L'astensionismo favorisce solo i "governi pandemici"
Se la disaffezione verso la politica è in parte giustificata, l’idea di astenersi è molto meno condivisibile. Sia perché ogni generalizzazione è errata, sia perché proprio la classe dei “delusi” (per esempio, in tema di principi non negoziabili o sulla gestione della pandemia) ha l’occasione di far sentire il proprio “peso” politico.
L’astensionismo elettorale ha tante ragioni. Sarebbe difficile elencarle, talvolta però la disaffezione al voto si fonda su dei luoghi comuni. Si sente spesso dire: «Io non voto, tanto i partiti, i politici, alla fin fine sono tutti uguali…». Questa affermazione ha in sé un fondo di verità, e qui la responsabilità della politica, o meglio dei governanti, ha il suo peso, considerato il moltiplicarsi degli atteggiamenti di autoreferenzialità e di trascuratezza del bene comune e degli interessi della collettività.
Tuttavia è poco condivisibile per una serie di motivi. In primo luogo, ogni partito o movimento politico ha una sua identità, una sua storia, un suo indirizzo programmatico che diverge nelle idee, negli obiettivi, nei contenuti dagli altri. Poi ci sono le persone, i leader di partito, i candidati in lista, ed ognuno ha il suo percorso politico, il suo stile, la sua oratoria, la sua storia personale e privata, tutti aspetti che incidono sulle espressioni di voto. In terzo luogo, se la politica, quale luogo di concentrazione del potere, ha il difetto di essere maggiormente soggetta a fenomeni di corruzione, è poco ragionevole trarre la conclusione che tutti i politici siano corrotti, come se la corruzione sia una cosa che riguardi solo la politica. In ogni ambito, in ogni settore, in ogni categoria di persone o gruppo sociale vi può essere onestà e disonestà, bene e male. Ogni semplificazione è inopportuna e irragionevole, ed è cosa buona conoscere, individuare e saper distinguere.
Di fronte ad un panorama politico variegato, la scelta del voto per chi percepisce la politica distante dai propri bisogni e dai propri ideali, può generare un senso di incertezza tale da condurre all’astensionismo. Occorre allora che l’elettore faccia uno sforzo di sintesi per individuare, fra tanti contenuti programmatici, uno, due, tre, pochi argomenti per cui valga la pena votare. È stato correttamente osservato fra le pagine di questo quotidiano che i principi non negoziabili per la fede cattolica in tema di famiglia, vita, libertà di educazione (e i mala in se come aborto, eutanasia, divorzio, ecc.) incideranno poco o nulla sulle intenzioni di voto, o perché non sono oggetto di discussione, o perché non costituiscono argomenti di rilievo nel dibattito politico dei vari partiti, oppure perché argomenti di natura etica interessano, in genere, poco l’elettore comune, preoccupato più delle questioni pragmatiche (lavoro, tasse, economia, welfare), specialmente in un periodo contrassegnato dalla crisi energetica e dall’aumento del costo della vita.
Nonostante ciò, una buona parte del popolo italiano, in questi ultimi due anni di emergenza “sanitaria”, ha dato prova dell’esistenza di principi e/o valori non negoziabili. Si fa riferimento a quella parte della popolazione che non ha ceduto al ricatto dell’obbligo vaccinale e del green pass e ha deciso, nonostante tutto, di non vaccinarsi (circa il 10% della popolazione over 12 non ha completato il ciclo vaccinale secondo i dati ufficiali). Si tratta di medici, professori, operatori sanitari e/o scolastici che, colpiti dall’obbligo vaccinale, sono stati lasciati a casa da lavoro senza retribuzione. Intere categorie di lavoratori che, nonostante l’obbligo del green pass o super green pass, hanno scelto di perdere il lavoro e rinunciare allo stipendio. Gente che ha preferito sottoporsi a tamponi regolari eseguiti ogni 2 giorni, piuttosto che al vaccino; che ha rinunciato a servizi e attività essenziali o primari della persona; che ha subito sanzioni, restrizioni di ogni diritto e libertà. Ebbene questa fetta di popolazione (i non vaccinati), unitamente a coloro che, dopo essersi vaccinati, per le ragioni più varie (vuoi perché hanno sperimentato sulla propria persona e sulle persone a loro care gli effetti dannosi del vaccino, vuoi perché resi maggiormente consapevoli dell’inefficacia del vaccino, ecc.), non vogliono più sottoporsi ad altro vaccino, tutti costoro (che possiamo stimare per ben oltre il 10% della popolazione italiana con diritto di voto) hanno ora la possibilità di esprimere il loro dissenso contro le politiche “sanitarie” impositive dell’obbligo vaccinale e del green pass.
Questa popolazione, maggiormente delusa dalle azioni politiche dei governi passati, deve ora avere il coraggio di liberarsi dai pregiudizi e dai luoghi comuni, di uscire dall’astensionismo. Sono sorti infatti partiti più piccoli che hanno fatto della libertà vaccinale e dell’abolizione del green pass i capisaldi della loro azione programmatica; grandi partiti che hanno espressamente inserito all’interno del loro programma elettorale la non reintroduzione dell’obbligo vaccinale e del green pass. E più ancora: è prevista nei programmi di questi partiti l’istituzione di una commissione d’inchiesta che indaghi sulla gestione della pandemia nonché sulle reazioni avverse da vaccino. Sono temi che toccano il cuore di quella parte di elettorato che ha combattuto contro l’obbligo vaccinale ed il green pass, e che ora attraverso il voto può far sentire, non solo la propria voce, ma anche il proprio peso politico, affinché non si ripetano gli errori e gli “orrori” del passato.
La “pandemia” da Covid-19 volge, sotto gli occhi di tutti, al termine, eppure permangono incoerenze nell’azione di governo: approvazione dell’ennesima dose di vaccino di fronte ad una popolazione pressoché totalmente immunizzata; permanenza dell’obbligo vaccinale per medici e operatori sanitari fino al 31 dicembre 2022 (una misura totalmente priva di senso!); sanzioni pecuniarie per gli over 50 non vaccinati, e via dicendo. Anche ammettendo che l’esperienza pandemica sia al termine, rimane la necessità di far luce sulle ombre del passato e del presente, affinché politiche restrittive e limitative di ogni libertà non si ripetano in futuro. Ricordiamo che un noto e ricco “filantropo” ha previsto (e generalmente le sue previsioni non deludono le aspettative) che nei prossimi anni l’umanità si troverà ad affrontare nuove sfide pandemiche, ancor peggiori del coronavirus. Vogliamo davvero lasciare a questi signori dell’élite finanziaria – che coi loro noti conflitti di interesse nel settore sanitario e farmaceutico hanno fatto della pandemia da coronavirus un business – la tutela della salute, dei diritti appartenenti al corpo, il potere di incidere fino a sopprimere ogni libertà di decisione individuale e financo di pensiero?
Un’ultima considerazione. È noto che i vaccini anticovid-19 utilizzano linee cellulari di feti abortiti vuoi per la produzione, vuoi per la progettazione e/o in fase di sperimentazione. Un voto espresso a favore della libertà vaccinale consente al cattolico di manifestare la sua obiezione di coscienza contro l’aborto, e riaffermare il valore non negoziabile del diritto alla vita.