Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Venerdì Santo a cura di Ermes Dovico
GREEN PASS

UE, adesso è il traduttore che obbliga a vaccinarci

Il paragrafo 36 del Regolamento (UE) 2021/953 sul “Certificato Covid” stabilisce la necessità di «evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate» e, tra i possibili motivi, contempla anche chi non vuole ricevere il vaccino per libera scelta. Ma quest’ultimo punto manca nella traduzione in italiano (mentre c’è nelle versioni in inglese, francese, spagnolo, ecc.). Casualità o manomissione? Il problema risulta segnalato già da settimane al servizio traduzioni, ma nel relativo sito dell’UE è ancora presente. Singolare che un errore così madornale riguardi proprio lo Stato che ha decretato l’obbligatorietà vaccinale per un’ampia categoria di lavoratori, contravvenendo a una Risoluzione del COE.

Attualità 02_07_2021

Manomissione o singolare casualità: lo decida il lettore. Il fatto però è di quelli che dovrebbe far riflettere: cittadini italiani, governo e burocrati dell’Unione Europea.

Il 14 giugno scorso, come già riferito dalla Bussola, è stato approvato il Regolamento (UE) 2021/953 del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo sul cosiddetto “green pass”. Il sito Eur-Lex ne riporta il testo in 24 lingue. Il paragrafo 36 ha un’importanza particolare, in quanto prevede la necessità di «evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate». A titolo esemplificativo, si elencano una serie di ragioni che potrebbero orientare i cittadini europei a non avvalersi della vaccinazione, «per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate». Nel breve elenco delle esemplificazioni non figurano quanti non si vaccinano semplicemente perché non lo vogliono fare per svariate ragioni. Il punto è che questa categoria non risulta... solo nella traduzione italiana.

Se si dà una rapida occhiata alla versione inglese, si trova che dopo la menzione di quanti non hanno ancora avuto l’opportunità di vaccinarsi («because they have not yet had the opportunity»), seguono quelli che hanno scelto di non essere vaccinati («or chose not to be vaccinated»).

Il punto è che anche le altre traduzioni riportano la categoria divenuta fantasma nel testo in lingua italiana. La traduzione spagnola riporta: «o han decidido no vacunarse»; quella francese: «ou ne souhaitent pas le faire»; la tedesca: «oder weil sie sich gegen eine Impfung entschieden haben» e la portoghese: «ou porque optaram por não ser vacinadas». Meglio evitare di avventurarsi nella lingua ungherese, polacca o bulgara: è più che sufficiente constatare che nella lingua italiana non compare quanto presente negli altri testi.

L’on. Francesca Donato, membro del Parlamento Europeo per la Lega, ha “twittato” di aver fatto presente il problema «già settimane fa» al servizio traduzioni del Parlamento Europeo, di modo che possa essere corretto prima della pubblicazione in Gazzetta.

A noi risulta altresì che, in data 11 giugno, l’avvocato Giulio Marini aveva inviato una PEC alla dottoressa Paola Rizzotto, capodipartimento per la lingua italiana del Directorate-General for Translation della Commissione Europea (lo scambio è stato reso disponibile dall’avvocato Mauro Sandri, nel suo canale Telegram). Lo stesso giorno la Rizzotto fornisce risposta che «la decisione sulla pubblicazione di un’eventuale rettifica spetta ai servizi giuridici che prendono in considerazione vari aspetti, compreso il fatto che l’errore si trovi in un articolo o in un considerando come in questo caso». La contro-risposta dell’avvocato Marini non poteva non sottolineare che l’omissione riguarda un punto di non poco conto, come quello della libertà di vaccinazione. Una libertà protetta dalla recente Risoluzione 2361 del 27 gennaio 2021 del Consiglio d’Europa (COE) che al punto 7.3.1 richiede agli Stati proprio di assicurarsi «che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno è politicamente, socialmente o altrimenti sottoposto a pressioni per farsi vaccinare, se non desiderano farlo»; e parimenti, al punto 7.3.2 viene fatto presente che occorre «garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato, per possibili rischi per la salute o perché non vuole essere vaccinato».

L’omissione, nel momento in cui scriviamo, è però ancora lì, nel sito dell’Ufficio pubblicazione dell’UE relativo ai testi legislativi: si tratta di un ritardo o l’eventuale rettifica non è avvenuta perché l’errore è stato compiuto solamente in un “Considerando”? Che è come dire che questi vengono pagati per una traduzione creativa, purché la creatività venga esercitata in alcune sezioni del testo.

Difficile poi esimersi dal domandarsi come sia possibile che la traduzione di un Regolamento europeo, che sicuramente è stato rivisto da collaboratori del traduttore, possa contenere un errore così madornale. E che quell’errore si sia verificato proprio nella lingua di quello Stato che ha decretato per legge l’obbligatorietà vaccinale per un’ampia categoria di lavoratori, quali sono quelli del comparto sanità, determinando così già di fatto la messa in atto di una discriminazione. Quella discriminazione stigmatizzata dalla Risoluzione 2361.