Medjugorje, un “ospedale da campo” voluto dal Cielo
Dopo più di 41 anni e mezzo dall’inizio delle apparizioni di Medjugorje, le straordinarie grazie di conversione proseguono come se fosse il primo giorno. La Regina della Pace conferma le verità insegnate da sempre dalla Chiesa cattolica e oggi messe in discussione all’interno della stessa Chiesa. Sono proprio queste verità che aiutano le anime a guarire.
I frutti spirituali delle apparizioni di Medjugorje mostrano chiaramente che Medjugorje è il vero “ospedale da campo” che il Cielo ha posto sulla Terra per guarire le nostre anime e farci nuovamente camminare per la strada che porta in Paradiso, e che non ha nulla in comune con l’altro “ospedale da campo”, quello realizzato da mani d’uomo.
A Medjugorje si “scopre” che la Madonna è cattolica: Ella, infatti, conferma e ribadisce le immutabili verità, gli insegnamenti morali e i dogmi della nostra fede. Nella “Chiesa liquida” di oggi, invece, nella quale con un “cambio di paradigma” si vuole creare una nuova religione asservita ai desiderata del mondo, chi è fedele a ciò che la Chiesa cattolica ha sempre insegnato viene considerato «indietrista», «troppo attaccato alle proprie idee e sicurezze», un atteggiamento che gli renderebbe difficile seguire Gesù. In questo luogo di grazia dell’Erzegovina moltissimi fedeli cattolici abbandonano una vita di ateismo pratico e iniziano a vivere in modo più conforme al Vangelo, mentre credenti di altre confessioni cristiane e di altre religioni diventano cattolici. Nell’altro “ospedale da campo”, invece, si prova ostilità verso le conversioni al cattolicesimo, e chi si impegna in questo senso viene accusato di fare un inaccettabile “proselitismo”.
La Regina della Pace dice, come è accaduto il quarto giorno delle apparizioni a seguito di una domanda del medico del Poliambulatorio di Čitluk, Darinka Šumanović Glamuzina, che vi è una sola religione, quella cattolica, e che le altre religioni esistono a causa delle divisioni create dagli uomini, ma non sono opera di Dio. Secondo i canoni della Chiesa di oggi, invece, vi è una (presunta) grazia dell’interreligiosità, cioè che si può senza problemi partecipare sia alla Santa Messa sia a una preghiera buddista, poiché l’una e l’altra cosa conducono a Dio nello stesso modo.
Sono trascorsi ormai più di 41 anni e mezzo dall’inizio delle apparizioni di Maria Santissima e le straordinarie grazie di conversione proseguono come se fosse il primo giorno. Mentre a Medjugorje la Madre celeste si china sulle anime ferite, le accoglie nel suo Cuore Immacolato e le porta alla guarigione – possibile solamente se si abbandona il peccato, ci si converte e si torna a Dio – nella Chiesa di oggi c’è chi dice alle anime ferite e malate che stanno bene così, che non devono cambiare vita. Con un malinteso senso di accompagnamento spirituale e di misericordia si giustificano e si confermano i peccatori nel loro peccato, e a questi ultimi, pur senza conversione, viene permesso che si accostino all’Eucaristia, dimenticando che per fare la Comunione è necessario essere in uno stato di grazia, che con grave nocumento e pericolo per la salvezza eterna delle anime la Chiesa di oggi, in una sua discreta parte, non ritiene più necessario.
È pur vero che l’Eucaristia non è un premio per i santi, bensì un nutrimento dei malati, e che essa rappresenta un sostegno nel difficile e periglioso cammino della vita terrena: tuttavia, per poterla ricevere non è sufficiente «l’abito nuziale della fede che viene dall’ascolto della Parola», bensì è necessaria la condizione minima di essere in stato di grazia, il quale si può ottenere solamente dopo avere fatto una buona confessione sacramentale e ottenuto l’assoluzione del ministro di Dio (interessante, a questo proposito, l’episodio dell’abito bianco della Regina della Pace che si riempì di macchie nere dopo che era stato “toccato” da fedeli che si erano confessati male o non si erano confessati per nulla). Per accostarsi all’Eucaristia è quindi necessaria la conversione.
Nella Chiesa di oggi i valori si sono totalmente rovesciati, e accade perfino che il desiderio di vivere in uno stato di grazia sia diventato un “peccato”. Vi sono infatti conviventi o divorziati risposati che dopo la loro conversione a Medjugorje si sono sentiti rimproverare dai loro sacerdoti perché avevano deciso di vivere in castità assoluta per poter fare la Comunione, cosa che dopo Amoris Laetitia, dicono quei sacerdoti, non sarebbe più necessaria.
L’“ospedale da campo” di Medjugorje guarisce le anime e dà la forza ai fedeli di vivere la vita di fede in pienezza e santità. Esso non è limitato a Medjugorje, bensì è presente nella Chiesa dovunque c’è un santo ministro di Dio che guida le anime ai pascoli dell’eterna salvezza che ammonisce i peccatori, li invita alla conversione, va alla ricerca delle pecore perdute e prende tra le sue braccia di pastore e padre quelle ferite e le fa tornare all’ovile, guarendo chi è malato spiritualmente e trasmettendo la dottrina di sempre della Chiesa, l’unica che aiuta i fedeli a camminare verso il Cielo.