«Per uscire dalla crisi serve un nuovo umanesimo»
E’ cominciata in Romagna la giornata emiliano romagnola di papa Francesco. Intorno alle ore 8,15 ha incontrato la cittadinanza a Cesena, prima tappa della lunga domenica che si concluderà nel pomeriggio con la messa celebrata allo stadio di Bologna. Il richiamo a una "buona politica".
E’ cominciata in Romagna la giornata emiliano romagnola di papa Francesco. Intorno alle ore 8,15 ha incontrato la cittadinanza a Cesena, prima tappa della lunga domenica che si concluderà nel pomeriggio con la messa celebrata allo stadio di Bologna.
ALTRE FORME DI POTERE UCCIDONO LA POLITICA
Il suo primo discorso Francesco lo ha tenuto in piazza del Popolo, insistendo proprio sul concetto di “piazza” per rivolgersi alla politica. «La centralità della piazza», ha detto, «manda dunque il messaggio che è essenziale lavorare tutti insieme per il bene comune. E’ questa la base del buon governo della città, che la rende bella, sana e accogliente, crocevia di iniziative e motore di uno sviluppo sostenibile e integrale».
Interessante il richiamo all’urgenza di una “buona politica”, «non di quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi. Una politica che non sia né serva né padrona, ma amica e collaboratrice; non paurosa o avventata, ma responsabile e quindi coraggiosa e prudente nello stesso tempo; che faccia crescere il coinvolgimento delle persone, la loro progressiva inclusione e partecipazione; che non lasci ai margini alcune categorie, che non saccheggi e inquini le risorse naturali – esse infatti non sono un pozzo senza fondo ma un tesoro donatoci da Dio perché lo usiamo con rispetto e intelligenza. Una politica che sappia armonizzare le legittime aspirazioni dei singoli e dei gruppi tenendo il timone ben saldo sull’interesse dell’intera cittadinanza».
L’affondo però è stato riservato a quello che il Papa sembra intravedere come l’oscuro male che attraversa la politica nei nostri tempi. «La politica è sembrata in questi anni a volte ritrarsi di fronte all’aggressività e alla pervasività di altre forme di potere, come quella finanziaria e quella mediatica», per questo «occorre rilanciare i diritti della buona politica, la sua idoneità specifica a servire il bene pubblico, ad agire in modo da diminuire le disuguaglianze, a promuovere con misure concrete il bene delle famiglie, a fornire una solida cornice di diritti–doveri e a renderli effettivi per tutti. Il popolo, che si riconosce in un ethos e in una cultura propria, si attende dalla buona politica la difesa e lo sviluppo armonico di questo patrimonio e delle sue migliori potenzialità».
L’INCONTRO CON I MIGRANTI A BOLOGNA
Arrivato a Bologna intorno alle 10,30 papa Francesco è atterrato nella zona dell’hub regionale di accoglienza migranti in via Mattei, nella periferia della città. Il primo appuntamento dell’intenso giorno nella città emiliana è proprio quello con i migranti, dopo sarà la volta del mondo del lavoro in piazza Maggiore, quindi i poveri in un pranzo di solidarietà organizzato dentro la basilica di San Petronio. Il pomeriggio l’incontro con il mondo universitario in piazza San Domenico, quindi la Messa conclusiva allo stadio Dall’Ara.
Sono circa 1000 gli ospiti dell’hub di via Mattei, tanti i cartelli dei migranti che accoglievano il Papa chiedendo un aiuto per “avere i documenti”. E l’applauso più caloroso è scoppiato spontaneo proprio quando Francesco, andando fuori dal testo, ha ricordato questi cartelli lasciando implicitamente intendere il suo impegno nell’aiutarli per risolvere questo problema.
«Molti non vi conoscono e hanno paura. Questa li fa sentire in diritto di giudicare e di poterlo fare con durezza e freddezza credendo anche di vedere bene. Ma non è così. Si vede bene solo con la vicinanza che dà la misericordia. Senza questa, l’altro resta un estraneo, addirittura un nemico, e non può diventare il mio prossimo». E’ il richiamo a un ritornello caro al pontefice, quello dello sguardo posto dalle periferie, anziché dal centro, teso a richiamare il punto di vista dei poveri e degli ultimi.
Comunque Francesco ricorda che Il fenomeno migratorio «richiede visione e grande determinazione nella gestione, intelligenza e strutture, meccanismi chiari che non permettano distorsioni o sfruttamenti, ancora più inaccettabili perché fatti sui poveri. Credo davvero necessario che un numero maggiore di Paesi adottino programmi di sostegno privato e comunitario all’accoglienza e aprano corridoi umanitari per i rifugiati in situazioni più difficili, per evitare attese insopportabili e tempi persi che possono illudere».
Inoltre, l’accoglienza, ha detto, «inizia con la conoscenza», una conoscenza reciproca: «vi esorto ad essere aperti alla cultura di questa città, pronti a camminare sulla strada indicata dalle leggi di questo Paese». Infine, ha fatto un esempio ricordando come proprio Bologna fu la prima città in Europa, 760 anni fa, a liberare i servi dalla schiavitù. «Vennero riscattati dal Comune, cioè dalla città. Forse lo fecero anche per ragioni economiche, perché la libertà aiuta tutti e a tutti conviene. Non ebbero timore di accogliere quelle che allora erano considerate “non persone” e riconoscerle come esseri umani. Scrissero in un libro i nomi di ognuno di loro! Come vorrei che anche i vostri nomi fossero scritti e ricordati per trovare assieme, come avvenne allora, un futuro comune».
CHIESA, COMUNE E UNIVERSITA’ PER UN NUOVO UMANESIMO
In piazza Maggiore a Bologna, sul sagrato della basilica di San Petronio, il Papa ha parlato al mondo del lavoro. Mettendo al centro la necessità di aumentare le opportunità di un «lavoro dignitoso», Francesco ha ancora una volta evidenziato i problemi di una crisi economica che «ha una dimensione europea e globale; e, come sappiamo, essa è anche crisi etica, spirituale e umana. Alla radice c’è un tradimento del bene comune, da parte sia di singoli sia di gruppi di potere».
La ricetta per uscire da questa crisi è quella di un “umanesimo” che sappia far dialogare quelli che ha evidenziato come gli aspetti costitutivi della città felsinea: «la Chiesa, il Comune e l’Università. Quando essi dialogano e collaborano tra loro, si rafforza il prezioso umanesimo che essi esprimono e la città – per così dire – “respira”, ha un orizzonte, e non ha paura di affrontare le sfide che si presentano. Vi incoraggio a valorizzare questo umanesimo di cui siete depositari per cercare soluzioni sapienti e lungimiranti ai complessi problemi del nostro tempo, vedendoli sì come difficoltà, ma anche come opportunità di crescita e di miglioramento. E questo che dico vale per l’Italia nel suo insieme e per l’intera l’Europa».