La diffida dei prof: "Presidi, disapplicate il Green pass"
Green pass e obbligo di vaccino, Iustitia in Veritate scende in campo. Fontana: "Seguiamo già 300 casi, tra sanitari e professori. Sulla scuola il primo settembre sarà caos. I presidi disapplichino la normativa: non è disobbedienza, il controllo del Green pass è inesigibile". E partono le diffide dei professori: "Si configureranno molte violazioni: dall'interruzione di pubblico servizio alla violazione della privacy fino alla discriminazione in campo lavorativo".
- LA PRESA IN GIRO DEL GREEN PASS A 12 MESI di Riccardo Cascioli
Avvocato Francesco Fontana, come Associazione Iustitia in Veritate quanti casi di opposizione all’obbligo vaccinale e al Green pass state seguendo?
Stiamo seguendo 200 operatori sanitari e si stanno aggiungendo diversi operatori scolastici, insegnanti, personale ATA e amministrativi. Il numero totale si aggira sulle 300 unità.
Il vostro pool da chi è composto?
Abbiamo una squadra di 15 legali.
State organizzando delle class action?
No, abbiamo deciso di affrontare le singole posizioni perché ogni caso è una storia a sé. In Italia la class action non è una strada percorribile.
Che tipo di azioni state intraprendendo?
Ci sono due macro ambiti: quello sanitario e quello scolastico.
Si tratta di casi diversi?
Sì, per gli operatori sanitari il DL 44/2021 trasformato in legge (che obbliga la vaccinazione per medici e sanitari ndr.) ha descritto una procedura applicativa attraverso cui si può avviare la contestazione, per il personale scolastico tutto viene delegato in forma subdola alla dirigenza scolastica, che si vede assumere un ruolo di controllo poliziesco rispetto al possesso del Green Pass.
Come funziona per i sanitari?
Il discorso riguarda l’obbligo di vaccino. A seconda della procedura applicata si impugna o si interloquisce con l’amministrazione. Noi abbiamo addirittura situazioni di lettere in cui l’amministrazione ha sospeso anche gente in pensione, questo dà l’idea di come la procedura stia procedendo senza logica, comunque a prescindere dalle singole situazioni.
Su quali principi fate leva?
Se c’è da interloquire con la singola struttura lo facciamo, in alcuni casi abbiamo attivato l’audizione davanti all’ispettorato del lavoro. Vi è un obbligo preciso di valutare il demansionamento, ossia l’essere posti in un altro ambito lavorativo, ma le amministrazioni non fanno neanche questa verifica: si arriva subito all’atto di accertamento e vengono sospesi. È questo che può essere oggetto di impugnazione.
Al Tar o nei tribunali ordinari?
Stiamo pensando di adire anche il tribunale ordinario nella sezione lavoro. Questa forma di sospensione, di fatto è una forma simulata impropria di procedimento disciplinare, quindi si configura a tutti gli effetti come una causa di lavoro.
Una sorta di vertenza sindacale?
Sì, ci sono anche casi di medici che non possono esser sospesi perché le conseguenze per l’azienda sarebbero rilevanti dato che non si possono, ad esempio, bloccare dei reparti. Infatti, per questo tipo di sanitari, le procedure di sospensione stanno andando avanti lentamente.
Veniamo alla scuola.
Ci sono parecchie sfaccettature di legittimità. Ad esempio: il concetto delle cinque assenze da cui dovrebbe passare la sospensione non è chiaro: consecutive o no? E ancora: il termine “assenza” è improprio perché il docente che non vuole ottenere il Green pass in realtà è presente, ma è una presenza che non viene valutata. Perciò è una procedura disciplinare che non ha legittimità.
Si parlava del controllo poliziesco dei presidi…
Questa è l’anomalia più grave. Va a violare qualsiasi principio della tutela della privacy e della persona. Lo stesso garante della privacy ha detto che non è consentita la verifica diretta delle scelte vaccinali. In poche parole: nessuno ha titolo per controllare.
Ma il DL lo dice espressamente…
Il DL è abusivo, mostra come la scuola sia in una situazione caotica: da un lato c’è un’imposizione normativa, ma dall’altro è carente di prassi applicativa. Non so davvero che cosa accadrà il primo settembre e non vorrei che a pensare male…
Cosa?
Che questo caos normativo sia proprio scientemente deciso in modo da alimentare l’ansia e la paura, così tanta gente cederà per quieto vivere o perché non ha le forze di resistere. Questa paura è funzionale al sistema di imposizione illegittima
Che cosa consiglia di fare ai presidi?
La cosa più saggia è disapplicare questa normativa, molti si stanno orientando a fare così.
In che modo?
La misura della disapplicazione ha una ragione perché porrebbe lo Stato nella condizione di dover contestare qualcosa, è come se si invertissero i fattori: io disapplico, tu mi contesti e io impugno la tua contestazione.
Ma non è una sorta di disobbedienza?
No, il concetto di disapplicazione fa pendant col concetto di inesigibilità. Non si sta violando una norma, ma si disapplica qualcosa di non esigibile in modo legittimo. La disobbedienza sarebbe la violazione di una norma di carattere imperativo e cristallizzata in una legge ordinaria, la disapplicazione si applica quando io non ho i titoli per esigere l’applicazione di una norma che si ritiene illegittima. In questo contesto direi che la disapplicazione è una resistenza civile.
E ai professori che cosa consigliate?
Oggi abbiamo completato un modulo apposito di diffida.
Di che cosa si tratta?
Si tratta di una diffida ai dirigenti scolastici a non procedere alle limitazioni previste dal DL 111 del 5 agosto 2021. (scarica QUI il modulo)
Su quali basi giuridiche?
Nel testo sono elencate tutte le disposizioni di legge violate e ce ne sono parecchie, dall’articolo 32 della Costituzione al regolamento europeo.
E in particolare da che cosa si diffidano i presidi?
Ad esempio dall’impedire od ostacolare in qualsiasi maniera l’entrata nell’istituto e lo svolgimento regolare delle attività didattiche perché si configurerebbe il reato di “Interruzione di pubblico servizio”; e ancora: si diffida dal chiedere l’esibizione del “certificato verde” perché costituisce una violazione della legge sul trattamento dei dati personali, ma si diffida anche dal delegare il personale Ata e dal conservare i dati personali; inoltre dall’operare distinzioni tra docenti, personale e studenti e dall’applicare sanzioni per la mancata esibizione del “certificato verde”.
E qui dove sarebbe la violazione?
Si configurerebbe come discriminazione in campo lavorativo, impugnabile presso il Giudice del lavoro.
Si parla spesso della normativa europea, anche voi la citate.
Il regolamento 953 stabilisce che il cosiddetto Green pass è su base volontaria e non può essere elemento di discriminazione, questo la dice lunga sul giochetto sporco dello Stato italiano sulla traduzione. È stato vergognoso e gravissimo quanto accaduto. Dal punto di vista del patto sociale vi è stato uno scollamento tra popolo e potere.
È vincolante?
Sì, anche ai sensi dell’articolo 10 della Costituzione si evidenzia come abbia la prevalenza sulla normativa italiana e in ogni caso, vincolante o no, è un principio cui lo Stato in modo subdolo ha cercato di non adeguarsi.
E l’articolo 32 della Costituzione? È spesso dibattuto.
È un dibattito surrettizio, perché si tace il fatto che l’articolo 32 tutela il diritto individuale anteponendolo all’interesse collettivo che viene dopo. È palesemente violato questo articolo: il diritto viene prima dell’interesse.