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ARGENTINA

Fernandez contro Fernandez, il vescovo attacca il presidente

Victor Fernandez, arcivescovo di La Plata, Argentina, si scaglia con una lettera aperta contro il presidente Alberto Fernandez. Il capo di Stato peronista è accusato di aver giocato con i nuovi diritti (aborto, eutanasia, marijuana) mentre il popolo era alle prese con uno dei lockdown più duri del mondo. Mons. Fernandez è uomo di fiducia di Papa Francesco. La sua voce è "pesante". 

Ecclesia 21_09_2021
Papa Francesco e il presidente Fernandez

Mentre in Italia il presidente della Conferenza Episcopale, cardinal Gualtiero Bassetti, scomoda la Provvidenza per elogiare il "grande statista" Mario Draghi, dall'altra parte dell'Oceano Atlantico il vescovo più influente d'Argentina prende a randellate il presidente peronista. Non è l'omologo di Bassetti, ma Víctor Manuel Fernández, arcivescovo metropolita di La Plata e figlioccio di Francesco.

In Argentina si dice che Bergoglio, quando vuole sapere qualcosa sulla sua terra d'origine, alzi la cornetta e componga proprio il numero di colui che chiama amichevolmente "Tucho". Per questo hanno fatto largamente discutere le severe critiche che il presule ha riservato al governo kirchnerista in una lettera pubblicata sul quotidiano bonaerense La Nacion. Monsignor Fernández ha scritto di sperare che «il presidente possa rivedere in tempo la sua agenda delle priorità, per evitare una debacle che finirebbe per danneggiare ancora di più la nostra gente». Una missiva dai toni duri, in cui "Tucho" ha rimproverato ad Alberto Fernández di aver sottovalutato i grandi problemi sociali, generando sfiducia in chi lo aveva votato specialmente nei quartieri più poveri dove l'astensionismo è in ascesa. Entrando nel campo più politico, l'arcivescovo si è spinto a lodare il recente operato dell'ex presidente Mauricio Macri - che una vulgata maggioritaria in patria ha sempre descritto come poco amato dall'attuale pontefice - per aver recuperato consistenti percentuali di voto negli ultimi mesi grazie ad uno «sforzo enorme per avvicinarsi alle persone e almeno ascoltare le vere esigenze». Che l'uomo più vicino a Bergoglio si esprima in questi termini nei confronti del leader del centrodestra argentino è di per sé una notizia rilevante nel Paese sudamericano dal momento che tra i sostenitori macristi è diffusa la convinzione di un presunto contributo decisivo del mondo bergogliano nel compattare quel Frente de Todos poi risultato vincente alle elezioni del 2019. C'è da dire che lo stesso "Tucho" ci ha sempre tenuto a ridimensionare l'interesse nelle questioni di politica interna argentina attribuito dai media al Papa.

In ogni caso, l'affondo dell'arcivescovo di La Plata è arrivato nel bel mezzo della più grave crisi di governo per Alberto Fernàndez: il disastroso esito delle primarie che anticipano le elezioni legislative di medio termine a novembre ha portato alle dimissioni di cinque ministri e alla richiesta della vicepresidente, Cristina Kirchner, di cambiare rotta. Le contraddizioni della coalizione sono venute fuori in questi mesi e l'immagine del presidente è uscita notevolmente appannata dalla gestione della pandemia. Nella sua lettera, quasi a mettere il dito nella piaga, monsignor Fernàndez non ha mancato di ricordare il passo falso che è costato di più in termini di popolarità all'attuale presidente; la festa organizzata per il compleanno della compagna mentre il Paese era in pieno lockdown duro. Ed è giusto così perché i vescovi non possono essere cantori pavidi del Potere, ma devono sferzarlo ed anche rimbrottarlo quando dà simili testimonianze di incoerenza. Questo vale a maggior ragione quando ci si trova di fronte a leggi civili intrinsecamente ingiuste per la Chiesa perché in contrasto con la legge di Dio.

L'Argentina di Alberto Fernàndez finora si è distinta per l'approvazione della legge sull'aborto e per l'inizio della discussione sulla legalizzazione dell'eutanasia. Accelerazioni che sono avvenute mentre nel Paese si raggiungevano record di contagi e di morti per Covid. Una circostanza che "Tucho" ha polemicamente sollevato nella sua lettera anti-presidenziale, accusando l'attuale inquilino della Casa Rosada di essersi «dilettato con l' aborto , la marijuana e persino l' eutanasia, mentre i poveri e la classe media hanno avuto ben altre angosce rimaste senza risposta». L'arcivescovo ha attaccato il presidente che negli ultimi messi si è preoccupato di far registrare «un decisivo passo in avanti per imporre un linguaggio "non binario"» anziché pensare alle questioni che davvero interessano la gente dei quartieri. Il presule ha voluto mettere in evidenza come, in piena emergenza sanitaria, il ministero della Salute argentino abbia preferito appassionarsi alla campagna a favore dell'aborto. La lettera è arrivata pochi giorni dopo la conferenza stampa aerea in cui Papa Francesco ha ribadito di considerare l'aborto alla stregua di un omicidio commesso da un sicario. 

Che di questa iniziativa di monsignor Fernàndez possa non essere all'oscura Santa Marta lo ha lasciato immaginare una fonte vaticana consultata dall'informato portale Letra P secondo cui nelle Sacre Stanze ci sarebbe “preoccupazione” per la crisi di governo in corso ma nessuna intenzione di fare assist all'attuale presidente, con il quale i rapporti sarebbero freddi. Una prova del solido legame tra il pontefice e l'arcivescovo di La Plata, invece, si è vista nel recente commento scritto da quest'ultimo sul compimento della Legge secondo le tradizioni ebraica e cristiana e pubblicato dal L'Osservatore Romano: si è trattato, di fatto, della risposta ufficiale della Santa Sede ai chiarimenti richiesti da alcuni rabbini su alcune frasi pronunciate da Francesco in una catechesi dell'11 agosto. Quindi, Bergoglio si fida e anche molto di “Tucho” ed è difficile pensare che il presule abbia fatto una mossa ardita come la lettera su La Nacion senza prima essere certo che il Papa non ne sarebbe rimasto contrariato. L'arcivescovo ha invitato “alcuni membri del governo” a non radicalizzarsi ulteriormente, perché ciò li “avvicinerebbe al baratro”. Vedremo se il presidente Fernàndez darà ascolto all'avvertenza lanciata dall'uomo più vicino all'argentino più illustre del mondo o proseguirà a voler “copiare l'agenda del socialismo spagnolo”.