Il “male minore” non trasforma in bene il voto sul fine vita
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Cos’hanno in comune la proposta di legge Un cuore che batte e il ddl sul suicidio assistito? Nulla: la prima mira a limitare un danno voluto da altri, il secondo invece il danno lo permette, anche se vuole impedirne uno maggiore. Ma l’ingiustizia resta.

Al fine di comprendere meglio il motivo per cui non è moralmente lecito votare il disegno di legge sull’aiuto al suicidio (clicca qui e qui per un approfondimento), paragoniamo il testo di questo Ddl con la proposta di legge Un cuore che batte. Il testo di quest’ultima proposta mira ad aggiungere il seguente comma all’art. 14 della Legge 194: «Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso».
Ora domandiamoci: perché dire “No” al ddl sul suicidio assistito e invece dire “Sì” alla proposta di legge Un cuore che batte? Infatti una critica potrebbe essere quella di una mancanza di coerenza intellettuale: si giudica negativamente il ddl sul suicidio assistito ed invece si giudica positivamente la proposta di legge Un cuore che batte. In entrambi i casi si tratterebbe di proposte che limitano il male e dunque entrambe andrebbero cassate, perché accettare la limitazione del male significherebbe accettare il male minore.
Così non è. Il giudizio negativo sul Ddl sul suicidio assistito e il giudizio positivo sull’iniziativa Un cuore che batte si spiegano perché le due proposte esprimono volontà morali antitetiche. Cerchiamo di spiegarci meglio. Nella proposta Un cuore che batte si introduce una limitazione all'aborto moralmente lecita: obbligare il medico a far vedere alla madre il figlio che porta in grembo e farle a ascoltare il suo cuore che batte, obbligo che, nelle intenzioni dei proponenti e nella constatazione di tutti, è un deterrente all'aborto. Nel testo della proposta non c'è scritto: "Puoi abortire se vedi il feto e ascolti il battito". In questo caso la proposta avrebbe legittimato l'aborto seppur con restrizioni. La proposta riguarda solo la restrizione, solo l'obbligo di presa visione e ascolto, non l'aborto. Riguarda solo due atti moralmente leciti che possono comprimere l’accesso all’aborto. La proposta riguarda solo la limitazione all’aborto, non l’aborto, inserisce solo un limite, eticamente lecito, alla legittimità giuridica di abortire voluta da altri, non dai proponenti.
Nel ddl sul fine vita invece si vota una legge per depenalizzare una condotta che invece dovrebbe essere sanzionata. È una legge ingiusta che rimane tale anche se apporta una ingiustizia minore rispetto alla prassi già diffusa e/o ad una futura legge che potrebbe varare la sinistra. Il ddl vuole il suicidio assistito (più correttamente: vuole permettere il suicidio assistito) seppur con restrizioni.
Facciamo un doppio esempio per comprendere la differenza sostanziale tra le due proposte di legge. Il primo: Tizio, per vendetta, vuole appiccare un incendio ad una casa per distruggerla completamente. Caio viene a conoscenza di questo piano criminoso e per sventarlo decide di anticipare Tizio ed appiccare lui stesso l’incendio, ma in modo meno esteso, così da dissuadere Tizio dal suo intento: trovandosi una casa già semidistrutta, Caio spera che Tizio lasci perdere. Caio sa che per distruggere l’intera cosa ci vorrebbero almeno 100 kg di legna da ardere. Per distruggerne solo una parte, ne basteranno 40 kg. E così Caio dispone i 40 kg di legna intorno al perimetro della casa e appicca l’incendio. La casa viene semidistrutta dalle fiamme.
Secondo esempio. Tizio, per vendetta, vuole appiccare un incendio ad una casa per distruggerla completamente. Raccoglie allora 100 kg di legna, quantità sufficiente per distruggerla completamente. Tizio nottetempo dispone la legna intorno al perimetro della casa, ma nel frattempo, senza che Tizio se ne accorga, Sempronio riesce a togliere 60 kg di legna. Avrebbe voluto toglierne di più, ma si era dovuto fermare nel momento in cui Tizio appiccò l’incendio. Risultato: la casa viene semidistrutta dalle fiamme.
In entrambi i casi l’effetto materiale delle due azioni di Caio e Sempronio è il medesimo: una casa semidistrutta. Ma nel primo caso quell’effetto è causato da un atto illecito: appiccare un incendio. Nel secondo caso da un atto lecito: sottrarre la legna. Nel primo caso la limitazione del danno è l’effetto di un atto illecito (l’incendio doloso di Caio, seppur fatto per fini buoni), nel secondo caso la limitazione del danno è l’effetto di un atto lecito (la sottrazione da parte di Sempronio di 60 kg di legna).
Il primo caso corrisponde al Ddl sul fine vita: si vuole il suicidio assistito con alcuni limiti. Si vuole l’incendio con alcuni limiti. Il secondo caso corrisponde alla proposta Un cuore che batte: si vuole limitare l’aborto, ma l’aborto è stato voluto da altri, da chi ha votato la legge sull’aborto. Si vuole limitare l’incendio voluto da altri.
Nel primo caso chi ha proposto e chi voterà una legge sul suicidio assistito sono colpevoli moralmente perché vogliono permettere il suicidio assistito, anche se lo vogliono in modo più limitato rispetto a come lo vorrebbero i giudici ordinari, alcune Regioni o la sinistra. Caio vuole appiccare l’incendio, seppur in modo più limitato rispetto a Tizio. Nel secondo caso chi sostiene la proposta Un cuore che batte è meritorio dell’azione di limitazione del danno e dato che non vuole l’aborto a lui non è possibile addebitare questa colpa. Non vuole un aborto limitato, vuole solo limitare l’aborto voluto da altri. Sempronio non vuole l’incendio, vuole esattamente l’opposto e, non potendo impedirlo del tutto, lo argina il più possibile: vuole la limitazione dell’incendio, non l’incendio. Nel caso di Sempronio la limitazione avviene lecitamente tramite la sottrazione di legna; nel caso Un cuore che batte la limitazione avviene lecitamente tramite l’imposizione di due obblighi che sono solo due modalità materiali diverse per limitare l’azione dell’autore dell’illecito.
E dunque dal punto di vista morale è fondamentale individuare correttamente l’oggetto dell’atto, ossia il fine verso cui si orienta la volontà. Il Ddl sul fine vita vuole il suicidio assistito, seppur limitato: vuole un male minore. Un cuore che batte vuole limitare l’aborto, stante il fatto che ad ora sia impossibile impedirlo completamente: vuole il maggior bene possibile.