Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
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Cile verso il ballottaggio, Kast prepara la svolta a destra

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Il leader cristiano e conservatore contenderà la presidenza alla comunista Jara, che difficilmente riceverà i voti dei candidati perdenti del centrodestra. E una sconfitta della sinistra cilena seguirebbe a ruota quanto già accaduto in altri Paesi dell'America latina. 

Esteri 18_11_2025
LaPresse (AP Photo/Esteban Felix)

La candidata comunista e della coalizione delle sinistre, oltreché ministro del governo sostenuto dall’attuale presidente Gabriel Boric, Jeannette Jara vince il primo turno in Cile con il 26.85% e affronterà il conservatore Antonio Kast con il 23.92% il prossimo 14 dicembre nel ballottaggio, dal quale emergerà il prossimo presidente della repubblica.

La scelta degli elettori per il successore del "fenomeno" comunista Gabriel Boric che 4 anni orsono era stato eletto, dopo aver guidato le proteste di piazza e nelle università e selvaggiamente vandalizzato intere città del Paese, ed ora guida lo sfascio della repubblica cilena, sarà limitata ad una vera comunista “in cashmere” come Jara e oppure al leader del Partito Repubblicano e cristiano Kast. 

Tutto secondo le previsioni, tranne la grande sorpresa della serata di domenica, il risultato ottenuto da Franco Parisi, outsider politico e populista leader del Partito della Gente che è riuscito a piazzarsi al terzo posto con il 19.70% dei voti. I grandi “perdenti” della giornata di domenica sono stati gli altri due ​​conservatori, Johannes Kaiser, già deputato  e fuoriuscito dal partito repubblicano, che molti sondaggi collocavano addirittura al di sopra di Kast e la rappresentante della destra tradizionale Evelyn Matthei. Il quarto posto è andato a Johannes Kaiser, candidato del Partito Nazionale Libertario, che ha ottenuto il 13.94% e il quinto posto si è classificata la candidata di Chile Vamos, Demócratas e Amarillos, Evelyn Matthei, con il 12.47%. Il ballottaggio del 14 dicembre vedrà scontrarsi due estremi ideologici, la maggioranza degli elettori ha evidenziato la priorità alla repressione della criminalità e all'immigrazione incontrollata, rispetto alle promesse woke, anticristiane ed ideologiche già respinte dal popolo con la bocciatura della "nuova costituzione" voluta da Boric nel 2022 e 2023.

«Il cambiamento arriverà», ha dichiarato Kast domenica sera, aggiungendo che una «vera vittoria» si celebrerà solo quando le autorità sconfiggeranno la criminalità organizzata, chiuderanno le frontiere ai migranti privi di documenti e risolveranno il problema del sistema sanitario inefficiente, la corruzione e gli sprechi della gestione di Boric. La svolta a destra del Cile, tanto necessaria, auspicata da molti, rispecchierebbe la somma dei risultati a favore dei candidati conservatori, pari ad oltre il 50%, emersi dalle urne di domenica. In questo senso le dichiarazioni di sostegno a Kast dei due conservatori sconfitti sono beneauguranti. «Riconosciamo la vittoria di José Antonio Kast, che è appena passato al turno successivo e sosterremo la sua candidatura al ballottaggio», aveva affermato Johannes Kaiser domenica, insieme ai suoi sostenitori dal suo quartier generale. Stesso tono impegnato e conciliante da parte di Evelyn Matthei che, dopo aver ringraziato il suo team e i partiti che l'hanno sostenuta, ha assicurato che sarebbe andata direttamente al quartier generale di Kast per congratularsi con lui e presentargli di persona il sostegno.  

La vittoria di Antonio Kast sarebbe anche in linea con le recenti sconfitte della sinistra in l'America Latina – in Argentina, Ecuador, Bolivia (dopo 20 anni di corruzione e comunismo pratico) ed El Salvador – e potrebbe anticipare quelli di Brasile, nonostante l’autoritarismo sempre più repressivo degli avversari politici di Lula da Silva, Colombia, Honduras e Perù, dove si voterà il prossimo anno. Sotto molti aspetti, lo stesso voto attribuito a Parisi segnala una “rivolta popolare” contro lo status quo e il permissivismo della sinistra al potere, viste le sue proposte di installare mine antiuomo lungo alcuni tratti del confine settentrionale per scoraggiare i migranti e l’azzeramento delle liste di attesa sanitarie. Per certo, sarà impossibile per gli elettori di Parisi votare per la coalizione e la candidata dei partiti che hanno provocato e assecondato la criminalità ed insicurezza del paese e propongono di proseguire con le stesse politiche. Non a caso dalla comunista Jara non c’è stata alcuna autocritica, anzi ha dichiarato domenica che il Cile è un Paese «con un grande futuro, bello, solidale e con tanta speranza».

Un dato importante emerso domenica è quello delle elezioni parziali parlamentari: diverse regioni hanno dovuto votare per decidere i propri rappresentanti, compresi alcuni senatori e deputati. Secondo El Mercurio, autorevolissimo quotidiano cileno, e il quotidiano spagnolo El País, il partito di José Antonio Kast ha ottenuto 32 seggi alla Camera dei Deputati, pari al 20,6% del totale e dunque tutti i partiti principali di centrodestra uniti potrebbero avere, con gli indipendenti, la maggioranza assoluta alla Camera (da soli ottengono 76 seggi su 155) e, grazie al voto di domenica, conquistano la metà esatta del numero di senatori (25 su 50).  

Un problema non da poco per l’attuale coalizione di sinistra al governo, per il presidente Gabriel Boric e, allo stesso tempo, una grande occasione per inviare qualche segnale al Paese. Non dimentichiamo che oltre alle sacrosante battaglie interne, c’è ben altro in gioco in Cile. Il Paese è il più grande produttore mondiale di rame e uno dei principali fornitori di litio, un metallo fondamentale per le batterie elettriche, il che lo rende un potenziale alleato degli Stati Uniti, anche se ad oggi è la Cina il suo principale partner commerciale. 



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