I coniugi Martin, genitori e sposi secondo il cuore di Dio
I Carmelitani Scalzi celebrano oggi la memoria congiunta di Louis e Zélie Martin, che si sposarono a mezzanotte del 13 luglio 1858, dopo che il loro incontro venne favorito dalla Provvidenza. Le loro giornate erano scandite dalla preghiera e dal lavoro, rispettando il riposo domenicale. Non mancarono loro le prove, affrontate abbandonandosi alla Volontà divina. Come disse santa Teresina dei suoi genitori: «Il Buon Dio mi ha dato un padre e una madre più degni del Cielo che della terra».
«Il Buon Dio mi ha dato un padre e una madre più degni del Cielo che della terra».[1]
Louis Martin e sua moglie Marie-Azélie (detta Zélie) Guérin, primi sposi a raggiungere insieme gli onori degli altari, sono stati canonizzati da Papa Francesco il 18 ottobre 2015. I loro nomi sono noti per essere i genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino (Teresina di Lisieux), la più piccola dei loro figli, canonizzata nemmeno trent’anni dopo la sua morte e proclamata Dottore della Chiesa per la sua dottrina detta “della Piccola Via”.
L’AMORE PER DIO. PRIMA DI TUTTO
La famiglia Martin è uno dei begli esempi nella storia della Chiesa che mostrano come la santità non si “improvvisi”. La giovane Santa di Lisieux è il capolavoro che Dio ha potuto formare in seno a una famiglia esemplare.
Louis Martin nacque il 22 agosto 1823 a Bordeaux e Zélie il 23 dicembre 1831 a Gandelain, in Francia. Giovani devoti, desiderosi di anteporre l’amore per Dio a qualsiasi altra cosa, prima del loro incontro avevano entrambi ipotizzato una vita di consacrazione a Dio. Ma i piani del Signore erano altri.
Louis, orientato a una vita monastica, avrebbe voluto entrare nell’eremo del Gran San Bernardo, ma fu rimandato a casa per concludere la formazione classica, essendo indispensabile la conoscenza del latino per l’ammissione. Dopo alcuni mesi di studi si ammalò e dovette abbandonare questo progetto.
Zélie, attratta dal servizio agli umili, ricevette risposta negativa alla domanda di ammissione presso le suore di San Vincenzo de’ Paoli. Di fronte a questo rifiuto innalzò al Cielo una preghiera che sarebbe stata esaudita: “Allora, ve ne prego, datemi molti bambini e che essi vi siano tutti consacrati”. Si ritrovano nella vita di Zélie diversi piccoli episodi in cui si rivela in lei una sensibilità quasi mistica. L’8 dicembre 1851, dopo aver confidato alla Madonna le sue preoccupazioni per l’avvenire economico della famiglia d’origine, udì una voce interiore che la invitava ad applicarsi nel “punto di Alençon”, un merletto tipico della città, di particolare difficoltà e bellezza. Si conservano tuttora alcuni lavori da lei eseguiti con grandissima abilità, segno di uno spiccato talento, tanto più se si considera che, per evitare le attenzioni troppo insistenti di un supervisore, abbandonò il tirocinio prima di averlo concluso.
L’INCONTRO
La madre di Louis conobbe Zélie a un corso professionale per imparare l’arte del merletto e ne fu affascinata. Poco tempo dopo anche la Provvidenza favorì l’avvicinamento dei due futuri sposi. Passando sul ponte Saint Leonard di Alençon, Zélie incrociò Louis e, senza conoscerlo, fu colpita dal suo portamento, dal suo contegno e dalla sua fisionomia. In quel mentre udì una voce interiore che le disse: «È quest’uomo che ho preparato per te». A mezzanotte del 13 luglio 1858 si sposarono nella chiesa di Notre Dame in Alençon.
Louis, avendo studiato la dottrina e la vita dei santi, propose a Zélie di vivere un matrimonio virginale ed ella acconsentì. Tuttavia, dopo dieci mesi, dietro consiglio di un direttore spirituale, maturarono una diversa scelta e si avviarono a vivere in pieno la loro vocazione di sposi e genitori. Nel 1860 nacque Maria Luisa, seguita nel 1861 da Maria Paolina e, nel 1862, da Maria Leonia.
Il ricco epistolario di Zélie ci mostra la vita intima di questa splendida famiglia. Come in una Certosa le giornate erano scandite dalla preghiera e dal lavoro, senza mai che le normali preoccupazioni temporali impedissero ai cuori devoti e delicati dei coniugi di ripiegarsi su di sé.
Zélie gestiva una produzione di pizzo di Alençon avvalendosi della collaborazione di diverse lavoranti. Lavorava indefessamente, fino a tarda sera, ma non mancava mai alla Santa Messa quotidiana delle 5.30 del mattino. Louis, ormai titolare di una bottega d’orologeria, si univa a lei. I vicini, sentendoli uscire di casa di buon mattino, esclamavano: “Ecco i santi coniugi Martin che vanno alla Messa!”.
IL RIPOSO DOMENICALE
Louis, mantenendo per certi versi un’indole cenobitica anche nel matrimonio, amava ritirarsi in silenzio nel suo atelier, quando gli impegni di famiglia glielo consentivano. Viveva con gran rigore i precetti della Chiesa: alla domenica i battenti del suo laboratorio restavano inesorabilmente chiusi per non violare il riposo domenicale, nonostante i consigli insipienti degli amici che gli paventavano la rovina economica. Luigi alla domenica non acquistava alcunché alle fiere di paese né si metteva in viaggio, per non trasgredire neppure minimamente il terzo comandamento. Dio non si fa battere in generosità. Zélie stessa attribuiva a questa fedeltà del marito la loro agiatezza economica.
L’EDUCAZIONE DELLA PROLE
Zélie, dal canto suo, può paragonarsi alla donna forte della Bibbia: incarnava la figura di una madre saggia e premurosa, interamente dedita al bene della sua famiglia. Non faceva loro mancare tenerezza ed affetto e allo stesso tempo era un’educatrice attenta e severa, mostrando quell’equilibrio del quale sono capaci i santi, illuminati dallo Spirito di Dio. Di lei scrive Teresina: “Com'è delicato il cuore di una mamma, e come traluce la sua tenerezza in mille premure alle quali nessuno penserebbe!”.[2]
Un episodio è emblematico della sua saggezza di educatrice: avendo scoperto che una domestica aveva segretamente soggiogato la piccola Leonia, di indole ribelle, con la violenza, prontamente intervenne convinta che: “La brutalità non ha mai convertito nessuno, essa crea soltanto degli schiavi ed è quello che è capitato a questa povera bambina”.[3] Agì sul piano umano licenziando la domestica violenta e su quello soprannaturale affidandosi con fervore alla preghiera. Il suo intervento sortì l’effetto desiderato.
Le piccole Martin erano vestite e acconciate con quella attenzione tutta femminile che non si limita al decoro ma cerca la bellezza e l’eleganza, immagine esterna della dignità della persona: lo dimostrano le svariate fotografie che conserviamo. Eppure, ci narra Teresina che i genitori erano attentissimi a non fare attecchire in loro la vanità, tenendole lontane da parole civettuole e complimenti eccessivi.
Le figlie venivano naturalmente educate alla pietà, pur con le dovute cautele che rispettavano l’età e la natura di ciascuna. Teresina narra il nascere della sua spontanea pietà mariana osservando e imitando, da casa, le sorelle maggiori che si recavano alle funzioni serali del mese di maggio.
LA PIETÀ DEI MARTIN
Nonostante gli impegni del lavoro e della famiglia, i coniugi Martin erano anche fulgidi esempi di carità al di fuori di essa. Luigi si asteneva dal formulare giudizi e interpretava sempre nel modo più favorevole l’agire altrui. Grazie alla sua prestanza fisica aveva più volte pacificato litigi degenerati in rissa e salvato diverse persone dall’annegamento. Arrivò perfino a fare la questua per beneficare un povero ammalato privo dei mezzi per tornare al suo paese. Si sacrificava senza misura e senza fare conto di ciò che la gente pensava di lui.
Zélie, tramite il suo epistolario, ci ha lasciato stralci di saggezza e pietà con i quali consigliava i parenti, soprattutto lo scapestrato fratello Isidoro, dando prova di quella finezza e fermezza educativa che esercitò ammirevolmente con le figlie.
LE PROVE
La bellezza delle anime riluce nella prova. La famiglia Martin fu segnata a più riprese dalla sofferenza. Zélie diede alla luce nove figli, ma quattro morirono in tenera età. Sono strazianti le lettere che Zélie scrive in occasione delle morti dei figli; eppure si trova in esse una splendida rassegnazione alla Volontà di Dio, mai messa in discussione, sempre accolta con generosa fiducia.
Zélie morì in giovane età per un cancro al seno. Consumata dai dolori pretese fino all’ultimo di essere accompagnata alla S. Messa festiva, non ritenendosi sufficientemente ammalata per esservi dispensata. La figlia Maria documenta: “Avevo paura di non poterla ricondurre a casa viva”.[4] Volle anche andare alla S. Messa nel primo venerdì del mese di agosto, accompagnata dal marito, e dovette ammettere che, se non ci fosse stato qualcuno ad aprirle le porte della chiesa, non avrebbe neppure avuto la forza di spingerle per entrare. Eppure, non si dava arie da eroina: “Le grandi sofferenze! No, non ho virtù sufficiente per desiderarle: le temo, anzi”.[5]
Louis, figura estremamente virile nella forza delle sue convinzioni, era capace di grandi atti di tenerezza, come quando, commosso alla vista della moglie sofferente, la vegliava tutta la notte, prendendola in braccio affinché lei potesse trovare un po’ di sollievo. Se durante la giovinezza a Louis toccò il sacrificio delle vite materiali dei suoi piccoli e quella della stessa moglie, col passare degli anni gli fu chiesto anche il sacrificio delle figlie rimaste in vita, quando, una dopo l’altra, chiesero di potersi consacrare a Dio entrando in monastero. Anche Louis diede prova del suo abbandono dicendo, pur nell’umana mestizia, che Dio gli faceva un grande onore chiedendogli il sacrificio di tutte le figlie, compresa la più piccina, Teresina, alla quale egli era particolarmente legato. Non solo non si oppose alla sua vocazione, ma ne divenne il primo zelatore, accompagnandola fino a Roma nell’ardita impresa di chiedere al Santo Padre il permesso speciale di entrare in monastero a soli 14 anni.
MODELLO PER OGNI FAMIGLIA
Con la loro testimonianza di grande integrità e di fedeltà senza compromessi ai comandi di Dio, i coniugi Martin rappresentano un modello eccellente di santità “imitabile” per tutti i laici. In particolare, costituiscono un punto di riferimento per ogni famiglia cristiana. Le nature di Zélie e Louis erano certamente diverse, eppure, fondando la loro unione su Dio solo, hanno saputo armonizzarle perfettamente e fornire alle figlie un’educazione esemplare, sicura, ferma e affettuosa allo stesso tempo. L’ideale da loro proposto è molto alto, ma la loro vita ci insegna che è possibile realizzarlo tramite il ricorso costante alla preghiera, la frequenza ai sacramenti e l’abbandono senza riserve alla Volontà di Dio.
[1] Santa Teresa di Gesù Bambino, Lettera del 26 luglio 1897.
[2] Santa Teresa di Gesù Bambino, Storia di un’anima, Postulazione generale dei Carmelitani Scalzi, n. 23.
[3] Zélie Guérin, Lettera del 22 marzo 1877 alla figlia Paolina.
[4] Maria Martin, Lettera del 28 luglio 1877 agli zii materni.
[5] Zélie Guérin, Lettera del 31 dicembre 1876 alla cognata.