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il caso nitag

Svolta o passo indietro? La posta in gioco di Schillaci sui vaccini

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Pressioni violente sul ministro Schillaci per le nomine del comitato governativo dopo le accuse diffamatorie a Bellavite e Serravalle. La posta in gioco è altissima: per la prima volta il Governo vuole ascoltare la scienza che ha espresso criticità sulla campagna vaccinale. Resistere o soccombere sarà decisivo. 
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Attualità 14_08_2025

Non è destinata a rimanere una semplice polemica ferragostana la vicenda delle nomine del ministro della Salute Orazio Schillaci al Nitag (il Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni), che ha visto travolgere in una campagna diffamatoria i due medici Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle. I due scienziati compaiono nella lista dei 20 medici che comporranno il neo rinnovato comitato consultivo sui vaccini, ma su di loro è piovuta – come la Bussola ha raccontato – una gragnuola di accuse infamanti perché considerati contro i vaccini e addirittura no vax. Accuse che chi conosce i due esperti, e soprattutto Bellavite per quanto riguarda i lettori della Bussola, sono non solo false, ma anche offensive.

La campagna diffamatoria nei loro confronti si arricchisce anche di una petizione rivolta proprio a Schillaci per indurlo a ritirare quelle nomine o addirittura ad azzerare tutto il consiglio e procedere con una nuova tornata di designazioni più confacenti alla narrativa che abbiamo visto essersi imposta durante la pandemia.

La campagna ieri ha visto l’adesione anche del premio Nobel Giorgio Parisi, il quale è un fisico e non dovrebbe sapere nulla delle competenze che i due medici hanno maturato nel campo della vaccinologia. Ma questo non conta, conta evidentemente urlare più forte e fare pressione su Schillaci nel nome di una scienza che mai come in questo frangente assume i contorni dello scientismo.

Ecco perché il vero obiettivo di questa campagna non sono tanto Bellavite e Serravalle, la cui competenza sul campo non può essere messa in discussione mancando argomenti solidi, ma lo stesso ministro.

È Schillaci che è sotto pressione perché quelle due nomine, pur nella loro piccolezza (2 membri su 20 e per giunta di un organismo consultivo) scardinano letteralmente la vulgata che si è imposta in pandemia e che perdura tuttora e cioè che i vaccini Covid non hanno provocato una serie indefinita di effetti avversi come invece è accaduto. Potrà sembrare irrisorio, ma su queste due piccole nomine si gioca buona parte della credibilità del Governo di voler davvero cambiare l’approccio sui vaccini che abbiamo visto finora. Bellavite e Serravalle non sono uno scandalo in sé, ma lo sono perché avendo come molti altri mostrato i risvolti negativi della campagna vaccinale di massa, il primo come patologo generale e il secondo come pediatra, rappresentano il piccolo granello di sabbia che può inceppare l’ingranaggio.

Che farà ora Schillaci? Se terrà duro e procederà con la conferma delle nomine senza curarsi della petizione avrà dato prova che il Governo, anche sulla partita dei vaccini, vuole affidarsi ad un dibattito scientifico a 360 gradi, che non nasconda criticità e non zittisca anche le evidenze non preventivate e soprattutto che non teme le contestazioni parziali e senza fondamenti scientifici.

Ma se si piegherà invece alla violenza delle manifestazioni di protesta a cui stiamo assistendo in questi giorni, riporterà le lancette dell’orologio indietro, ai giorni in cui si spacciava il vaccino covid come l’antidoto salvifico e pertanto ogni successiva espressione di criticità nei confronti di un vaccino, un qualunque vaccino, sarà bollata come cospirazionista o no vax. Sarebbe una sconfitta per tutto il governo che pure, con molti esponenti di Fratelli d’Italia e della Lega, sta portando avanti non senza fatica i lavori della Commissione Bicamerale Covid per cercare di fare davvero luce su quanto è accaduto in campagna vaccinale.

È bene che il dibattito torni al più presto nei canali di un sano confronto scientifico anche perché le uniche motivazioni che vengono addotte per estromettere i due dal consiglio governativo è che sarebbero No vax. Un’accusa infamante come abbiamo detto, falsa per quanto riguarda questi medici e per giunta diffamatoria come una sentenza del tribunale di Perugia ha stabilito condannando una giornalista di Repubblica che aveva affibbiato questo termine ad un giudice del lavoro di Velletri, il quale aveva reintegrato in servizio un’infermiera non vaccinata.

Semmai, si dovrebbe affermare anche a livello mediatico il concetto di free vax, nel senso di mantenere una libertà di scelta per i vaccini, soprattutto quelli a mRna su cui la letteratura scientifica ha già scritto pagine importanti sul fallimento del rapporto rischi/benefici.

D’altro canto, i due medici non possono fare altro che aspettare che la burrasca passi alla svelta perché più passa il tempo, più le pressioni su Schillaci aumenteranno. Ma è innegabile che su questa vicenda ci siano le attenzioni di molto più che 20 medici e scienziati. Il pensiero unico che si vuole imporre con queste proteste è davvero sconcertante e la violenza con la quale lo si vuole imporre fa paura. Ecco perché resistere o soccombere, per il governo e non solo per Schillaci, sarà decisivo. 

Nel frattempo, un plauso al lavoro del ministro è arrivato anche dal Comitato Ascoltami, che riunisce in forma organizzata il maggior numero di danneggiati da vaccino.

«Il Comitato Ascoltami accoglie con favore la recente decisione del Ministro della Salute di rinnovare il Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni (NITAG) con un’impostazione che valorizza il pluralismo delle competenze e delle prospettive scientifiche», si legge in un comunicato. I danneggiati, dunque, coloro i quali hanno pagato sulla pelle gli eccessi e gli errori della campagna vaccinale a tappeto e senza controlli, hanno espresso così la loro posizione e sicuramente è una posizione molto più autorevole dei tanti, anche scienziati, che per mere ragioni ideologiche si sono uniti alla campagna contro Bellavite e Serravalle.

Infatti, nel ringraziare il ministro, Ascoltami ha ribadito ancora una volta quelle che sono le richieste che da quattro anni fanno al governo, purtroppo inascoltate: «Riconoscimento e presa in carico dei danneggiati da vaccino COVID-19; Creazione di un registro nazionale degli eventi avversi completo e trasparente; Assistenza sanitaria dedicata e multidisciplinare per i danneggiati; Maggiore trasparenza e indipendenza nelle decisioni sanitarie». Bisogni vitali di vittime del vaccino che non sono ancora state prese in carico per un motivo che la campagna che si è scatenata in questi giorni spiega molto bene: guai a parlare con toni critici dei vaccini, si rischia non solo il posto, ma anche l’oblio.



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