L'attivismo papale sfiora la crisi diplomatica con Kiev
Ascolta la versione audio dell'articolo
Durante un collegamento video con i giovani cattolici russi il Papa elogia la "grande Madre Russia". Parole considerate innocue fino al 2022 ma che oggi urtano l'Ucraina spingendo Sala Stampa e nunziatura a limitare il danno.
- UCRAINI E POLACCHI SI INDIGNANO PER PIETRO I E CATERINA II di Stefano Magni
Nuovo incidente diplomatico per il Papa. Anche questa volta sono state le autorità ucraine a non gradire le parole in libertà di Francesco. Venerdì scorso il Pontefice si è videocollegato con San Pietroburgo dove si teneva l’incontro della gioventù cattolica russa. I cattolici in Russia rappresentano lo 0,10% della popolazione e sono "tollerati" dal patriarcato di Mosca che in altri tempi, spesso e volentieri, li ha accusati di fare proselitismo.
La scarsa incidenza del cattolicesimo nella Federazione russa fa capire quanto il Papa, intervenendo personalmente all’iniziativa di venerdì, abbia a cuore questa terra anche alla luce del conflitto iniziato nel febbraio del 2022. Ma proprio l’attivismo papale nella ricerca della pace e l’attenzione particolare da lui riservata alla Russia gli è costata una nuova frattura diplomatica con Kiev. Il portavoce del ministro degli affari esteri ucraino Oleg Nikolenko ha attaccato duramente le parole del Papa giudicandole «propaganda imperialista».
Questo è il passaggio del discorso di Francesco sgradito a Kiev: «Non dimenticate mai la vostra eredità. Siete gli eredi della grande Russia: la grande Russia dei santi, dei governanti, la grande Russia di Pietro I, Caterina II, quell'impero – grande, illuminato, [Paese] di grande cultura e grande umanità. Non rinunciate mai a questa eredità, voi siete gli eredi della grande Madre Russia, andate avanti. E grazie. Grazie per il vostro modo di essere, per il vostro modo di essere russi».
La portata dell’incidente è stata tale che ieri sia la nunziatura apostolica che la sala stampa della Santa Sede con una nota del nunzio apostolico monsignor Visvaldas Kulbokas e il direttore Matteo Bruni hanno dovuto prendere posizione per difendere il Papa e limitare il danno. Ma contro gli elogi di Francesco alla storia russa non si sono schierate solo le autorità civili ma anche quelle ecclesiastiche ed in particolare il capo della Chiesa greco-cattolica monsignor Sviatoslav Shevchuk. L’arcivescovo maggiore di Kiev, che già in passato aveva dichiarato di non comprendere le posizioni troppo neutraliste del Pontefice, ha esplicitato la grande delusione dei greco-cattolici ucraini per la nuova intemerata papale.
A lasciare interdetti gli ucraini sono soprattutto i richiami che Bergoglio ha rivolto ai giovani russi sulla necessità di non dimenticare l’eredità con Pietro I e la Grande Russia. Riferimenti storici abitualmente utilizzati anche dalla macchina propagandistica del Cremlino in questi quasi due anni di guerra. Shevchuk ha diramato una dichiarazione molto netta in cui ha scritto «le parole sulla “grande Russia di Pietro I, Caterina II, di quell’impero – grande e illuminato, un Paese di grande cultura e grande umanità” si riferiscono al peggiore esempio dell’imperialismo e del nazionalismo estremo russo». Il capo della Chiesa greco-cattolica, specificando che il malcontento non riguarda solo la sua comunità ma anche le altre confessioni cristiane d'Ucraina e quindi dando un'implicazione ecumenica all'incidente, ha chiesto pubblicamente spiegazioni alla Santa Sede che sono arrivate con le note del nunzio e della sala stampa.
La questione, però, ha oltrepassato i confini religiosi a causa della riprovazione delle autorità governative come si è visto con la decisione del portavoce del ministro Dmytro Kuleba di sentirsi autorizzato a tacciare le parole di Bergoglio come propaganda imperialista. Non è un mistero che Kiev guardi con diffidenza alle iniziative della Santa Sede per cercare di allentare le tensioni tra Russia ed Ucraina, ma il discorso di venerdì rappresenta un ulteriore peggioramento nella percezione ucraina dell’atteggiamento del Papa sul conflitto. Il clima internazionale è tale che quanto detto nel video collegamento sarebbe stato probabilmente accettato senza polemiche fino a gennaio 2022 ma oggi provoca inevitabili reazioni fino a spingere un rappresentante del governo ucraino a dare del propagandista alla massima autorità spirituale per i cattolici.
Le parole del Papa non sono state percepite come di parte solo da Kiev ma anche da Mosca che, all’opposto le ha elogiate per bocca del portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov. Il Papa ha dimostrato di non voler rinunciare al suo linguaggio poco felpato anche su un dossier scottante come quello russo-ucraino così come aveva già dimostrato nell’intervista al Corsera in cui definì il patriarca russo Kirill "chierichetto di Putin". Incassata la soddisfazione di Mosca e l'irritazione di Kiev, intanto, Francesco si prepara alla prossima visita apostolica che si terrà nella vicina Mongolia a partire dal 31 agosto.
Le interviste del Papa: slogan fissi, confusione garantita
Indietrismo, clericalismo e le immancabili ambiguità sull'inclusione di omo e transessuali: è il consueto copione andato in scena anche nel colloquio di Francesco con i gesuiti portoghesi.
Il Papa riceve il dittatore cubano. A Cuba la religione è repressa
Papa Francesco riceve oggi il presidente/dittatore di Cuba, Miguel Diaz Canel, successore di Castro. I cubani esuli hanno organizzato una protesta in tempo record, per chiedere il rispetto dei diritti umani. Nell'isola comunista la religione è duramente repressa, il Partito controlla tutto.
La carta Zuppi per l'Ucraina: obiettivo "allentare la tensione"
La Santa Sede conferma il presidente della Cei come inviato del Papa per avviare "percorsi di pace" tra Russia e Ucraina, ma saranno diverse le personalità coinvolte nella missione voluta da papa Francesco. Don Stefano Caprio e il professor Giovanni Codevilla spiegano alla Bussola le prospettive.