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statistiche

Nozze religiose a picco, la fede sempre più sconosciuta

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Il report dell'Istat registra un calo generale dei matrimoni, ma soprattutto in chiesa. E a Milano solo il 7% si sposa davanti al prete. Chiesa e sacramenti non entrano più nel vissuto perché la gente non sa più cosa siano.

Attualità 09_10_2025
CARLO CARINO BY AI MID - imagoeconomica

7 e 93. Il primo numero si riferisce alla percentuale di matrimoni religiosi celebrati nella città di Milano nei primi sei mesi di quest’anno. Il secondo numero alla percentuale di matrimoni civili. Tradotto in numero di matrimoni celebrati: 63 matrimoni religiosi contro 929 matrimoni civili.
Andiamo a leggere il report più recente a disposizione sullo stato di salute del matrimonio in Italia, il report dell’Istat intitolato Matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi, del 22 novembre 2024, che presenta i dati riferiti al 2023. I matrimoni celebrati in chiesa sono il 41,1% (più di 75mila). Quelli con rito civile il 58,9% (più di 108mila). Insomma solo quattro matrimoni su 10 vengono celebrati con rito religioso. C’è però da aggiungere che il 24,1% di tutti i matrimoni è costituito da seconde nozze che, nella maggior parte dei casi, non possono avere rito religioso.

La disparità notevolissima tra nozze religiose e civili su scala nazionale con i dati di Milano, che comunque si riferiscono solo ad un semestre, può essere addebitata, in via molto ipotetica, ai seguenti fattori: nelle grandi città il livello di laicismo è più alto rispetto alla provincia; al Nord si crede meno che al Sud; Milano è tra tutte le città italiane quella più europea, quindi maggiormente aperta anche alle più radicali derive secolari; a Milano l’immigrazione di stranieri non cristiani ha tassi molto elevati.

Proseguiamo con la lettura del report Istat. Tra il 2022 e il 2023 c’è stato un calo del numero di matrimoni del 2,6% (nei primi sei mesi del 2024 il calo è ancora più marcato rispetto ai primi sei mesi del 2022: - 6,7%), calo che è costante nel tempo almeno dagli ultimi 40 anni. Questo accade soprattutto per due ordini di motivi: crollo demografico, e questo significa anche meno giovani che si sposano; aumento della convivenze a tempo indeterminato che diventano dei matrimoni di fatto. «Queste ultime – ci informa l’Istat –  sono più che triplicate tra il biennio 2000-2001 e il biennio 2022-2023 (da circa 440mila a più di 1 milione e 600mila)». Dunque il numero di matrimoni diminuisce, ma, all’interno di questo calo, diminuisce ancor di più il numero dei matrimoni religiosi: -8,2% rispetto al 2022. Crescono invece le unioni civili,  + 7,3%, che nel 2023 sono arrivate a quota 3.019. Infine ci si sposa sempre più tardi: l’età media è «34,7 anni per gli uomini (+0,1 punti rispetto all’anno precedente) e 32,7 anni per le donne (+0,2)».

Passiamo alle separazioni e ai divorzi: «nel 2023 le separazioni sono state complessivamente 82.392 (-8,4% rispetto all’anno precedente). I divorzi sono stati 79.875, il 3,3% in meno rispetto al 2022 e il 19,4% in meno nel confronto con il 2016, anno in cui sono stati finora i più numerosi (99.071)». Ci si separa meno e si divorzia meno proprio perché ci si sposa sempre meno, sebbene le percentuali di decrescita tra separazioni/divorzi e matrimoni siano leggermente diverse.

Tra tutti questi dati ne evidenziamo due: ci si sposa di meno anche perché il matrimonio viene sostituito dalla convivenza e quand’anche ci si sposasse si opta maggiormente per il rito civile e non per quello religioso. Partiamo dal primo aspetto. Lo stallo con avvitamento a precipizio del rito religioso trova assonanze con l’aumento delle convivenze. Due facce della stessa medaglia, una medaglia che parla di secolarizzazione. La perdita della fede permea in modo inevitabile tutte le scelte di vita. Ecco perché oggi solo la fede permette di comprendere che la scelta della convivenza è contraria al vero amore.

L’ateismo pratico e praticato è così profondo che si sceglie la convivenza al matrimonio, non solo al matrimonio religioso, ma anche a quello civile. L’assottigliamento della trascendenza porta con sé anche il prosciugamento dei valori umani. E così di fronte ad un impegno esclusivo e di tutta una vita formalizzato pubblicamente, anche di natura meramente civile, che comporta una significativa assunzione di responsabilità si preferisce una relazione precaria, informale, meno vincolante e aperta a successive relazioni se la prima relazione naufragasse. Lo spegnersi della luce delle fede comporta lo spegnersi della luce dell’umano, dei suoi principi, delle sue virtù.

Se tutto ciò accade in ordine alle convivenze, va da sé che, a maggior ragione, l’estinzione della fede comporta una riduzione del numero dei matrimoni in chiesa: l’assenza di valori spirituali cattolici è così marcata che intacca addirittura le consuetudini più radicate, come quella di sposarsi in chiesa. Il rifiuto del rito religioso è un segno assai eloquente che molti giovani non si riconoscono nel portato culturale della chiesa e non vogliono riconoscersi. Dunque ne prendono le distanze in modo radicale, rivendicando una coerenza di vita che non può che portarli a rifiutare qualsiasi sacramento.

I dati sul rito religioso e sulle convivenze fotografano una situazione in cui la fede non è stata rifiutata dopo averla conosciuta, ma non entra più nel vissuto della massa perché non è mai stata conosciuta. È radicalmente aliena alla vita della gente. Le persone rifiutano la Chiesa e i suoi sacramenti perché, il più delle volte, hanno in testa un’idea di Chiesa che non è quella insegnata dal Magistero, quella pensata e voluta da Cristo, ma è quella diffusa dai media, dai social, da non pochi docenti a scuola e proposta da sacerdoti tiepidi e da quei pochi credenti che ormai sono scialbi nel loro credere. Rifiutano ciò che non conoscono. Cristo per moltissimi è un perfetto sconosciuto.



ISTAT

I dati sui matrimoni e la fede in lockdown

Nei primi sette mesi del 2020 si sono celebrati in Italia solo 34.059 matrimoni (contro i 101.461 nello stesso periodo del 2019). Il crollo è attribuibile in massima parte al Covid, ma è indicativo il fatto che i matrimoni religiosi siano stati appena il 12% del totale. Un fatto che si accompagna a due tendenze secolari, una riguardante i “civilisti” e l’altra chi, pur senza fede, vuole comunque sposarsi in chiesa.

- MATRIMONIO SOLUZIONE ALLA DENATALITÀ di G. Guzzo

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Con i matrimoni religiosi muore anche l'Italia

22_11_2019 Giuliano Guzzo

Ha fatto giustamente molto scalpore la notizia del sorpasso in Italia dei riti civili sui matrimoni religiosi. Non hanno moto da festeggiare neanche i laici perché questo dato ha un impatto ancor più negativo sulla natalità, oltre ad essere il segno di un'Italia che volta le spalle ai propri valori. Con la prospettiva di un futuro incerto.

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Le unioni di fatto affossano il matrimonio

Gli ultimi dati Istat rilevano una riduzione del vincolo del matrimonio: nel 2023 i primi matrimoni sono stati 139.887 (con una diminuzione del 4,3% rispetto al 2022). Frutto della progressiva diffusione delle unioni di fatto, che invece crescono. 

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Unioni civili e convivenze: l’involuzione di diritti e doveri

Visite in ospedale, successione, alimenti, come per i coniugi: a fronte, però, di molti meno vincoli per i partner conviventi o uniti civilmente. Ecco perché la famiglia "allargata"  a colpi di giurisprudenza finisce per sfaldarsi.