Espianti affrettati di organi, i criteri vanno rivisti
Il caso dell’uomo a cui negli USA stavano per espiantare gli organi, da vivo, conferma la necessità di rivedere i criteri della “morte cerebrale”, che sollevano serie preoccupazioni etiche e scientifiche. Preoccupazioni aggravate dall’odierno clima eutanasico.
Morte cerebrale e organi, un appello confuta gli attuali criteri
I criteri per la morte cerebrale oggi in uso non danno la certezza della morte ed «è quindi sbagliato rimuovere organi da pazienti dichiarati morti utilizzando questi criteri inadeguati». L’appello dei Cattolici uniti.
Un'inchiesta pone domande sulla morte cerebrale
Dopo la morte dei piccoli Charlie e Alfie la prassi del sistema sanitario inglese non è più indiscussa come un tempo. A provarlo sono fatti simili riportati dai media e, ora, il Daily Mail che in un’inchiesta sui casi di morte cerebrale poi smentita dai fatti si è chiesto se tale paramentro possa definire defunta una persona con il cuore battente.
«Organi e trapianti, quanti dubbi sul momento della morte»
"Morte cerebrale" e "morte a cuore fermo": sono i due paradigmi con cui si stabilisce ufficialmente la morte di un paziente, vittima di incidente o con grave disabilità, per poter procedere all'espianto degli organi. Ma questa dichiarazione spesso «non corrisponde alla morte biologica», sono due concetti introdotti per facilitare i trapianti, denuncia la teologa e bioeticista Doyen Nguyen, che si batte per riaprire il dibattito su questo tema delicato.
«Organi e trapianti, quanti dubbi sul momento della morte»
"Morte cerebrale" e "morte a cuore fermo": sono i due paradigmi con cui si stabilisce ufficialmente la morte di un paziente, vittima di incidente o con grave disabilità, per poter procedere all'espianto degli organi. Ma questa dichiarazione spesso «non corrisponde alla morte biologica», sono due concetti introdotti per facilitare i trapianti, denuncia la teologa e bioeticista Doyen Nguyen, che si batte per riaprire il dibattito su questo tema delicato.
Gli staccano il respiratore, ma lui si risveglia
Scott Marr, padre di quattro figli ed ex speaker sportivo nel Nebraska, era stato ritenuto quasi cerebralmente morto e dopo appena due giorni in ospedale gli avevano staccato la ventilazione assistita. I suoi cari stavano pianificando il funerale, quando Scott si è risvegliato. Oggi sta bene e ringrazia Dio, ma la sua storia conferma quanto sia pericoloso il concetto di “morte cerebrale”.
Seifert: "La morte cerebrale è un inganno: vi spiego perché"
Il noto filosofo cattolico Josef Seifert spiega alla NuovaBQ.it «l'utilitarismo che ha prodotto la nuova definizione di "morte cerebrale" per l'espianto di organi», il discorso di Giovanni Paolo II e lo scambio di idee con Benedetto XVI. Chiarendo: «La persona (l'anima) ha un essere sostanziale che non può essere ridotto all'uso della coscienza. Soprattutto è stata scientificamente confutata la tesi per cui il cervello è il centro della vita integrale».
"Morte cerebrale una scusa, pensate ai malati come TK"
Il professore di Filosofia Paolo Becchi spiega alla Nuova BQ: «Nel ’68 una commissione stese un documento in cui si ammetteva che la vecchia definizione di morte era un ostacolo ai trapianti. Era un discorso utilitarista più che scientifico. Ma nel 1992 Troug e Fackler dimostrarono che i mezzi clinici usati per accertare la cessazione di tutte le funzioni dell’encefalo in realtà non riescono a farlo completamente. E che dire di Tk che visse 14 anni dopo la diagnosi di "morte cerebrale"?»
«Visitai Alfie: il problema è la "morte cerebrale"»
Da dove nasce l’approccio medico svelato al mondo in maniera palese dal piccolo Alfie Evans? La risposta per il dottor Paul Byrne, neonatologo di fama internazionale, che nel dicembre del 2017 visitò il piccolo, è chiara: «Anche se Alfie non fu dichiarato cerebralmente morto, tutto nasce dalla definizione di "morte cerebrale". Una visione per cui la vita è misurata sulla quantità di funzioni dell'encefalo».
«I VISITED ALFIE: THE PROBLEM IS "BRAIN DEATH"»
Morte cerebrale e trapianti, ancora scontri nella Chiesa
Il mercato miliardario di organi, i parametri della vita fondati non più sulla sua oggettività ontologica, ma sulla funzionalità e infine il risveglio, pochi giorni dopo la morte di Alfie, di un 13enne giudicato cerebralmente morto, hanno risollevato il problema della "morte cerebrale". Ma cosa dice la Chiesa? E come si comportano i medici cattolici in caso di espianti? Dopo 50 anni dal paradigma che mutò la morte, il dibattito è ancora aperto.
- L'ANOMALIA DEL PORTOGALLO CHE BOCCIA L'EUTANASIA, di Marco Respinti
Alfie, il mercato d'organi e la bugia della morte cerebrale
Durante la battaglia per proteggere la vita di Alfie Evans emerse lo scandalo degli organi che aveva travolto il sistema sanitario inglese. Un business permesso dalla definizione di morte cerebrale, coniata nel '68 prima del primo espianto, che ha mutato il concetto di dignità e di cura in peggio. A dimostrarlo sono i tanti pazienti che appena prima di essere privati dei supporti vitali e dei loro organi si sono risvegliati.