Vescovi tedeschi: il Papa diserta l'incontro con la Curia
Non deve essere stato facile l'incontro tra la Conferenza episcopale tedesca e i capi dicastero per discutere del controverso e radicale cammino sinodale in Germania. Il vero giallo è l'assenza del Papa, ma non è sfuggita la familiarità che ha mostrato anche giovedì scorso nei confronti del cardinal Marx.
L'attesa visita ad limina dei vescovi tedeschi si chiude con un giallo. Ieri, infatti, i 67 membri della conferenza episcopale tedesca avrebbero dovuto vedere un'altra volta i capi dicastero della Curia e il Papa. Secondo le previsioni, l'oggetto di quest'ultimo incontro prima della conferenza stampa conclusiva fissata questa mattina a Palazzo Cesi sarebbe dovuto essere proprio l'agenda del Cammino Sinodale che sta allontanando la maggioranza dell'episcopato tedesco da Roma.
E invece Francesco non si è presentato all'Istituto Patristico Augustinianum. E così dietro la cattedra dell'auditorium si sono seduti soltanto i cardinali Pietro Parolin, Luis Francisco Ladaria Ferrer e Marc Ouellet che in qualità di Segretario di Stato, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede e prefetto del Dicastero per i Vescovi sono i più interessati alle implicazioni che il processo sinodale tedesco potrebbe avere per la Chiesa universale.
Nel comunicato congiunto non c'è alcuna spiegazione – ufficiale o ufficiosa – sulla mancata partecipazione, data per scontata nei giorni e nelle ore precedenti. L'assenza a sorpresa del Papa proprio all'appuntamento dedicato al controverso Synodaler Weg è un segnale preciso all'episcopato tedesco o va fatta risalire a qualche impedimento fisico? La salute del Pontefice, però, non desta preoccupazioni dal momento che proprio oggi è prevista la sua partenza per Asti, nei luoghi d'origine della sua famiglia e dove si tratterrà anche domani.
Da ciò che sembra trapelare sul faccia a faccia all'Augustinianum, quello tra Curia e Conferenza Episcopale Tedesca non è stato un confronto facile. I capi dicastero della Santa Sede hanno dato voce alle forti preoccupazioni sulle rivendicazioni tedesche in merito a morale sessuale e partecipazione dei laici all'elezione di un vescovo. Nel comunicato si è parlato esplicitamente di «definire e approfondire» i temi affrontati ieri come quelli relativi alle «strutture della Chiesa, ministero sacro e l’accesso ad esso,l’antropologia cristiana» e non è mancato l'accenno «alle preoccupazioni che il Cammino sinodale suscita, indicando il rischio di “riforme della Chiesa e non nella Chiesa”». In platea, tra i responsabili curiali, anche il cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, fortemente critico con il testo guida del Cammino Sinodale e protagonista di uno scontro recente con il presidente della Dbk, Georg Bätzing.
Difficile che questa visita ad limina, arrivata sette anni dopo l'ultima, possa essere ricordata per un via libera romano all'agenda radicale del Synodaler Weg che, peraltro, viene contestata da una parte non residuale dello stesso episcopato tedesco. In questi quattro giorni romani è emersa ancora una volta la centralità di una figura come quella del cardinale Reinhard Marx, l'uomo che ha voluto fortemente avviare questo percorso sinodale. L'arcivescovo di Monaco e Frisinga, pur avendo lasciato la guida della Conferenza nel 2020, continua ad essere l'uomo forte della linea di rottura nella Chiesa tedesca anche in virtù del ruolo di peso ricoperto in Vaticano in qualità di coordinatore del Consiglio per l'economia e membro del Consiglio dei cardinali.
Anche nell'incontro dei 67 vescovi con Francesco andato in scena giovedì nel Palazzo Apostolico si è notata la familiarità del prelato con il Santo Padre. Quest'ultimo, però, ha pubblicamente ammonito i vescovi tedeschi sulla piega presa dal Cammino Sinodale. Lo ha fatto poche settimane fa di ritorno dal viaggio in Bahrain quando ha detto: «la Germania ha una grande e bella Chiesa Evangelica; io non ne vorrei un’altra, che non sarà tanto buona come quella; ma la voglio Cattolica, alla cattolica, in fratellanza con quella Evangelica». Una battuta significativa che aveva già pronunciato al cospetto di Bätzing, come rivelato a maggio nella conversazione con i direttori delle riviste culturali europee della Compagnia di Gesù.
Alla luce di ciò, Marx potrebbe aver capito di dover giocare "in trasferta" a Roma e ha preso le sue contromisure, facendo sfoggio, sui temi più caldi, di una prudenza a lui inconsueta almeno in Germania: parlando ai suoi confratelli nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il cardinale ha sgombrato il campo dall'ipotesi uno scontro frontale con la Santa Sede, sostenendo che i vescovi tedeschi devono «avere il coraggio di iniziare qualcosa di nuovo alla luce della tradizione e portare con sé il tesoro del passato».