Milei in Vaticano: dagli insulti alla sintonia con Francesco
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Oltre un'ora di colloquio tra il Papa e il presidente argentino, dopo l'abbraccio fuori programma di domenica. "El Loco" ha cambiato registro, ma il Pontefice? L'atteso viaggio in patria sarà la prova del nove.
70 minuti. Contro ogni pronostico, l'udienza concessa dal Papa ieri mattina al "suo" presidente Javier Milei ha avuto una durata record. Dalle immagini diffuse, peraltro, il colloquio nella Biblioteca privata del Palazzo Apostolico si è svolto in un clima di grande cordialità, nel solco di quanto si era visto il giorno precedente in Basilica di San Pietro. Al termine della cerimonia di canonizzazione di Maria Antonia di San Giuseppe de Paz y Figueroa, Francesco in sedia a rotelle aveva voluto salutare l'attuale inquilino della Casa Rosada. Il Papa, uomo di spirito, lo aveva salutato chiedendogli se si fosse tagliato i capelli; Milei, divertito, era stato allo scherzo ed aveva poi domandato il permesso di abbracciarlo. Permesso concesso.
Ieri, a sorpresa, la sintonia tra i due si è rivista nell'udienza ufficiale e nel momento dello scambio dei regali immortalato dalle telecamere. Che i due giorni di incontri in Vaticano siano andati bene per Milei lo si capisce dalle sue dichiarazioni a Nicola Porro che lo ha intervistato, subito dopo, per la sua trasmissione Quarta Repubblica. Nell'intervista, andata in onda ieri sera su Rete 4, il nuovo presidente argentino ha confermato di aver cambiato idea sul suo connazionale più famoso rispetto ai toni di fuoco utilizzati in campagna elettorale. «Si evolve, si capiscono le cose e una delle cose che ho capito in questi ultimi tempi è che il Papa è la persona più importante di tutta l'Argentina, è il leader dei cattolici nel mondo. Di conseguenza ho dovuto riconsiderare alcune posizioni e, a partire da quel momento, abbiamo iniziato a costruire un legame positivo», ha detto l'economista interrogato sul cambiamento di atteggiamento nei confronti del Papa.
Non deve sfuggire il contesto in cui la vacanza romana di Milei, simboleggiata dal caloroso abbraccio con Francesco, è avvenuta: una settimana fa, infatti, il vincitore delle elezioni presidenziali ha incassato la sua prima grande sconfitta politica, quando al Congresso il suo partito La Libertad Avanza è stato costretto a riportare in commissione la legge omnibus su cui il presidente contava moltissimo per poter rafforzare i suoi poteri. Una mossa dettata dall'evidenza di non avere i numeri per l'approvazione. Nonostante Milei abbia vinto le presidenziali, infatti, la sua coalizione rappresenta una minoranza nei due rami del Congresso: può contare sul 15% dei seggi alla Camera e sul 10% al Senato. Anche per questo, probabilmente, il neopresidente aveva scommesso molto sulla legge omnibus che gli conferiva la delega dei poteri legislativi. Fino al dietrofront della scorsa settimana, Milei e la sua forza politica si erano comportati baldanzosamente nell'agone parlamentare mentre ora sembra abbia fatto capolino la necessità di raggiungere qualche compromesso con una parte dell'opposizione. Non a caso, nelle stesse ore in cui l'economista è stato ricevuto in Vaticano, dall'altra parte dell'Oceano s'intensificavano le discussioni in vista di un'alleanza con Proposta Repubblicana dell'ex presidente Mauricio Macri e ci si avviava verso un rimpasto di governo. Per la prima volta dall'elezione, il neopresidente sembra essersi reso conto di non poter contare soltanto sul 30% di argentini che lo avevano votato al primo turno delle presidenziali anche in virtù delle sparate in campagna di cui anche il Papa era stato destinatario.
Il cambio di rotta su Francesco, certamente poco amato dal suo elettorato, va in questa direzione. Inoltre, l'abbraccio "ricercato" davanti alle telecamere deve essere interpretato anche come uno schiaffo morale al suo rivale Sergio Massa che non ha fotografie da esibire con Bergoglio nonostante lui e la moglie Malena Galmarini ci tengano a mostrare in pubblico la loro vicinanza alla Chiesa dei curas villeros tanto cara al Pontefice e siano amici del nuovo arcivescovo di Buenos Aires, monsignor José Ignacio García Cuerva.
Dunque, qualcosa è cambiato per Milei; ma per Francesco? Non è un mistero che il Papa abbia accolto senza entusiasmo la vittoria alle presidenziali del candidato ultraliberista che arrivò a definirlo «rappresentante del maligno». Chi lo conosce sa che negli incontri pubblici e anche in quelli privati con autorità a lui poco gradite, il Papa sa nascondere le sue antipatie personali ed accogliere con familiarità l'interlocutore. Questa volta, però, non si sono visti bronci nelle foto ufficiali né colloqui lampo. Forse è davvero scattata una simpatia umana tra i due argentini più importanti del mondo? La prova del nove sarà la realizzazione o meno dell'atteso viaggio apostolico in Argentina. In Vaticano ci stavano lavorando prima delle elezioni, poi la vittoria di Milei ha reso le cose meno scontate. In effetti, è stato lo stesso Papa a dire a Fabio Fazio, nell'intervista a Che tempo che fa, che gli piacerebbe tornare nella sua madrepatria ma che «c'è un governo che sta cambiando».
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