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COMMISSIONE UE

Von der Leyen promossa con riserva, parte azzoppata

La nuova presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si lega alla banda dei visionari (Socialisti-Verdi-Liberali), umilia il proprio partito (Popolare) e schiaffeggia Conservatori e Sovranisti. Non è stata una gran scelta politica, forse è stata la più facile ma certo la più irrispettosa dei risultati elettorali, la più scorretta e pericolosa.

Esteri 17_07_2019
Ursula von der Leyen

Le dichiarazioni della candidata alla presidenza della Commissione Ursula von der Leyen al Parlamento di ieri, dopo una prima ‘visita’ la scorsa settimana, una serie di incontri nei vari Gruppi Parlamentari e una lettera inviata agli stessi gruppi nella mattinata di lunedì, non sono state né chiare né brillanti, lasciando irrisolti i dubbi di molti. Nelle sue repliche agli interventi che i capigruppo e i singoli deputati hanno fatto nell’emiciclo, sempre nella mattinata di ieri, la Von der Leyen ha rassicurato solo i deputati Verdi e Socialisti, lasciando molti dubbi nei Popolari, che si sono sentiti ‘inutili’ o meglio già conteggiati come sicuri, e molte preoccupazioni e contrarietà nei Conservatori e negli altri Gruppi indipendenti e sovranisti.

Il gruppo del Partito Popolare europeo di centro-destra era già sconvolto dalle lettere della Von der Leyen, ai gruppi socialisti e liberali in cambio del loro sostegno alla sua candidatura. Un modo di procedere né concordato, né adeguato con lo stile di partito.  Per conquistare i Verdi la candidata ha ulteriormente sviluppato idee sul cambiamento climatico, un salario minimo in tutti i Paesi, liste transnazionali per le elezioni europee e il diritto del Parlamento europeo di avviare una legislazione, cosa che ha soddisfatto i gruppi verdi, liberali e socialisti. Tuttavia queste aperture sono state vissute come un tradimento nei ranghi del Ppe. Così i Verdi hanno potuto affermare che il discorso di Von der Leyen è stato un "un grande passo avanti"; il sostegno pieno è venuto dai Liberali e il sorriso dell’uomo di Soros che li guida, Ciolos, era la fotografia della soddisfazione.

I Conservatori invece sono rimasti amareggiati per varie ragioni: l’interventismo sullo Stato di Diritto, usato in questo mandato da Timmermans per sanzionare ogni singola riforma nel campo della giustizia e delle leggi (rafforzamento del diritto di famiglia, divieto per aborto etc.), non è stato gradito per nulla, visto che le competenze originarie in queste materie sono nazionali. I sovranisti che forse si erano illusi sulla candidata tedesca, in ragione delle politiche anti migratorie e dure nei confronti degli scafisti e mercanti di uomini, hanno ricevuto un grande schiaffo pubblico: la Von der Leyen, oltre a riaffermare l’ovvio (dovere di soccorso in mare), non ha fatto altro che ribadire il solito mantra ‘riforma di Dublino’, ‘coesione nei ricollocamenti’, ‘diritto di asilo europeo’, ‘sviluppo nei paesi di provenienza e di transito’. Si è detta fiera, anzi motivo d’orgoglio di non ricevere i voti di quel Gruppo che, non si deve dimenticare, rappresenta la maggioranza dei votanti in Italia (Lega) e Francia (Le Pen). Tuttavia pare che anche questa volta, forse ancor più che nello scorso mandato, il rispetto dell’elettorato in alcuni paesi europei sia un orpello inutile. L’umiliazione del partito polacco PiS e della sua candidata alla Commissione e lo schiaffo ai deputati che rappresentano la maggioranza di francesi e italiani, non è solo irrituale istituzionalmente ma rischia di trascinare il Parlamento, la Commissione e lo stesso Consiglio Europeo in un Vietnam tra bande pericoloso.

Legarsi ‘mani e piedi’ alla banda dei visionari (Soc-Verdi-Lib), umiliare il proprio partito (Ppe) e schiaffeggiare Conservatori e Sovranisti, non è stata una gran scelta politica, forse è stata la più facile ma certo la più irrispettosa dei risultati elettorali, la più scorretta e pericolosa per il futuro delle istituzioni europee.

A noi, preoccupati per i valori e le radici cristiane rimane ben poco altro da dire, non c’è peggior sordo di chi non voglia sentire. La candidata ha parlato delle radici europee, ma solo per ricordare il sistema di diritto greco e romano. Ha citato la famiglia e l’importanza della famiglia, ma solo per ricordare che bisogna aiutare i bambini che rischiano la povertà offrendo loro servizi minimi e ai giovani più opportunità. Padri e madri, pur essendo lei stessa madre di 7 figli, non sono apparsi nei suoi interventi. Ricordando più volte la dottrina della Economia Sociale di Mercato, pensava forse di aver esaurito il pensiero cristiano o quello dei padri fondatori cristiani e cattolici europei (due dei quali, De Gasperi e Schumann, sono in via di beatificazione). C’è stato il positivo annuncio della partecipazione dei cittadini, vedremo se e come sarà possibile, alla grande Conferenza per Futuro dell’Europa che si svolgerà dal 2020. Ottimo, ma se a rappresentare i cittadini saranno chiamate le 200 Ong finanziate dall’unico donatore e filantropo ungherese Soros, forse i fuochi dei gilet gialli brilleranno ancora in molte capitali europee.

Ebbene, così inizia il mandato del nuovo Presidente della Commissione, una donna, madre di famiglia, tedesca che è stata eletta ieri sera con il voto di soli 383 deputati contro 374 voti contrari, quando dovevano essere 406 i voti delle famiglie Socialista, Liberale e Popolare. Maggioranza risicata e ora inizia la caccia ai traditori (o forse molti meno del previsto sono stati i deputati che si sono fidati di una futura Presidente poco leale con gli stessi del suo partito politico). Come dire: se tradisci i tuoi, come possiamo fidarci noi? Il primo banco di prova non è stato superato con brillante coraggio e determinazione, il secondo sarà la difesa che ella stessa dovrà fare per la nomina dei Commissari europei e i portafogli ad essi assegnati. Il cielo è buio, un lampo di coraggio può sempre accadere, la von der Leyen potrà sorprenderci e ne saremmo felici.