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MEDIA E POTERE

Zuckerberg: così è calata la censura sui social

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Nella sua intervista a Joe Rogan, Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Meta (Facebook, Instagram, Whatsapp) ha confidato quanta pressione avesse ricevuto dall'amministrazione Biden per censurare contenuti, soprattutto sui vaccini.

Attualità 13_01_2025
Mark Zuckerberg (La Presse)

Durante un’intervista fiume con Joe Rogan nel celebre podcast The Joe Rogan Experience, Mark Zuckerberg ha affrontato temi cruciali legati alla gestione dei contenuti su Meta, le tensioni con l’amministrazione Biden e il futuro tecnologico della sua azienda. Dalle pressioni governative per censurare i contenuti sui vaccini COVID-19 fino alla controversia sulla fine del programma di fact-checking su Facebook e Instagram, l’intervista offre uno sguardo dietro le quinte delle decisioni più criticate di Meta negli ultimi anni.

Censura e pressioni dall’amministrazione Biden. Una delle dichiarazioni più rilevanti di Zuckerberg riguarda le pressioni esercitate dall’amministrazione Biden per censurare informazioni sui vaccini COVID-19. Zuckerberg ha affermato che funzionari governativi non solo suggerivano, ma pretendevano la rimozione di determinati contenuti. In alcuni casi, queste richieste includevano post basati su dati reali riguardo agli effetti collaterali dei vaccini.

«L’amministrazione ci spingeva in modo molto forte» ha spiegato Zuckerberg, descrivendo come alcuni funzionari arrivassero a urlare contro i dirigenti di Meta per ottenere l’eliminazione immediata di questi contenuti, anche quando rientravano nell’ambito della libertà di parola o della satira. Un esempio discusso include un meme di Leonardo DiCaprio che ironizzava sugli effetti collaterali dei vaccini, contenuto che Meta si è rifiutata di eliminare.

Questa politica di forte interventismo da parte del governo ha creato una tensione senza precedenti tra Meta e l’amministrazione Biden, sollevando una questione cruciale: quando un’azione volta a contrastare la disinformazione diventa censura governativa? Zuckerberg ha sottolineato come, nonostante il rispetto delle linee guida sanitarie, fosse importante proteggere anche i contenuti che rappresentavano dubbi genuini.

La questione del fact-checking: il cambio di rotta su Meta. Oltre alla censura governativa, Zuckerberg ha parlato anche della recente decisione di Meta di abbandonare i programmi di fact-checking di terze parti su Facebook e Instagram. Questo cambio di rotta, da molti visto come una concessione alle accuse di parzialità, è stato difeso da Zuckerberg come un passo necessario per migliorare l’autonomia della piattaforma.

Secondo il CEO di Meta, il fact-checking era diventato un terreno minato, con utenti e politici di tutto lo spettro ideologico che accusavano la piattaforma di favorire un’agenda specifica. Durante l’intervista, ha dichiarato che il team di Meta continuerà a verificare informazioni critiche, ma punterà di più su un’educazione degli utenti alla verifica autonoma. Questa decisione, però, ha attirato critiche dall’amministrazione Biden, che l’ha definita “vergognosa” e potenzialmente pericolosa per la salute pubblica.

Le dichiarazioni su Apple e le sfide dell’innovazione. Nell’intervista, Zuckerberg ha anche affrontato il ruolo di Apple come concorrente principale di Meta nel settore della tecnologia e dell’innovazione. Ha elogiato la capacità di Apple di stabilire standard elevati per il design dei prodotti e l’esperienza utente, ma ha criticato quella che ha definito una “cultura di chiusura” dell’azienda. In particolare, si è soffermato sull’App Store e sulle limitazioni imposte agli sviluppatori di terze parti, che a suo avviso limitano la libertà di innovare.

Zuckerberg ha poi accennato al fatto che Meta sta cercando di seguire un modello diverso con progetti come il metaverso, incoraggiando gli sviluppatori a esplorare nuove possibilità senza restrizioni imposte da un sistema chiuso. Tuttavia, ha ammesso che Meta deve ancora convincere il grande pubblico sull’utilità e il valore delle sue proposte.

Verso una gestione più autonoma dei contenuti? Le parole di Zuckerberg lasciano emergere un quadro complesso: Meta si trova a dover bilanciare una crescente pressione politica, aspettative degli utenti e una strategia aziendale volta a posizionarsi come leader tecnologico. La critica alla censura e al controllo governativo, unita alla decisione di terminare il programma di fact-checking e agli sforzi per costruire un metaverso aperto, riflette una direzione che punta all’autonomia delle piattaforme online. Non sono mancate le ciritche di parte progressista verso Meta e il patron: molti utenti in rete si sono dichiarati preoccupati dalla mancata gestione del fact checking da parte di un gruppo di esterni benché, come professato dallo stesso Zuck, fosse, specialmente durante gli anni di Biden, di impronta schiettamente parziale, verso il Partito Democratico.

Dall’altra parte, però, lo spettro di Trump si aggira minaccioso dietro le spalle di Zuckerberg, soprattutto vista la relazione del neo presidente eletto Donald Trump con Elon Musk, non soltanto proprietario di Tesla ma soprattutto di X, social network che ben prima di Facebook e Instagram aveva seguito le orme del fact-checking da parte degli utenti e liberalizzato la possibilità di pubblicare contenuti senza censure bipartisan. Sono in molti a pensare che Zuck stia cercando di avvicinarsi quanto più possibile a Trump. Si vedrà.

E si vedrà anche come il pubblico, i governi e le aziende rivali reagiranno a questi cambiamenti. In un’epoca in cui tecnologia e politica si intrecciano sempre più, Zuckerberg continua a presentarsi come un sostenitore della libertà d’espressione, pur con i limiti e le contraddizioni di un colosso come Meta.