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LE FRASI DEL PAPA

Perché ucraini e polacchi non vogliono sentir parlare di Pietro I e Caterina II

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Citare la Grande Madre Russia e l'eredità di Pietro I e di Caterina II, i due grandi zar del XVIII Secolo, viene vissuto da polacchi e ucraini come un affronto. Per gli ucraini i due imperatori sono occupanti brutali. Per i polacchi, Caterina II è la zarina che ha posto fine alla loro indipendenza. 

Cultura 30_08_2023
Battaglia di Poltava (1709)

“Non vi dimenticate della vostra identità. Voi siete eredi della grande Russia, la grande Russia dei santi, dei re, la grande Russia di Pietro il Grande, di Caterina II, quell’impero russo grande, colto, di grande cultura, di grande umanità”. Come mai queste frasi di papa Francesco hanno fatto indignare così tanto gli ucraini e i polacchi? Mentre hanno suscitato l’entusiasmo del Cremlino (il cui portavoce Dmitri Peskov ha ieri espresso gratitudine al Santo Padre)?

Nell’Europa orientale la storia è attualità. Due esempi: nel 2014, dopo la rivoluzione del Maidan, otto oblast (province) dell’Ucraina, con l’appoggio della Russia hanno cercato di separarsi dall’Ucraina. Solo due sono riusciti a proclamare le loro repubbliche, Luhansk e Donetsk. Negli altri sei, fra cui Odessa, il tentativo è fallito. Gli otto oblast avrebbero costituito un’entità statuale che a Mosca e dalle autorità locali il 24 maggio 2014 venne battezzata Novorossija (Nuova Russia). Era il nome che Caterina II diede a quelle province, quando furono definitivamente annesse dall’Impero Russo nel 1764. Vennero organizzate sotto un governatorato militare (il quarto governatore fu il celebre conte Grigorij Potemkin), in vista dell’imminente conflitto con l’Impero Ottomano. La Novorossija del XVIII Secolo includeva tutti gli oblast attualmente occupati dai russi, più Odessa e anche l’attuale Moldavia. Putin non ha mai fatto mistero di mirare alla “riconquista” di quella regione. A Odessa, in compenso, gli ucraini hanno abbattuto la statua di Caterina II, lo scorso maggio, vista ormai come un odioso simbolo di occupazione.

Secondo esempio, nel 2022, prima di lanciare la sua “Operazione militare speciale” in Ucraina (in Russia è tuttora vietato chiamarla guerra o invasione), Putin fece un discorso in cui enfatizzava proprio l’eredità di Pietro il Grande e di Caterina II. I due imperatori, l’uno regnante fra Sei e Settecento, l’altra nella seconda metà del Settecento, occuparono tutti i territori dell’attuale Ucraina. Pietro I il Grande conquistò la regione del Mar di Azov nella sua campagna contro gli ottomani (1695-96). Poi inflisse agli svedesi la sconfitta decisiva a Poltava, sempre nell’attuale Ucraina, l’8 luglio 1709, un evento storico che i russi considerano tuttora come fondativo. Caterina II completò la conquista, fra il 1764 e il 1783 quando venne occupato l’allora “khanato” della Crimea. Fu la zarina a fondare tutte le città che oggi sono coinvolte nel conflitto: Aleksandrovsk (attuale Zaporizhzhia), Jekaterinoslav (attuale Dnipro), Kherson, Mariupol, Sebastopoli, Simferopoli, Mikolaiv e Odessa. Per questo motivo la propaganda di Putin insiste sul concetto che l’Ucraina sia in realtà terra russa, non abbia una sua storia indipendente.

Vista dall’altra parte, cioè da quella ucraina, l’arrivo dei russi con Pietro il Grande e poi soprattutto con Caterina II, è un ricordo di lutto e tragedia nazionale. La nazione ucraina, con la sua lingua e i suoi costumi, si stava formando quando l’invasione russa congelò tutto per quasi due secoli. Il nucleo della nazione era costituito dall’etmanato (un regno elettivo) cosacco, entità politica e militare nata dalla ribellione sia ai turchi che ai polacchi nel XVII Secolo. Ivan Mazeppa, il più celebre degli atamani, nel 1708 si ribellò al protettorato russo e si schierò con gli svedesi. Pietro I reagì con estrema spietatezza: conquistò la città di Baturyn e ne fece sterminare la popolazione. I morti furono circa 15mila, donne e bambini non furono risparmiati. Nel 1709, la battaglia di Poltava segnò non solo la fine delle ambizioni imperiali svedesi, ma anche la morte prematura di un’Ucraina indipendente.

L’etmanato venne abolito definitivamente da Caterina II nel 1764. Nel 1775 anche i cosacchi zaporoghi, (dell’attuale regione di Zaporizhzhia) che pure avevano combattuto al fianco dei russi e contro i turchi, vennero traditi e la loro entità politica, il “sich” (una forma di repubblica assembleare) venne liquidata. Sono questi i ricordi che gli ucraini hanno dei due imperatori citati dal papa. Sono ricordi di occupazione e stragi. E anche di inefficienza: l’espressione “villaggio Potemkin” arriva da allora. Furono le città di cartapesta, popolate da figuranti, che, secondo la narrazione popolare, il governatore della Novorossija avrebbe fatto costruire per far credere all’imperatrice quanto fosse avanzato il progetto di colonizzazione russa. Tuttora è un’espressione usata per definire i bluff sovietici e russi.

La Polonia ricorda con altrettanta sofferenza Caterina II, la liquidatrice della sua indipendenza. In un primo tempo Caterina provò ad annettere la Polonia agendo attraverso i suoi alleati nel Sejm, il parlamento dei nobili, fino a imporre un cambio di costituzione che apriva la strada all’elezione di un re russo ortodosso. Alla ribellione dei nobili cattolici, riunitisi nella confederazione di Bar, l’imperatrice rispose con la guerra. Nel 1772, alla conclusione del conflitto, la Polonia venne spartita, per la prima volta, dai suoi tre grandi vicini: Russia, Prussia e Austria. Nel 1791 i nobili polacchi provarono a ribellarsi ancora, dotandosi di una nuova costituzione, allora la più liberale d’Europa. La Russia di Caterina II reagì di nuovo con la forza e, l’anno successivo, concordò con Prussia e Austria una seconda spartizione, lasciando ben poco di una Polonia indipendente.

Nel 1794, il generale polacco Kościuszko, veterano della Rivoluzione Americana (dove aveva combattuto al fianco di George Washington) provò a ribellarsi ancora al dominio russo e nonostante l’intervento di Russia e Prussia assieme, riuscì a resistere per quasi tutto l’anno. Quando però le truppe russe entrarono a Varsavia, condussero un massacro senza pari: trucidarono almeno 20mila civili, donne e bambini inclusi. La Polonia cessò di esistere nel 1795, anno della terza spartizione, voluta sempre da Caterina II.

Sono questi i ricordi che i polacchi hanno della zarina. E sono condivisi dai lituani, che erano nello stesso Commonwealth Polacco-Lituano e nel 1794 subirono anch’essi la feroce repressione di Caterina II, il peso di un impero grande, ma dal volto brutale.