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GUERRA IN EUROPA

Il fronte ucraino scricchiola prima che si arrivi al negoziato

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L'Ucraina sta perdendo nuovi territori, il morale fra le truppe è a terra e ha subito un danno colossale alle infrastrutture. Si presenterà dunque più indebolita che mai nella prossima fase negoziale che si aprirà con l'arrivo di Trump alla Casa Bianca.

Esteri 02_12_2024
Ucraina, ospedale militare presso Bakhmut (La Presse)

L’escalation militare in Ucraina, determinata dal via libera delle potenze occidentali all’impiego dei missili forniti a Kiev contro il territorio russo, ha determinato una durissima risposta di Mosca. Non tanto quella simbolica che ha visto colpire installazioni industriali nell’area di Dnipro con un missile balistico a medio raggio (arma concepita per il lancio di armi nucleari) quanto con una violenta recrudescenza degli attacchi con droni e missili contro le infrastrutture energetiche e altri obiettivi sensibili a Kiev e in tutta l’Ucraina.

Il risultato oggi è che l’Ucraina vede fuori uso circa l’80% delle sue capacità elettriche e sta esaurendo le armi missilistiche per la difesa aerea mentre sui campi di battaglia la situazione peggiora di giorno. Le forze di Kiev conseguono qualche successo colpendo con i droni alcuni obiettivi in profondità nel territorio russo, dove un deposito di carburante viene incendiato nella regione di Rostov mentre la minaccia dei droni ha indotto Mosca a chiudere il traffico aereo nella regione del Daghestan.

L’escalation del conflitto sta provocando anche problemi economici: in Russia, anche a causa delle sanzioni occidentali a Gazprombank, il rublo è tornato ai minimi di inizio guerra sul dollaro. In Europa l’aumento delle quotazioni di gas e petrolio minaccia di rendere ancor più grave la recessione in atto. 

Sui campi di battaglia i russi hanno riconquistato circa la metà dei territori occupati dagli ucraini nella regione russa di Kursk, dove Kiev continua a gettare nella mischia il meglio dei suoi reparti di riserva equipaggiati con i carri armati Leopard 2 tedeschi e Abrams ma dove continua a subire altissime perdite a causa di linee fortificate e per la superiore potenza di fuoco russa, in termini sia di artiglieria che di bombardamenti aerei. Mosca sostiene di aver ucciso o ferito 37mila militari ucraini nell’area di Kursk dal 6 agosto scorso, quando le forze ucraine hanno invaso la regione.

La strategia russa sembra infatti puntare più all’annientamento delle forze nemiche che a effettuare rapide avanzate per riconquistare il territorio della regione. La stessa adottata nel Donbass dove peraltro i russi sembrano da alcuni giorni voler velocizzare le operazioni intorno ad alcuni capisaldi: Toretsk è ormai quasi del tutto conquistata, Pokrovsk è stata quasi raggiunta dai russi, schierati a due chilometri dalla periferia dell’ultimo bastione logistico nemico nella regione di Donetsk mentre anche il settore più caldo, quello di Kurakovo, vede gli ucraini perdere terreno giorno dopo giorno.

L’impressione è che Mosca voglia progredire più rapidamente prima che Donald Trump si insedi alla Casa Bianca, ponendosi in posizione più vantaggiosa in vista di eventuali negoziati. I russi avanzano anche a Nord, nella regione di Karkhiv, dove la caduta di Kupyansk determinerebbe il crollo del fronte ucraino mentre a sud, nella regione di Zaporizhia, sono gli stessi ucraini a dirsi preoccupati per una imminente offensiva russa attraverso le dolci colline e pianure della regione.

Nonostante il ministero della Difesa ucraino annunci di inviare rinforzi a Pokrovsk e Kurakovo e di aver ucciso o ferito dall’inizio della guerra ben 770 mila russi, in pochi ormai in Ucraina sembrano credere alla propaganda: in molti sfuggono all’arruolamento forzato, è boom delle diserzioni, la renitenza alla leva riguarda quasi un milione di persone datesi alla macchia mentre il tentativo di reclutare gli ucraini che vivono all’estero è fallito miseramente. Dei 300 mila ucraini in età d’arruolamento che vivono in Polonia solo 700 si sono arruolati nella “Legione Ucraina” addestrata dalle truppe di Varsavia.

Mosca invece continua a reclutare “militari a contratto”, volontari ben retribuiti che si arruolano al ritmo di 20mila al mese per combattere in Ucraina con una ferma di un anno rinnovabile e che costituiscono una parte rilevante dei 700mila militari russi impiegati nel conflitto. Il resto è composto da professionisti in servizio permanente e da una parte dei 300mila riservisti mobilitati nel settembre 2022.

L’obiettivo di Mosca è quindi evitare mobilitazioni inviando al fronte solo personale volontario e, per incentivare ulteriormente gli arruolamenti, Vladimir Putin ha varato un decreto che cancella i debiti fino a 10 milioni di rubli (90mila euro circa) a chi si arruola.   

In questo contesto la visita a Pyongyang del ministro della Difesa russo Andrei Belousov, che ha incontrato il leader nordcoreano Kim Jong Un, si è conclusa con l’accordo per incrementare la cooperazione militare tra le due nazioni. Ciò significa che più munizioni e truppe nordcoreane potrebbero unirsi ai 10mila militari di Pyongyang che con 70 pezzi d’artiglieria sono stati segnalati nella regione di Kursk.

Il rafforzamento russo sembra quindi progredire senza che gli attacchi effettuati con i missili occidentali ATACMS americani e Storm Shadow franco-britannici abbiano un impatto di rilievo (del resto molte di queste armi sono state abbattute dalla difesa aerea russa). Aspetti che sembrano indurre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a cercare una via d’uscita.

L'Ucraina potrebbe raggiungere un accordo di cessate il fuoco se il territorio ucraino da essa controllato potesse essere messo "sotto l'ombrello della NATO", consentendogli di negoziare il ritorno del resto in seguito "per via diplomatica", ha detto il presidente in un'intervista a Sky News.

Zelensky ha affermato che la NATO dovrebbe "immediatamente" coprire la parte dell'Ucraina che rimane sotto il controllo di Kiev, cosa di cui, a suo dire, l'Ucraina ha "molto bisogno, altrimenti Putin "tornerà". Poi, dopo l'adesione alla NATO e il cessate il fuoco con la Russia, «l'Ucraina sarà in grado di riprendere i territori occupati attraverso mezzi diplomatici», ha concluso Zelensky.

Farneticazioni? Difficile dirlo ma Mosca non sembra per ora tenerne conto ribadendo invece le sue condizioni per la pace: Ucraina neutrale e 4 regioni annesse alla Russia, anche se i successi militari potrebbero ingigantire le aspirazioni russe considerato l’interesse per le regioni di confine di Sumy, Kharkiv (già in piccola parte in mano ai russi) e Chernihiv, dove truppe russe sono penetrate con successo la scorsa settimana dal confine adiacente a quello bielorusso. 

Le difficoltà di Zelensky si riflettono anche sulle scelte militari: il presidente nei giorni scorsi ha anticipato la possibilità che le truppe al fronte siano costrette ad arretrare, ipotesi che potrebbe vedere il ritiro da quasi tutto quel che resta in mani ucraine della regione di Donetsk. Un ritiro forse anticipato dalla rimozione, imposta dallo stesso Zelensky, del capo dell’esercito Oleksandr Pavliuk, che ricopriva l'incarico da febbraio scorso, sostituito con il generale Mykhailo Drapatyi.

Zelensky ha anche nominato il generale Oleg Apostol, a capo della 95a Brigata d'assalto separata, vice comandante delle Forze armate, giustificando le nomine col fatto che «l'esercito ucraino ha bisogno di cambiamenti interni per raggiungere pienamente gli obiettivi del nostro Stato», anche se, in considerazione della drammatica situazione bellica, molti ritengono che Zelensky intenda solo rimuovere chi esprime critiche e minore fedeltà al presidente, specie in vista dei cambiamenti in atto alla Casa Bianca.

L'uomo scelto da Donald Trump per gestire la crisi russo-ucraina, l'ex generale Keith Kellogg ha messo a punto il cosiddetto “piano-Trump" ed è stato tra i più critici della gestione Biden, che avrebbe contribuito a scatenare una 'crisi evitabile', fornendo poi un sostegno a Kiev inadeguato nei tempi e nei modi. Il piano di Kellogg sembra prevedere la rinuncia da parte di Kiev a diversi territori e a entrare nella NATO suggerendo un dialogo con Mosca che “non demonizzi” Vladimir Putin. Kellogg, ex consigliere di Trump per la sicurezza nazionale, ha esposto il suo piano di pace in un articolo per l'istituto politico America First, risalente allo scorso aprile e ripreso dalla CNN.

L'ex generale l'ha definita «una crisi evitabile che, a causa delle politiche incompetenti dell'amministrazione Biden ha impigliato l'America in una guerra senza fine». L'ex generale è molto critico verso l'amministrazione uscente, il cui sostegno a Kiev è giudicato troppo debole e tardivo. Per Kellogg gli Stati Uniti non hanno bisogno di essere coinvolti in un altro conflitto poiché le scorte di armi e munizioni sono ridotte a causa degli aiuti forniti all'Ucraina.