Un cattolico è sempre libero di non vaccinarsi
Don Mauro Gagliardi, professore di teologia dogmatica del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma, si interroga sulla legittimità morale di Green Pass e obblighi vaccinali. Da “free vax” confesso, don Gagliardi esamina anche i diritti di esenzione alla luce delle linee guida del Vaticano del 2020 e sostiene: “Noi possiamo essere favorevoli a convincere la gente, non a costringerla”.
L’obbligo di vaccinazione e le annesse restrizioni per il Covid, imposte dallo Stato e dalle autorità diocesane, talvolta senza diritti di esenzione, stanno causando molta preoccupazione a molti cattolici.
L’arcidiocesi di Chicago obbliga tutti i suoi dipendenti di vaccinarsi contro il Covid entro le prossime settimane, mentre altre non invieranno lettere di esenzione per motivi religiosi, nonostante molti cattolici facciano obiezione di coscienza sul vaccino perché correlato all’aborto o considerato non sicuro da alcuni. A Roma, tre università pontificie hanno imposto l’obbligo di Green Pass, un passaporto vaccinale introdotto in Italia, dall'1 settembre per i viaggi a lunga percorrenza e altri servizi, mentre il Collegio Pontificio del Nord America richiede ai seminaristi di vaccinarsi.
Ma quanto è conforme agli insegnamenti della Chiesa tutta questa pressione per vaccinarsi? In questa intervista rilasciata al Register, il 30 agosto, don Mauro Gagliardi, professore di teologia dogmatica del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma, si interroga sulla legittimità morale di tanta coercizione. Da “free vax” confesso, distinto dai “no vax”, don Gagliardi esamina anche i diritti di esenzione alla luce delle linee guida del Vaticano del 2020 e sostiene: “Noi possiamo essere favorevoli a convincere la gente, non a costringerla”. Don Gagliardi, sacerdote dell’arcidiocesi di Salerno, è autore di La verità è sintetica. Teologia dogmatica cattolica, un libro che presenta una panoramica completa della fede cattolica per principianti.
Don Gagliardi, quali sono le sue preoccupazioni sul modo in cui gli Stati, le istituzioni e le aziende stanno cercando di rendere la vaccinazione obbligatoria?
La preoccupazione principale riguarda la responsabilità personale di ogni individuo sul più personale degli aspetti della propria vita: la salute. Se i governi e altre istituzioni impongono un trattamento sanitario, questo è un segno che la persona non è più considerata responsabile. Queste sono misure che solitamente si prendono per persone malate di mente. Diverso è il caso dei bambini. I genitori che sono responsabili nei loro confronti, possono e devono decidere al posto dei loro figli, se devono ricevere un trattamento medico, come una vaccinazione. Gli uomini di governo, specialmente in una democrazia, non hanno la responsabilità genitoriale sui loro cittadini e dunque non la possono esercitare.
Gli uomini di governo, in una democrazia, al contrario, sono al servizio dei cittadini, in quanto loro rappresentanti. Gli Stati dovrebbero lavorare per sostenere i loro cittadini nelle loro scelte responsabili, non per sostituirsi ad essi. In questo caso, i governi dovrebbero mettere a disposizione i vaccini e possono anche offrire incentivi per i cittadini che vogliono vaccinarsi, ma non possono costringerli ad iniettarselo, obbligandoli in modo diretto o indiretto. Chi governa dovrebbe lavorare per il bene comune (in questo caso, per la salute pubblica), ma il principio di sussidiarietà non può essere rinnegato. Ciò lascia sempre spazio per l’obiezione di coscienza dei cittadini.
L’Unione Europea [in realtà il Consiglio d'Europa, ndr], nella Risoluzione 2361, adottata dall'Assemblea Parlamentare il 27 gennaio 2021, per un’ampia diffusione dei vaccini, stabilisce: “Assicurarsi che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e nessuno subisca una pressione politica, sociale o altre forme di pressione per vaccinarsi, se non intende farlo” (7.3.1) e “Assicurarsi che nessuno sia discriminato per non essersi vaccinato, a causa di possibili rischi alla salute o perché non intende vaccinarsi” (7.3.2).
Quanto è compatibile con l’insegnamento morale cattolico questo autoritarismo a cui stiamo assistendo, riguardo ai vaccini anti-Covid, specialmente questa diffusione di un approccio dogmatico che impone la vaccinazione a tutti, nonostante i dubbi sulla loro sicurezza ed eticità?
Alcuni parlano di “dovere morale” alla vaccinazione. Papa Francesco ha detto, in un’intervista, che essere vaccinati è un dovere etico. Ma quando il Pontefice ha approvato e ordinato la pubblicazione della nota ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede (Cdf), che proclama l’uso dei vaccini anti-Covid moralmente accettabile, ha anche approvato il passaggio di quel documento in cui si specifica che la vaccinazione non deve essere obbligatoria.
Secondo un principio della teologia morale, si obbedisce sempre alla legge negativa, mentre a quella positiva non in tutti i casi. “Non uccidere”, ad esempio, non ammette eccezioni. Mentre “Onora il padre e la madre” (e questo comandamento si applica alle autorità di tutti i tipi) ha molte eccezioni. Anche se la vaccinazione fosse veramente un dovere morale, non potrebbe essere un obbligo in senso stretto. Altrimenti, la Cdf non avrebbe neppure scritto che la vaccinazione non deve essere obbligatoria.
Lei si riferisce alla nota sui vaccini del 2020, in cui la Congregazione per la Dottrina della Fede stabilisce “la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria”. Dichiara anche “Coloro che, comunque, per motivi di coscienza, rifiutano i vaccini prodotti con linee cellulari procedenti da feti abortiti, devono adoperarsi per evitare, con altri mezzi profilattici e comportamenti idonei, di divenire veicoli di trasmissione dell’agente infettivo. In modo particolare, essi devono evitare ogni rischio per la salute di coloro che non possono essere vaccinati per motivi clinici, o di altra natura, e che sono le persone più vulnerabili”. Perché queste linee guida non sono state seguite da alcuni, compresi i vescovi degli Stati Uniti che dicono che i loro preti non debbano fornire pretesti all’esenzione religiosa?
Ci sono anche altri passaggi interessanti in quello stesso documento. Prima di tutto, la Cdf stabilisce: “Non si intende giudicare la sicurezza ed efficacia di questi vaccini, pur eticamente rilevanti e necessarie”. Come è proprio di ogni testo che fa magistero, la Congregazione si esprime solo per ciò che riguarda fede e morale, non sulle valutazioni scientifiche che in sé non costituiscono oggetto di magistero, anche se queste valutazioni possono essere di grande aiuto per pronunciare un giudizio morale. Di conseguenza, la Cdf ha dichiarato che i vaccini anti-Covid possono essere assunti, ma non ha mai detto se funzionino o se siano sicuri. Non lo ha mai detto, né può dirlo.
Una seconda precisazione del documento: “è moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione”, ma questo “quando non sono disponibili vaccini contro il Covid-19 eticamente ineccepibili”. Dunque, la Congregazione aggiunge: “Si chiede, quindi, sia alle aziende farmaceutiche che alle agenzie sanitarie governative, di produrre, approvare, distribuire e offrire vaccini eticamente accettabili che non creino problemi di coscienza, né a gli operatori sanitari, né ai vaccinandi stessi”.
Sarebbe anche importante che la Chiesa chieda e sostenga la pronta produzione di vaccini “eticamente ineccepibili”, come il documento li chiama. La Cdf parla di “vaccini che non creano un problema di coscienza”. In questo modo, la Congregazione, nonostante il suo giudizio morale prudente sulla questione, sta ritenendo legittimo l’aver dubbi di coscienza. Io penso che questi dubbi possano essere non solo sul processo di produzione dei vaccini, ma anche sulle loro future conseguenze potenziali e sul fatto che il processo politico-mediatico miri ad imporli.
Considerando le istruzioni della Cdf, si può dire che sia immorale impedire esenzioni religiose, da parte delle istituzioni e dei vertici della Chiesa?
Non penso che questa sia materia strettamente religiosa. Che la vaccinazione debba essere una libera scelta non è solo una questione di morale cristiana, ma una posizione dimostrabile anche dall’etica naturale. Non sono pochi i non cristiani e i non credenti che sono favorevoli alla vaccinazione volontaria e possono argomentare a favore della loro posizione. Tuttavia, come in altre materie, quali contraccezione, aborto ed eutanasia, questi non sono solo valori cristiani, in senso stretto, ma valori umani. Nonostante ciò, esenzioni religiose sono concesse ai cattolici su tali questioni ed esenzioni religiose dovrebbero essere concesse anche in questo caso. Non sono sicuro che sia immorale non concederle, ma suggerirei ai vescovi e alle istituzioni cattoliche di permetterle.
Nel Regno Unito e in altri Paesi, il governo sta progettando o pensa di progettare una legge che permetta ai minori di più di 12 anni di ricevere il vaccino anche senza il consenso dei genitori. Ciò è immorale, vista la loro età e considerando anche il fatto che i giovani hanno meno possibilità di contrarre il Covid e correrebbero già più rischi di incorrere in rari, ma gravi, effetti collaterali del vaccino?
Non sono un medico, né ho studiato medicina, ma è chiaro che questi non sono solo vaccini nel classico senso del termine. Nonostante le autorità insistano a dire che sono sicuri, nessuno conosce con certezza i loro effetti nel medio e lungo periodo, né le compagnie farmaceutiche che li producono, né i governi che, almeno in certi casi, li impongono. Non dico che i vaccini produrranno conseguenze. Spero di no. Non vuol dire nemmeno che coloro che hanno scelto di farsi iniettare il vaccino anti-Covid abbiano commesso un errore. Sto dicendo che i vaccini potrebbero produrre conseguenze e questo aspetto non può essere sottovalutato da tutti quelli che stanno cercando di compiere una scelta cosciente in vista di questa decisione importante. Non ho la verità in tasca. Il punto è: una persona di buona e formata coscienza, può valutare questi aspetti prima di prendere una decisione?
Alcuni Paesi hanno stabilito l’obbligo di altri vaccini per i bambini. Ma questi sono vaccini classici che sono stati testati per decenni e la malattia che devono prevenire è una minaccia per la vita dei bambini. Dunque queste leggi possono considerarsi proporzionate. Nel caso dei vaccini anti-Covid, invece, mancano i due elementi che ho appena citato. Prima di tutto non sappiamo se questi farmaci saranno ancora sicuri nel medio e lungo periodo (ancora: non sto dicendo che non lo siano, semplicemente che non lo sappiamo). Secondo: il tasso di mortalità del Covid per i giovani, specialmente per bambini e adolescenti, è praticamente pari a zero. Dunque, perché vaccinarli? Terzo, la Fda ha approvato di recente uno di questi vaccini (non tutti), stabilendo al contempo che questo debba essere “disponibile, secondo l’autorizzazione per l’uso in emergenza (Aue) anche per individui dai 12 ai 15 anni di età”. Ciò implica: 1) tutti gli altri Paesi hanno per ora solo un’Aue per i vaccini anti-Covid 2) solo un Paese ha approvato uno solo dei molti vaccini e 3) anche quest’ultimo è ancora somministrato sotto Aue per i minori dai 12 ai 15 anni di età. Di conseguenza, miliardi di persone nel mondo sono vaccinati con un farmaco che ha ricevuto solo un’autorizzazione per l’uso in emergenza e che, per questo motivo, può essere considerato sperimentale.
Ciò vuol dire che dobbiamo ancora riflettere e studiare e che sia meglio, per una persona, scegliere se sia più prudente o no, in questa circostanza, farsi iniettare il vaccino. Come possono essere resi obbligatori dei vaccini che sono chiaramente ancora sotto esame scientifico? Non appena l’Fda ha approvato quel vaccino, un virologo italiano ha dichiarato che ora dovrebbe essere reso obbligatorio. Ma non ci sono motivi per sostenere questa tesi. Non tutti i farmaci approvati sono imposti alla gente e il basso tasso di mortalità del Covid non giustifica tale imposizione. Possiamo essere favorevoli a convincere la gente, non a obbligarla.
Il Papa ha parlato ancora il 27 agosto dell’efficacia dei vaccini e sulla necessità di distribuirli a tutti, apparentemente senza eccezione alcuna. Ha anche parlato di un dovere etico di vaccinazione. Questa presa di posizione mina alla radice l’argomento di chi vuole rifiutare il vaccino per motivi religiosi o morali? È sbagliato, per un cattolico, non essere d’accordo con il Papa su questo argomento?
Vale come regola generale che ogni cattolico abbia il massimo rispetto per il vescovo di Roma, per il suo ruolo. Il suo insegnamento magisteriale, anche se non viene proposto in forma definitiva, deve essere ascoltato con religiosa reverenza dell’intelletto e della volontà. La Chiesa, tuttavia, ci insegna anche che non tutte le dichiarazioni hanno lo stesso peso e vincolano il consenso del fedele allo stesso modo. In un’intervista rilasciata all’inizio dell’anno, il Santo Padre ha descritto la vaccinazione come un dovere etico. Più di recente lo ha chiamato un atto d’amore che, in un certo senso, è ancor più vincolante, ma per un altro verso è meno obbligatorio, se confrontato con un dovere tassativo. Ma in ogni caso, finora, il Santo Padre non ha mai detto che i vaccini debbano essere obbligatori.
In breve, visto il basso grado magisteriale degli interventi che ho citato, l’oggetto di queste dichiarazioni (che non è direttamente materia di fede e morale) e la necessità di ulteriore precisione su quanto è stato detto, tutti i cattolici ascolteranno le parole del Papa con il massimo rispetto. Chiamati a discernere le sue parole, le soppeseranno, ma ogni cattolico potrà ancora decidere di non farsi iniettare il vaccino in buona coscienza.
Lei pensa, come molti, che questi obblighi sul vaccino (il Green Pass in Italia e altre forme di passaporto vaccinale altrove) siano una forma di dittatura sanitaria che può condurci ad ulteriori restrizioni della libertà personale, ma che molti dei vertici della Chiesa ed un pubblico ignaro, in generale, non si siano ancora accorti di questo processo?
Mi lasci dire, prima di tutto, che io non sono un “no vax”, ogni anno ho fatto la vaccinazione anti-influenzale e penso che un dibattito fra pro-vax e no-vax, fra “illuminati” e “retrogradi” sia semplicistico. Una miglior etichetta, se serve, è quella di “free vax”. Io voglio difendere la possibilità di scegliere liberamente, in buona e formata coscienza, senza per questo subire una discriminazione. Fra i “free vax” vi sono molti che si sono vaccinati o lo saranno a breve. Dunque non è una posizione ideologica, né negazionista. Neppure è una questione di difesa del libertarismo, ma, piuttosto, è una questione di libertà. Libertà fondata sulla ragione, sulla possibilità di una onesta e responsabile auto-determinazione della persona, sulla base di una coscienza correttamente formata. La fede cieca nell’autorità, che a sua volta è soggetta alla legge, è un errore. Non si può, prudentemente, avere una fiducia cieca in essa, al punto di sospendere l’uso della ragione. Pare che molti intellettuali abbiano dimenticato la lezione di S. Agostino, che non molti anni fa era stata riproposta da Benedetto XVI in Deus Caritas Est, 28: “Remota itaque iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia?”, cioè: negata la giustizia, che cosa sarebbero gli Stati se non grandi bande di ladri? Non possiamo semplicemente assumere che gli uomini di governo e i vertici lavorino sempre per il bene comune, molte volte lo fanno, ma errori, ideologia e corruzione esistono.
Non poche persone sono preoccupate che l’imposizione della vaccinazione miri a legittimare una nuova forma di dittatura. Ad oggi è difficile dire se sia un timore reale. Altre spiegazioni rimangono possibili. Si può dire che, se fosse vero, la situazione attuale sarebbe coerente con questa ipotesi. La Chiesa, così come ogni persona di buona volontà, pur senza diventare complottista, è chiamata a tenere la mente e gli occhi ben aperti e usare la propria capacità di pensiero critico, secondo ragione.
Pietro De Marco, professore di sociologia delle religioni all’Università di Firenze, ha recentemente criticato la sua posizione, dicendo che essere un “free vax” non sia legittimo e affermando che i vaccini non siano sperimentali. Vuole rispondere alla sua critica?
Rispetto il professor De Marco e ho apprezzato molti dei suoi interventi in passato. Sono rimasto sorpreso quando ha pubblicato un aspro articolo in cui attacca coloro che rifiutano di vaccinarsi. Io mi sono sentito in dovere di mandare una lettera a Sandro Magister, che aveva ospitato l’articolo di De Marco nel suo blog. Magister ha cortesemente pubblicato la mia lettera, aggiungendovi la risposta di De Marco. All’inizio di questo secondo testo, De Marco apprezza i miei “ragionati rilievi” e pare correggere il tono del suo primo intervento, scrivendo che “dovremmo sempre scusarci di accentuare troppo i toni”. Tuttavia, il resto della risposta sembra essere ancor più duro rispetto al primo articolo. Ho deciso di non pubblicare un’ulteriore risposta dettagliata a De Marco, visto che non voglio sollevare un’ennesima polemica sul Covid. Dunque non risponderò neanche qui punto per punto.
Voglio solo dire che sono colpito dal fatto che un uomo così intelligente ed erudito condivida una posizione così radicale, sostenendola in modo così debole e dogmatico, un qualcosa che non ci si aspetterebbe da uno studioso del suo calibro. Naturalmente, non posso sapere che cosa alberghi nel cuore di De Marco, ma l’impressione è che, in questo caso, non abbia parlato secondo quel che suggeriva la sua invidiabile mente, ma mosso da una paura che lo ha sopraffatto. Ciò non vuol dire che dovremmo giocare il ruolo degli impavidi. Io so che, come tutti, posso anche contrarre il virus e morire domani stesso e che, in quel caso, potrebbero esserci degli odiatori, su Internet, che festeggerebbero per la mia sorte, come è già capitato troppe volte. Anche se dovesse accadere, io non cambierei idea. Il virus esiste e talvolta è letale. Ma esiste anche il peccato originale e influenza non solo i teologi, ma anche i politici, i vertici della Chiesa, gli amministratori delegati. Non possiamo avere fiducia ciecamente in qualcuno solo perché è un esperto, o si trova a ricoprire una posizione al vertice. Come conseguenza del peccato originale, gli errori e l’ideologia esistono, così come anche la corruzione.
Una coscienza formata rimane il luogo in cui ogni persona di buona volontà può e dovrebbe sentire la voce di Dio, senza negare il principio di autorità, al quale dobbiamo il dovuto rispetto. Ma come da Catechismo (1778), citando John H. Newman, ricordiamo: “La coscienza è il primo di tutti i vicari di Cristo”.
* Pubblicato in lingua inglese sul National Catholic Register, 7 settembre 2021: Rome Theologian Discusses the Vaccine Mandate, ‘Green Pass’ and Conscience Exemptions
Traduzione in italiano di Stefano Magni