San Leandro di Siviglia
Fratello maggiore di tre santi, tra i quali il più noto è Isidoro di Siviglia, san Leandro (c. 534-599) è ricordato soprattutto per il ruolo avuto nella conversione dall’arianesimo della casa reale visigota, all’epoca regnante sulla Spagna.
San Luigi Orione
«Solo la carità salverà il mondo», era il programma di vita di san Luigi Orione (1872-1940), il fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, l’istituto propagatosi a macchia d’olio in Italia e all’estero e che già nel nome rivela due tratti salienti del sacerdote piemontese: la sua umiltà e la sua incrollabile fiducia nell’operare di Dio nella storia
San Sofronio di Gerusalemme
L’umile teologo e patriarca san Sofronio di Gerusalemme (c. 560-638), che ebbe il grandissimo merito di denunciare l’eresia monotelita e stette accanto al suo gregge durante l’invasione islamica della Città Santa, nacque a Damasco e qui mostrò subito il suo talento negli studi.
San Macario di Gerusalemme
Bastano tre elementi per intuire la grandezza di questo santo. A lui si attribuisce un ruolo importante nella stesura del Simbolo niceno, primo nucleo del nostro Credo. Era vescovo di Gerusalemme quando sant’Elena ritrovò la Croce di Cristo e, con l’aiuto della grazia, fu decisivo nell’identificarla. Terzo, un difensore dell’ortodossia come sant’Atanasio scrisse ai vescovi egiziani e libici definendo san Macario (c. † 335), già morto all’epoca della lettera, un esempio di «stile onesto e semplice degli uomini apostolici».
Santa Francesca Romana
La santa ricordata come madre e sposa devota, ornata di grazie straordinarie, invocata per la liberazione delle anime del Purgatorio, amatissima dal popolo per la sua commovente carità, non voleva il matrimonio, ma proprio il matrimonio divenne la sua via per la santità. Come? Accettando i santi e imperscrutabili disegni di Dio
San Giovanni di Dio
Le persone che oggi la cultura laicista scarta, giudicandole indegne di vivere e instillando una mentalità eutanasica, erano le più care a san Giovanni di Dio (1495-1550), vero innovatore dell’assistenza ospedaliera e fondatore dei Fatebenefratelli, che un giorno vide in un malato, al quale stava lavando i piedi, il volto di Gesù.
Sante Perpetua e Felicita
Perpetua e Felicita sono tra le più illustri sante africane, martirizzate sotto l’imperatore Settimio Severo, insieme a Revocato, Saturnino, Secondino e Saturo. Perpetua entrò nello stadio dove subì il martirio «come una matrona di Cristo, come una prediletta di Dio»: appena fu colpita per la prima volta si rialzò con grandissimo contegno e, vedendo Felicita prostrata, le si avvicinò, le diede la mano, la risollevò e «ambedue ristettero in piedi», salde nella fede nel Risorto.
Santa Coletta di Corbie
Oltre a essere ricordata per i suoi doni mistici, santa Coletta (1381-1447) è celebre perché a lei si deve la nascita dell’Ordine delle clarisse dette «colettine», sorto dal suo desiderio di ritornare all’austerità originaria della Regola di santa Chiara
San Lucio I
San Lucio salì al soglio pontificio nel giugno del 253 dopo la morte in esilio di papa Cornelio, costretto a lasciare Roma dall’imperatore Treboniano Gallo. Era una fase difficilissima per la Chiesa, ancora lontana dall’ottenere la libertà di culto, che sarebbe arrivata solo con gli editti del 311 e 313.
San Casimiro
Al principe santo, patrono di Lituania e Polonia, bastarono poco più di 25 anni di vita per farsi amare dal suo popolo, che lo chiamava “difensore dei poveri” e constatava giorno per giorno le sue virtù cristiane. Terzo di 13 figli, san Casimiro (1458-1484) è spesso raffigurato con un giglio ed è particolarmente invocato contro le tentazioni carnali.
Santa Caterina Drexel
Diversi decenni prima che i riflettori del mondo si accendessero sugli afroamericani, santa Caterina Drexel (1858-1955) fu missionaria in mezzo a loro e agli indiani d'America, curandone l’educazione e portandogli l’annuncio di Cristo.
Sant’Agnese di Boemia
Tra l’imperatore che la chiedeva in moglie e il Re dell’universo, sant’Agnese di Boemia (1211-1282) non ebbe dubbi, accesa com’era dall’amore per Dio, tanto da guadagnarsi l’ammirazione di un’umilissima sposa di Cristo come santa Chiara d’Assisi (1193-1253), che dal monastero di San Damiano le scrisse lettere rivelatrici della grande comunione spirituale che si era instaurata tra le due.