Far amare l’Immacolata, il testamento di padre Kolbe
Nel suo “testamento spirituale”, pronunciato a Roma nel 1933, san Massimiliano Kolbe lasciò in eredità ai suoi confratelli la missione di diffondere la devozione all’Immacolata, via per Gesù, “fino agli estremi confini della terra”. Per riuscirci bisogna fondarsi su tre armi (preghiera, lavoro, sofferenza) e usare ogni mezzo, a partire dalla stampa.
In occasione della festa di san Massimiliano Maria Kolbe (1894-1941), che ricorre il 14 agosto, approfondiamo gli insegnamenti del suo “testamento spirituale”, pronunciato a Roma nel maggio del 1933. Vediamo qui in azione tutta la sua grande e ardente anima di apostolo mariano, protesa a portare a Maria l’umanità intera, fino ai confini del mondo e fino al martirio, nel campo di concentramento ad Auschwitz.
Al ritorno dal viaggio missionario in Giappone, san Massimiliano si trattenne per alcuni giorni a Roma, presso il Collegio Serafico Internazionale. Qui, dopo aver convocato tutti i chierici nell’aula magna, pronunciò il suo testamento spirituale. “Tutti perciò dobbiamo avvicinarci all’Immacolata per poterci accostare più facilmente a Gesù. [...] I nostri padri hanno combattuto per l’Immacolata, ed ora, dopo la vittoria, non ci è concesso riposare, poiché proprio adesso ciò che si conosce in teoria deve essere tradotto in pratica”.
In precedenza il santo polacco aveva spiegato come i suoi predecessori francescani avessero combattuto strenuamente per la definizione del dogma dell’Immacolata Concezione, e come adesso sia compito della presente generazione fare in modo che l’Immacolata regni in ogni cuore. Ricordiamo infatti la disputa combattuta dal teologo francescano Duns Scoto, vissuto tra il XIII e XIV secolo, originario della Scozia e soprannominato Dottore Sottile per la finezza del suo pensiero. Per poter affermare la dottrina dell’Immacolata Concezione, Scoto si oppose al pensiero tomista del tempo, ovvero che la Madonna fosse stata santificata mentre si trovava nel grembo della madre, ma dopo essere stata segnata dal peccato originale. Scoto superò l’ostacolo con la tesi della redenzione preventiva: in previsione dei meriti di suo Figlio, la Madonna venne redenta da Gesù.
Ma torniamo al testamento di padre Kolbe, che in poche righe condensa gli insegnamenti principali che il santo vuole trasmettere ai suoi figli: “Quando avrete notizia della mia morte, sappiate che voi siete, per testamento, i miei eredi. Sinora tutti insieme abbiamo lavorato per l’Immacolata; quand’io sarò morto, allora ricordatevi che tocca a voi continuare, a voi raccomando la Milizia dell’Immacolata. Senza limiti e senza restrizioni dedicatevi alla causa dell’Immacolata, affrontate per Essa ogni sacrificio, fino allo spargimento del sangue se occorrerà e dovrete diffondere la Milizia dell’Immacolata fino agli estremi confini della terra, poiché è una causa santa ed è la volontà della divina Madre che noi Frati Minori Conventuali, che nel passato propugnammo la sua Immacolata Concezione, adesso diffondiamo pure il suo culto. Ecco il mio testamento”.
San Massimiliano chiama i suoi figli “eredi”. Come un padre di famiglia, sentendosi vicino alla morte, scrive il suo testamento dividendo tra i figli il patrimonio materiale, così anche san Massimiliano eleva quest’azione puramente materiale, volendo lasciare ai suoi frati, invece, un patrimonio spirituale, ovvero ciò che ha di più caro: l’amore illimitato all’Immacolata, attraverso l’organo della Milizia dell’Immacolata, fondata il 16 ottobre 1917 insieme a sei confratelli, con l’intento di arginare l’odio contro la Chiesa e convertire i peccatori, soprattutto i massoni. L’essenza della Milizia dell’Immacolata è proprio questa: essere totalmente dell’Immacolata, sotto ogni aspetto, pregare l’Immacolata di poter essere sua cosa e proprietà, perciò che Lei faccia tutto ciò che vuole di ogni membro.
Non dobbiamo immaginare la Milizia solo nei termini di un’associazione mariana, essa infatti è molto di più: è un’ideale, l’ideale di vita di san Massimiliano e delle sue città mariane. E in effetti non è stato così per lui, fondatore di due Città dell’Immacolata, una in Polonia e una in Giappone, e con il progetto di fondarne una terza in India? Non è forse arrivato fino ai confini del mondo, non ha forse rischiato tante volte la vita ad Auschwitz, celebrando la Messa nel campo di concentramento o nel bunker della fame, mentre con i compagni pregava il Rosario? L’Immacolata ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella vita del santo polacco. A partire dalla famosa apparizione, da bambino, della Madonna con le due corone di colore bianco e rosso, fino alla costante presenza della sua “Mamusia”, come amava chiamarla il santo, possiamo dire che l’Immacolata è sempre stata il suo modello e motore trainante.
San Massimiliano, infatti, sapeva bene che un’anima devota di Maria non può perdersi e che solo con il suo aiuto può diventare santa. Il programma di lavoro, l’ideale da realizzare è quello di conquistare tutto il mondo all’Immacolata, cioè fare in modo che l’Immacolata ami Gesù “in” e “attraverso” ogni anima. Per raggiungere questo scopo sublime è necessario adoperare ogni mezzo. San Massimiliano lascia ai suoi figli in eredità la conquista del mondo all’Immacolata, che lui già aveva ampiamente iniziato, in particolare con la fondazione di una rivista tutta mariana, il Cavaliere dell’Immacolata, che raggiunse una tiratura di un milione di copie.
Come realizzare tutto questo? Con tre armi: la preghiera, il lavoro, la sofferenza. La preghiera, con le continue giaculatorie durante il giorno; il lavoro, che è Volontà di Dio, a beneficio delle molte anime da salvare; la sofferenza, perché chi soffre lavora molto per la causa dell’Immacolata. Ci stupiamo di questo? In una conferenza tenuta alcuni anni prima, san Massimiliano chiese ai frati quale fosse la sezione di lavoro più importante a Niepokalanow. Forse noi ci saremmo aspettati l’editoria, dove venivano stampate le copie del Cavaliere, dove il lavoro era febbrile e i minuti contati. Invece no. La sezione di lavoro più importante è l’infermeria. I malati non vedono il frutto del loro lavoro per le anime, ma l’Immacolata sì.
San Massimiliano chiedeva spesso ai suoi frati ammalati di pregare affinché la tiratura del Cavaliere aumentasse. E questo ci porta all’ultima parte del suo testamento spirituale: “Vi sono circa due miliardi di uomini sulla terra mentre il Cavaliere conta soltanto 750 mila copie. Affinché ogni famiglia possa leggere la rivista […] se ne dovrebbero stampare 200 milioni di copie. Vedete quindi che se ogni uomo deve leggere il Cavaliere dell’Immacolata ed esso deve essere stampato in tutte le lingue... non può esserci riposo per noi. In Giappone sono avidi di lettura […] ci scrivono in che modo possano conoscere la nostra Religione. I richiedenti li indirizziamo alla missione più vicina… tutto il resto lo fa la grazia di Dio”.
Questa è l’ansia missionaria di san Massimiliano che desidera ardentemente che l’Immacolata entri in ogni cuore! Quando i confratelli e i medici gli consigliavano di riposare (egli era infatti tubercolotico, aveva un solo polmone e spesso soffriva di febbre e mal di testa), il santo rispondeva: “Ci riposeremo in Paradiso!”. Il cuore di un’anima così protesa verso la salvezza dei fratelli più lontani, come può riposarsi, sapendo che così tanti non sono ancora battezzati, sono in peccato mortale, non conoscono l’Immacolata? Quest’ansia missionaria non è poi soltanto teorica, ma soprattutto pratica: il santo, oltre a pregare con la sua comunità per la conversione dei lontani da Dio, si adopera con ogni mezzo, anche con quelli più d’avanguardia, per portare l’Immacolata nel cuore e nella casa di ogni persona. Fondò infatti una stazione radio, la prima nata a servizio della Chiesa, e sottolineò l’importanza di tradurre i giornali da lui fondati per aumentare il raggio dei lettori. “Bisogna inondare la terra con un diluvio di stampa cristiana e mariana, in ogni lingua, in ogni luogo, per affogare nei gorghi della verità ogni manifestazione di errore che ha trovato nella stampa la più potente alleata”.
Era solito dire: “Noi abbracceremo il mondo intero”. Voleva fasciare il mondo di carta scritta per portare tutte le anime all’Immacolata, ma non solo: per lui ogni strumento era lecito per evangelizzare. Il cinema, l’arte... Il Cavaliere dell’Immacolata, ad esempio, aveva al suo interno molte immagini mariane: il santo intuì che tante volte un’immagine può convertire più di un’omelia.
Il suo testamento spirituale interpella soprattutto l’uomo di oggi: quante migliaia di persone non conoscono ancora l’Immacolata? Quanti cattolici, tra religiosi e laici, hanno la stessa ansia missionaria di san Massimiliano, cioè il voler portare la salvezza eterna all’umanità, quando piuttosto è il contrario, cioè con la paura del rispetto umano si scende a compromessi e non si annuncia più la Verità? Quanto viene sminuita oggi la figura dell’Immacolata, abbassata, degradata, da Madre di Dio a donna qualunque? È necessaria una nuova evangelizzazione mariana, con ogni mezzo possibile, per far arrivare l’Immacolata in ogni anima del mondo. Tutti noi siamo gli eredi di san Massimiliano, tutti noi abbiamo il dovere di amare e far amare l’Immacolata fino agli estremi confini della terra.