Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
LIBERTÀ DI EDUCAZIONE

Trento, ecco il Ddl per una scuola anti-gender

Depositato al Consiglio provinciale di Trento un disegno di legge a firma di quattro consiglieri che mira a restituire piena libertà di scelta educativa ai genitori. Tutto nasce da una petizione di un gruppo di famiglie. Tra i principi, il consenso informato per le attività extracurriculari e l’esclusione dei progetti che promuovano la fluidità di genere.

Educazione 24_06_2022

Non tutte le leggi, in Italia e in Europa, vanno verso la deriva antropologica. Una rondine, evidentemente, non fa primavera ma i segnali in controtendenza, anche quando provenienti dagli enti locali, non vanno mai trascurati. In Trentino, ad esempio, è stata depositata una proposta di legge provinciale (vedi qui) che restituisce piena libertà di scelta educativa alle famiglie, anche sotto il piano procedurale. In altre parole, fare propaganda gender nelle scuole trentine, se passerà il Ddl, sarà praticamente impossibile.

Tutto nasce da una petizione popolare diffusa da un gruppo di famiglie trentine, che quattro consiglieri provinciali - Claudio Cia (Fratelli d’Italia), Luca Guglielmi (Lista Fassa), Alessia Ambrosi (Fratelli d’Italia) e Katia Rossato (Fratelli d’Italia) - hanno recepito e trasformato in una proposta di legge, poi depositata presso il Consiglio provinciale di Trento. «Mi auguro che la nostra iniziativa possa diventare un laboratorio per tutta Italia», dichiara alla Nuova Bussola Quotidiana Luca Guglielmi. «Come padre, vorrei mi fosse concesso di decidere quello che i miei tre figli debbano ascoltare e imparare - prosegue Guglielmi -. Credo la scuola debba trasmettere le conoscenze basilari ma non debba intervenire su temi sensibili. Detto ciò, non stiamo limitando la libertà di scelta di persone adulte, in grado, arrivate a una certa età, di fare le loro valutazioni. Non c’è nulla di “fascista”, né di “medioevale” nella nostra iniziativa. Stiamo solo proteggendo il diritto dei bambini a godersi la propria infanzia, senza che questa venga condizionata dalle rivendicazioni di gruppi ideologici».

Attraverso una serie di modifiche della legge provinciale n°5 del 2006, la bozza di modifica della legge trentina stabilisce (cfr. art. 2.1) che «per garantire il diritto alla piena realizzazione della persona», siano riconosciuti principi come quello della «libertà di scelta delle famiglie anche a favore della scuola paritaria». Viene quindi introdotto un riferimento all’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (1948), che tutela il diritto di priorità dei genitori nella scelta del genere d’istruzione da impartire ai loro figli. Altro riferimento è all’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (1950), ratificata dall’Italia nel 1955, che sancisce come il diritto alla vita di ogni persona sia protetto dalla legge.

Il passaggio che va al cuore del problema è l’introduzione dell’articolo 18 bis, rubricato come Attività che non rientrano nel curricolo obbligatorio e attività relative a temi sensibili. Il principio è quello di disciplinare ogni attività attinente «all’educazione affettiva o sessuale, alla salute riproduttiva o al genere e all’identità sessuale»: la partecipazione a tali attività è esplicitamente «facoltativa» e sottoposta a «un’informativa specifica e dettagliata inviata ai genitori dei minori o agli studenti maggiorenni almeno una settimana prima dell’inizio dell’attività» (art. 3.2). Nel caso specifico della scuola primaria e secondaria, i progetti inerenti ai temi sensibili vanno presentati ai genitori dagli stessi «soggetti attuatori, per una loro preventiva approvazione in forma scritta» (art. 3.3).

Altro aspetto cruciale: qualora il dirigente scolastico o il consiglio d’istituto rilevi «contenuti non coerenti con le indicazioni presenti nelle informative previste dal comma 3, l’eventuale associazione o altro ente proponente non è più ammesso a realizzare attività nell’istituto scolastico per almeno un triennio». Non è, in ogni caso, consentita «la realizzazione, con il coinvolgimento di studenti, di progetti o attività basati sulla prospettiva di genere, che promuovano la fluidità di genere o dell’identità sessuale, oppure che insegnino a dissociare l’identità sessuale dal sesso biologico». Agli studenti che non intendano frequentare determinati corsi, va data la possibilità di seguire un’attività didattica alternativa (cfr. art. 3.6).

«Questo disegno di legge non intende allontanare la discussione sui temi della sessualità, che peraltro, sono già presenti nelle materie scientifiche», puntualizza alla Nuova Bussola il consigliere provinciale Claudio Cia (Fratelli d’Italia). «L’obiettivo - aggiunge Cia - è impedire la prevaricazione di certi insegnanti che si prendono la libertà di portare in classe progetti che non hanno nulla di formativo ma che, semmai, vanno a destabilizzare la crescita psicologica del ragazzo». Con il progetto di legge depositato al Consiglio Provinciale di Trento, si punta a «riconoscere pienamente il ruolo educativo della famiglia», evitando che la scuola diventi la «grancassa di corporazioni ideologiche», in nome di una presunta «inclusione» che alla fine non ha nulla di inclusivo ma consiste semplicemente nell’instillare, fin dalla prima infanzia, il concetto di «fluidità», per cui «alla fine ci si meraviglia che questi ragazzi debbano poi ricorrere allo psicologo per riparare i danni loro procurati in ambito formativo. Non possiamo occuparci di giovani senza definire con chiarezza la nostra posizione su questi indottrinamenti neoliberisti. Il “tutto è possibile” è una bugia. Senza limiti muore il significato. Senza tabù, non c’è principio», conclude il consigliere di Fratelli d’Italia.

 

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