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Scandalo Rupnik, le sconcertanti amnesie del Papa

Mentre emerge un’altra, terribile, testimonianza di una suora vittima di padre Rupnik, papa Francesco in una intervista all’agenzia Ap se ne lava completamente le mani. Non avrebbe saputo nulla, non sarebbe mai intervenuto, e difende la prescrizione dei crimini perché non si tratta di minorenni o “adulti vulnerabili”. Una linea di difesa insostenibile, tante sono le circostanze che lo smentiscono.

Ecclesia 26_01_2023 English

Un’altra testimonianza incredibile, e disgustosa per i contenuti. L’intervista che “Klara”, ex-religiosa della Comunità Loyola, ha concesso a Domani, è la più grave in assoluto su quanto finora emerso riguardo agli abusi perpetrati da Rupnik negli anni in cui era a Lubiana.

Klara aveva conosciuto Rupnik nel 1980, quando la donna aveva solo sedici anni e il religioso dieci anni di più. Un anno dopo, in occasione di un ritiro spirituale predicato dal Gesuita, le prime avances: «Alla fine della giornata, mentre mi salutava, Rupnik mi ha abbracciata e baciata, giustificando quel gesto con il mio bisogno di tenerezza. Mentre continuava ad abbracciarmi e baciarmi, mi ripeteva che lo faceva solo per il mio bene». Poi le insistenze affinché Klara entrasse nella Comunità ed alcune confidenze decisamente poco adeguate ad un religioso verso un’aspirante tale: «mi parlava sempre di una ragazza italiana, sua modella nell’atelier dove dipingeva, come esempio di femminilità ed erotismo, caratteristiche che diceva di vedere anche in me».

Nel 1986, mentre la donna abitava da sola a Lubiana e padre Marko era nella comunità dei gesuiti di Gorizia, il primo approccio sessuale esplicito; poi, quando Klara entrò in comunità, iniziò a sfruttarla «sessualmente a suo piacimento». Rupnik le confidava anche di intrattenere «una relazione sessuale anche con altre sorelle, menzionando ripetutamente il sesso a tre e chiedendomi se preferivo stare con una sorella e lui, oppure se desideravo essere sola con due uomini. Mi descriveva il nostro futuro rapporto a tre con ogni dovizia di particolari».

Una vera e propria fissazione quella del sesso a tre, al punto che Klara era stata mandata dal gesuita presso la casa di una donna di San Marco in Lamis, che Rupnik elogiava perché lo ispirava artisticamente «quando, nel suo atelier si massaggiava i seni e si accarezzava davanti a lui. Ho capito ben presto che ero stata mandata a casa sua con lo scopo preciso di farmi istruire sul sesso a tre: lei si toccava e “giocava” con me a letto, parlandomi di come sarebbe stato con padre Rupnik»; e un altro dettaglio che troverebbe la sua collocazione adeguata in un’orgia di stampo satanista.

Poi le prime serie resistenze alle vessazioni sessuali di Rupnik, e le conseguenti umiliazioni da parte della superiora, sr. Ivanka Hosta, rimproveri e punizioni. Fino all’uscita dall’ordine, quando Klara aveva 35 anni. «Usava tutti i suoi doni di comprensione delle fragilità di ognuna di noi a suo vantaggio per avere prestazioni sessuali, usando una logica distorta dell’amore. Al contempo, quando trovava “resistenze”, come è successo a me, iniziava a compiere crudeli aggressioni psicologiche, emotive e spirituali che, insieme all’abuso fisico, distruggevano le persone», spiega la donna.
Infine il coraggio di affrontarlo, di rinfacciargli tutto il male commesso nell’arco di vent’anni, e la solita reazione perversa o psicotica di Rupnik: «Ha negato tutto. È rimasto impassibile e mi ha risposto che non sapeva di che cosa stessi parlando».

Questo è uno degli abusi che sono stati lasciati cadere in prescrizione. Ed ora sappiamo, alla luce dell’intervista di papa Francesco ad Associated Press, che è stato proprio lui a volere che la Congregazione non derogasse alla caduta in prescrizione degli abusi che si riferiscono agli anni ‘90. Abusi che, stando alla confessione di Klara, erano iniziati prima di quegli anni e sono continuati dopo. Il Papa motiva questa sua volontà con il garantismo: «In questo c'è una condotta generale, sia essa la presunzione di innocenza o la prescrizione, sono armi legali di garanzia. [...] Perché se iniziamo a uscire da quelle garanzie, la giustizia diventa molto manipolabile. Non tollero la prescrizione quando c'è di mezzo un minore. Ovviamente la tolgo subito. In questo caso, no, il che non impedisce alla persona di essere perseguita. Ma al di fuori di questa accusa che è già prescritta. La prescrizione è una garanzia». E prosegue: «Ora, se c'è una minorenne, la tolgo sempre, o con un adulto vulnerabile».

L’intervistatrice non ha avuto la prontezza di chiedere la cosa più ovvia: perché mai delle giovani donne, in qualche modo stregate dalla personalità di Rupnik, nei confronti delle quali il gesuita ha usato la più ripugnante arma della direzione spirituale per portarle a concedersi alle sue follie erotiche, non dovrebbero essere considerati adulti vulnerabili? Tanto più che, come risulta chiaramente dalla testimonianza di Klara, i primi approcci di Rupnik sono iniziati mentre lei era una minorenne, che viveva sola, lontano dalla famiglia.

Questa scelta del Papa non convince per niente. E convince ancora meno la sua dichiarazione di non entrarci nulla con la questione Rupnik, di non saperne nulla e di essere stato colto di sorpresa: «Per me è stata una sorpresa, davvero. Questo, una persona, un artista di questo livello, per me è stata una grande sorpresa e una ferita». Una sorpresa che dal 2018 la Compagnia di Gesù aveva intrapreso delle indagini preliminari; una sorpresa che nel maggio 2019 lo stesso suo ordine religioso aveva ritenuto credibili le accuse e le aveva perciò inviate alla CDF; una sorpresa che, un mese dopo, Rupnik era stato assoggettato a norme cautelari; una sorpresa che nel gennaio del 2020 la CDF aveva accertato il reato dell’assoluzione del complice; una sorpresa che nel maggio dello stesso anno, con la lettera protocollare n. 685/2019 (vedi qui) svelata in esclusiva su MIL, firmata dal cardinal Ladaria e da mons. Di Noia, veniva notificata la scomunica di Rupnik; una sorpresa che una “mano ignota” abbia revocato a tempo di record quella scomunica.

Il Papa, dunque, non ne sapeva nulla. Bene. Ma allora perché non avvia un’inchiesta per capire chi è stato a revocare la scomunica? Magari Ladaria in versione Dottor Jekyll e signor Hyde? A ragione Il Sismografo tira le somme: «Se la Congregazione per la Dottrina della Fede nel giro di pochi giorni decreta, per scritto, che la scomunica di Rupnik è stata rimossa, ciò vuol dire che ha cancellato con il gomito quello che prima aveva scritto con la mano. E questo nella Chiesa non lo si può fare, mai, a meno che lo decida o l'imponga il Papa».

Il Papa non ne sapeva nulla; ma quando ha saputo degli abusi di trent’anni fa ha scelto di essere “garantista”. «Non ho nulla a che fare con questo», ha altresì affermato il Papa. Il suo lungo silenzio è stato particolarmente deludente; ma era un’opzione migliore di dichiarazioni di questo tenore.