma gli uomini chiamati a sostituirlo non garantiscono che ci sia la volontà di riportare la Pontificia Accademia per la Vita e l'Istituto Giovanni Paolo II alle origini.

Con la sostituzione anche alla presidenza della Pontificia Accademia per la Vita (PAV), annunciata ieri, cala definitivamente il sipario su monsignor Vincenzo Paglia, il “sicario” scelto da papa Francesco per stravolgere il magistero di san Giovanni Paolo II su vita e famiglia. Un’opera a cui Paglia si è dedicato con grande efficacia in questi nove anni in cui ha ricoperto, oltre al ruolo nella PAV, quello di Gran Cancelliere dell’Istituto Giovanni Paolo II su matrimonio e famiglia, dopo essere stato per quattro anni presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
Come documenta l’articolo di Tommaso Scandroglio, oggi PAV e Istituto Giovanni Paolo II sono lontani parenti delle istituzioni che erano all’origine, create da Giovanni Paolo II nella convinzione che su vita e famiglia si giocasse la sfida più grande che il mondo lanciava alla Chiesa. Quindi che monsignor Paglia finalmente se ne vada non può che essere motivo di soddisfazione.
Ma non si deve cedere a facili entusiasmi, perché la sua uscita di scena non indica di per sé una rivoluzione al contrario, un ritorno alle origini, una svolta chiara. Anzitutto perché era dovuta e attesa: monsignor Paglia ha compiuto 80 anni lo scorso 21 aprile, giorno della morte di Francesco, e quindi sarebbe uscito di scena anche se papa Bergoglio fosse ancora vivo. Proprio la morte del Papa e tutti gli ovvi adempimenti per l’inizio del nuovo pontificato hanno semmai ritardato questo passaggio. Anzi, c’è da ritenere che la successione a Paglia fosse già stata preparata in precedenza.
Piuttosto è giusto notare che la decisione per la PAV è arrivata una settimana dopo quella dell’Istituto Giovanni Paolo II, il che potrebbe indicare che papa Leone XIV avesse dubbi sulla soluzione proposta dal suo predecessore, o volesse comunque rifletterci maggiormente.
Un altro elemento da considerare in chiave futura è il profilo basso dei due chiamati a sostituire monsignor Paglia: il cardinale Baldassare Reina (vicario generale della diocesi di Roma, nella foto LaPresse) all’Istituto Giovanni Paolo II e monsignor Renzo Pegoraro alla PAV. Nel primo caso, si tratta piuttosto di un ritorno alla normalità amministrativa, se è vero che prima di Paglia, il ruolo di Gran Cancelliere dell’Istituto apparteneva al vicario di Roma. Del resto non è nota alcuna attività di rilievo o presa di posizione importante del cardinale Reina sui temi che sono centrali per l’Istituto Giovanni Paolo II. Al contrario, un ruolo fondamentale lo svolge il preside, monsignor Philippe Bordeyne, la cui nomina nel marzo 2021 completava la trasformazione dell’istituto all’insegna della Amoris Laetitia e del rovesciamento della morale cattolica. Difficile dunque immaginare che qualcosa qui possa cambiare in meglio senza una sostituzione del preside e una ripresa in mano degli Statuti del 2017, con cui si è voluto ricostruire l’istituto sulle ceneri di quello fondato nel 1982 da san Giovanni Paolo II.
Prudenza è necessaria anche sul cambio di guardia alla PAV, dove è prevalsa la soluzione interna: monsignor Pegoraro era già cancelliere dell’Accademia dal settembre 2011, nominato in quel ruolo da Benedetto XVI. E già questo dà l’idea di un tratto caratteristico del neo-presidente: considerata la rivoluzione che è avvenuta con l’arrivo di monsignor Paglia, deve essere una persona capace di adattarsi a indirizzi “politici” molto diversi. In questi anni si è distinto da Paglia solo per una maggiore competenza (è laureato in medicina ed è stato docente di Bioetica), ma ne ha di fatto supportato la linea. Di certo non dovremmo assistere alle sparate e alle affermazioni gravemente imprudenti, tanto per apparire, tipiche di chi l’ha preceduto. Ma non avendo una sua autorità in materia (nulla a che vedere con il primo presidente Jerome Lejeune o Elio Sgreccia, tanto per intenderci) è facilmente intuibile che seguirà l’indirizzo che gli verrà chiesto dall’alto.
Dunque, il futuro del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II e della Pontificia Accademia per la Vita sono ancora tutti da scrivere, gli uomini scelti per sostituire monsignor Paglia indicano per il momento soltanto la volontà di papa Leone XIV di non provocare rotture traumatiche e di muoversi a piccoli passi. Se dei cambiamenti reali ci saranno lo si vedrà nel tempo.
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