Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Cecilia a cura di Ermes Dovico
IL DISCORSO AL PARLAMENTO

Energia, dalla von der Leyen solo annunci e promesse

Il discorso sull’Unione di Ursula von der Leyen conferma quanto scritto anche nei giorni scorsi: esiste una inadeguatezza seria e sempre più evidente. Il continuo rifugiarsi in future proposte nei prossimi mesi fa a pugni con l’emergenza energetica e i costi che tutti sopportiamo.

Esteri 15_09_2022

Belle parole, buona dose di furbizia, ma insufficienti a rispondere alle angosce di cittadini, famiglie ed imprese. Il discorso sull’Unione di Ursula Von der Leyen, conferma quanto scritto anche nei giorni scorsi: esiste una inadeguatezza seria sempre più evidente. Il continuo rifugiarsi in future proposte nei prossimi mesi fa a pugni con l’emergenza energetica e i costi che tutti sopportiamo.

Il Parlamento europeo, poche ore dopo, ha fatto di peggio e ha alzato il tetto delle rinnovabili al 45% nel 2030. La sceneggiata di ospitare in Parlamento Olena Zelenska, l’abbigliamento giallo e azzurro (colori della bandiera Ucraina) di Von der Leyen e diversi Commissari, sono state parte della ridicola messinscena per coprire l’assenza di proposte concrete che tutti aspettavamo. L’insistenza sulle colpe della Russia e l’irreale accento sul felice futuro che porterà agli europei ed al pianeta il Green Deal, son i stati corollari di un discorso irresponsabile.

Una grande occasione per dimostrare attenzione, prontezza e competenza nel rispondere ai bisogni dei cittadini e degli Stati europei. Dov’è la leadership di cui l’Europa ha bisogno per affrontare questi mesi e il prossimo anno? Non a Bruxelles e, coloro che hanno voluto nominare questa Commissione nell’estate del 2019, sono ugualmente responsabili.

La presa d’atto della solidarietà europea verso Kiev ed i suoi rifugiati, male non aver accennato alla Polonia ed ai paesi dell’Est, troppo spesso accusati da Bruxelles sullo ‘stato di diritto e che da soli stanno accogliendo i milioni di profughi dalla guerra (solo la Polonia ne ha accolti sinora più di 6 milioni e ne ospita stabilmente 1,3 milioni). Bene che si dia il roaming gratuito europeo agli ucraini, li si faccia entrare nel mercato unico, li si abbia collegati alla rete elettrica europea ma tutto questo cosa c’entra con le sfide e le bollette che stanno mettendo in ginocchio milioni famiglie ed imprese?

Le misure descritte ieri su La Bussola, tra cui i tagli obbligatori all’energia elettrica nelle ore di punta, sono confermate. La promessa di un taglio agli extra profitti e contributo di solidarietà, imposti ai produttori di energia e per le compagnie petrolifere e i 140 miliardi di euro che ne derivano per gli Stati europei, quando sarà attuata? Il tetto dei prezzi del gas ed un abbassamento generalizzato quando verrà deciso? Il disallineamento tra tale prezzo ed il mercato energetico, ovvero la riforma di tale mercato quando sarà attuata? Perché si è voluto sorvolare, come anticipato nei giorni scorsi, sui nuovi poteri autoritari di emergenza?

Ripetere la nenia del nuovo paradigma che dovremo tutti abbracciare, del salto nel felice futuro, grazie al Green Deal è, nella situazione odierna offensivo e insultante. Come nella canzone di Jannacci, a quel “ho bisogno adesso” di milioni di famiglie ed imprese, la Commissione risponde: “Eh se me lo dicevi prima”!

Uno sberleffo ulteriore è stato quello di rassicurare dell’impegno che la Commissione sta profondendo nei negoziati per il Cop27 e la Conferenza Onu sulla biodiversità, quando a decine di migliaia di europei useranno asce per tagliare legna da ardere per l’inverno.

Gli annunci si sono sprecati: dalla creazione di una Banca europea (l’ennesima struttura) dell’idrogeno, all’acquisto europeo di dieci Canadair e tre elicotteri antincendio da fornire ai paesi membri in caso di incendi, dal sostegno economico (anche con la semplificazione fiscale-normativa e nuove norme sui ritardi nei pagamenti) le PMI europee, alla promessa di maggiore flessibilità dei bilanci dei paesi (a fronte di più puntuali verifiche sugli impegni presi), dall’impegno per un 2023 all’insegna della formazione, delle competenze e piena occupazione anche di migranti qualificati, al Fondo per la Sovranità europea per tutelarsi dalla eccessiva dipendenza dalla Cina sulle terre rare e loro lavorazioni.

Troppe idee di una Commissione che salta a piè pari le difficoltà attuali e si getta verso un orizzonte futuro, senza fare il suo lavoro di esecutivo. Ribadire che le politiche di allargamento siano importanti senza velocizzare le procedure per i paesi dei Balcani occidentali o sostenere l’idea francese della "Comunità politica" che abbracci anche Georgia, Moldova e Ucraina, dimenticando il Mediterraneo, è ridicolo. L’esempio del “successo’ con cui la Commissione ha affrontato l’emergenza Covid e vaccini, sulla cui inaccettabile opacità proprio la Corte dei Conti ha pubblicato (12 settembre) un atto di accusa durissimo contro la Commissione ed i suoi affari con Pfizer, è stato un atto di superbia vergognoso. Preoccupanti invece sono state le parole usate per la proposta di nuove norme di controllo che evitino “influenze straniere occulte” nel mondo della cultura e della società e perché potrebbero “minare i nostri valori” (“Pacchetto per la difesa della democrazia”).

Siamo al “Grande Fratello Europeo”? Infine, la difesa della indipendenza della magistratura e la condizionalità dei finanziamenti per gli Stati che non rispettano lo “Stato di diritto”. Nel dibattito era palpabile il malessere diffuso per la debolezza delle proposte di Von der Leyen & Co. Nel pomeriggio il Parlamento ha fatto di peggio, ha approvato l’innalzamento al 45% di energie rinnovabili nel mix energetico dell'UE entro il 2030, aprendo la strada ai negoziati con i 27 Stati membri per l’approvazione entro l’anno. Nuova imposizione per cambiare auto, ristrutturare la casa e pannelli solari per tutti i cittadini. Bel modo di aiutare milioni di europei.