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IL LIBRO

“Atto d'amore”? Così la Chiesa è caduta nella trappola del dio vaccino

«La chiesa ha consentito che altri dèi venissero sostituiti a quello vero. Questi vaccini sono soprattutto un fenomeno religioso. Le processioni di un tempo sono divenute oggi fanatismi in adorazione del preparato che il dio Scienza di volta in volta offre». Intervista al professor Di Blasi, autore del libro "Vaccino come atto di amore?". 

Ecclesia 18_10_2022

Avvocato, Dottore di ricerca in filosofia del diritto, il prof. Fulvio Di Blasi è autore dell’importante volume Vaccino come atto di amore? (Phronesis, 2021), nel quale cerca di ricondurre il tema dell’attuale “vaccinazione” nel quadro di una completa valutazione etica. La Nuova Bussola lo ha intervistato.

Dunque, professor Di Blasi, dopo le ammissioni di Janine Small, vaccinarsi non è più un atto d’amore?
Tutti sono stupiti per questa ammissione al Parlamento europeo sul fatto che il vaccino Pfizer non è mai stato testato per bloccare la diffusione del virus e raggiungere l’immunità di gregge. A me stupisce chi si stupisce, e mi dà grande amarezza il pensiero che, con un pizzico di diligenza, si sarebbero evitate tante persecuzioni, tanta divisione e tante morti inutili. Bastava leggere i documenti.

Cosa che lei ha fatto.
Nella parte tecnica del mio libro vengono offerti tutti i dati per comprendere quel problema, inclusa la lista ufficiale dei “benefici sconosciuti” del farmaco, tra cui l’efficacia sulla diffusione del virus o sull’impedire le morti da COVID-19. A noi che, invece di fare propaganda, studiavamo, Janine non ha detto nulla di nuovo.

Non lo potevano fare anche i pastori della Chiesa cattolica?
Provo tanta amarezza per la chiesa (utilizzo l’iniziale minuscola quando mi riferisco agli uomini di Chiesa), che dovrebbe essere maestra nell’etica e nella ricerca della verità ma che, in questo caso, non ha mostrato neppure la diligenza spicciola di informarsi con persone credibili o leggere le fonti prima di esprimersi, e si è resa complice di politiche ciniche e utilitaristiche. Il parere della Congregazione per la Dottrina della Fede, su cui lei stessa ha scritto molto, è stato uno scandalo anche metodologico, perché non si può dare un parere etico o teologico su cose che non si conoscono e non si studiano a sufficienza.

Quando il Papa uscì con il famoso slogan, ci si sarebbe aspettati che almeno chi aveva un minimo di competenza etica cadesse dalla sedia. E invece?
E invece hanno avuto tutti paura e hanno assistito inebetiti alla persecuzione dei giusti legittimata da quella frase, utilizzata a piene mani per dare addosso ai non vaccinati. Per me invece è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ai persecutori mancava solo una cosa per dare libero sfogo alla loro furia: l’unzione sacra. Ma lo Spirito di Verità non poteva essere sconfitto. Di fronte al fallimento o tradimento delle autorità dovevano parlare le pietre. E così abbiamo fatto, molti di noi, con l’umiltà e il coraggio di chi si appoggia solo sulle forze di Cristo.

Pochini tra i chierici.
Ho amici chierici che hanno avuto paura, che mi hanno detto che non potevano parlare o scrivere, che avevano le mani legate. Un clima incompatibile con l’amore di Dio, espressione di una chiesa ridotta a lotte di potere, invidie e vanità. Mi piace dire agli amici che dobbiamo riscoprire lo spirito profetico e andare a svegliare le autorità che hanno le squame agli occhi e il cuore indurito. È il momento di urlare dai tetti.

Vediamo perché quella esternazione del Papa è fuorviante. Partiamo dall’oggetto morale: l’oggetto morale è un “oggetto”?
Le azioni morali vanno classificate e definite, come con gli insetti.

Gli insetti?
Sì. Ci sono caratteristiche essenziali e accidentali. Se dagli artropodi togliamo “zampe articolate” non abbiamo più gli artropodi, ma se togliamo “ali ricoperte di squame” togliamo solo gli artropodi “lepidotteri”. Se dal furto togliamo “l’appartenenza ad altri della cosa rubata” non abbiamo più il furto, ma se togliamo “gioielli” avremo il furto di qualche altra cosa. L’atto morale non si definisce solo per un oggetto materiale, come il vaccino o un antinfiammatorio. La persona non fa un atto di amore semplicemente perché sceglie una cosa materiale. Prendere una medicina può essere un atto di odio se la sto togliendo a chi ne ha più bisogno, se comporta rischi sproporzionati o se non è una vera medicina. Per la morale, lo stesso atto materiale (vaccinarsi) può essere buono o cattivo ed è strano che il Papa non se ne sia reso conto.

C’è poi il problema delle circostanze. Curioso che, su alcuni divieti morali assoluti, si sia diventati più permissivi in nome delle circostanze, mentre l’atto di “vaccinarsi” sia ritenuto buono in ogni caso.
Sì, infatti. È un segno della crisi di identità della chiesa di oggi. Parte della gerarchia è impegnata nel demolire la concezione morale sugli atti intrinsecamente cattivi, perché ossessionata dal compiacere un mondo che vorrebbe la legittimazione piena di qualunque atto sessuale. Vi è uno scollamento totale col senso comune e il popolo fedele, il quale vede sinodi e lotte tra conferenze episcopali come qualcosa di eccentrico e di alieno. Gli atti intrinsecamente cattivi sono però una necessità etica, come l’atteggiamento religioso. Gli atei, inclusi i chierici che credono di credere, tendono a crearsi degli dèi per cui combattere (come il “Dovere civico”, il “Vaccino”, la “Scienza”), come tendono a crearsi assoluti morali.

Un altro grosso problema è l’abdicazione della coscienza in nome della scienza. Da anni siamo sottoposti alla pressione di delegare ogni valutazione agli esperti: pensano per noi, pensano a noi...
Oggi la scienza viene trattata come un dio pagano proprio perché non se ne comprende il concetto e non si accetta la sfida razionale di esaminare la coerenza e fondatezza di quanto dicono presunti esperti. Anche qui c’è la stessa dinamica schizofrenica: meno si capisce la scienza più essa viene esaltata. Un altro segno della crisi del Cristianesimo. La chiesa ha consentito che altri dèi venissero sostituiti a quello vero.

Un problema di idolatria più che di cattiva scienza?
Questi vaccini sono soprattutto un fenomeno religioso. Le processioni di un tempo sono divenute oggi fanatismi in adorazione del preparato che il dio Scienza di volta in volta offre. Ma il Cristianesimo è l’armonia tra fede e ragione e non è strano che molti di quegli intellettuali che non si sono affatto stupiti delle affermazioni della Small (e che non sono stati ascoltati o ricevuti dal Vaticano) siano ferventi cattolici laici. Il Cristianesimo oggi, oltre che riportare con coraggio il vero Dio al mondo, deve anche riportargli la scienza e la capacità di distinguere il piano della ragione da quello degli idoli.

Nel suo libro, lei “confessa” di aver seguito l’onda in un primo momento; ma poi si è messo a studiare. E ha cambiato posizione. È per questo che sta cercando di portare in giro per l’Italia le idee del suo libro?
Ho fatto quello che un eticista cattolico dovrebbe sempre fare. Di fronte ad un dubbio o ad un caso etico complesso, ho applicato i parametri della prudenza, come l’intelligenza dei princìpi, la memoria dei casi analoghi, l’analisi delle circostanze e la cautela. Di fronte alla gravità di quanto stava succedendo e all’indifferenza delle autorità morali della chiesa, non ho potuto esonerarmi. Chi vede un problema, ne conosce la soluzione e si gira dall’altra parte non è il buon samaritano. I miei libri sono la mia spada affilata a doppio taglio; sono il mio modo specifico di aiutare il bene comune.

Nei suoi incontri con numerose persone, nota dei cambiamenti?
È una cosa fantastica. Dio consente il male in vista di un bene più grande. Forse, uno dei beni più grandi di questa pandemia è un impressionante risveglio delle coscienze morali. Sempre più persone capiscono non solo le verità sui vaccini e sui conflitti di interesse che li hanno caratterizzati, ma anche quei vizi profondi della nostra società che hanno consentito di cadere così in basso. Ho conosciuto e sto conoscendo tanti eroi disposti a rinunciare alle loro comodità borghesi per venire in soccorso alla società e alla Chiesa. Questo aspetto della pandemia è certamente un segno della Provvidenza che riempie anche me di coraggio e rinnovate energie.

Cosa invece rimane di urgente da fare?
Fino al 30 novembre, in Italia, bisogna aiutare i giudici costituzionali a riscoprire la propria responsabilità rispetto non solo all’assetto democratico del sistema, ma anche alla verità e alla giustizia.

E nel lungo periodo?
Aiutare le persone a comprendere le dinamiche internazionali che conducono verso un totalitarismo plutocratico cinico e insidioso, perché basato non sulla violenza esplicita ma sulla manipolazione dell’informazione. Bisogna trovare nuovi modi di tutelare le democrazie e i diritti costituzionali da questi nuovi poteri, che vanno avanti veloci per la loro strada.