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Nuovi casi

Suicidio assistito, la fantasia mortifera dei Radicali

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Due nuove vicende confermano che i Radicali puntano a una legge sul suicidio assistito. In un caso sfruttano la nuova interpretazione della Consulta sui sostegni vitali. Nell’altro fanno disobbedienza civile. Una fantasia che serve in campo pro vita.

Editoriali 31_07_2024

C’è chi aiuta a vivere e chi aiuta a morire. I Radicali si sono schierati apertamente in questo secondo gruppo e non mollano la presa. Lo confermano due vicende di ordinaria eutanasia all’indomani della recente sentenza della Corte costituzionale n. 135/2024 che si è espressa sul criterio dei sostegni vitali (qui un approfondimento).

La prima vicenda riguarda una donna di 54 anni, che chiameremo Gloria, affetta da sclerosi multipla progressiva. Aveva chiesto il suicidio assistito ma l’Azienda USL Toscana Nord-Ovest per settimane aveva negato l’accesso all’aiuto al suicidio perché mancante del requisito di cui sopra: Gloria non era tenuta in vita da alcun trattamento sanitario. Infatti la donna necessitava di nutrizione assistita, ma Gloria aveva sempre rifiutato questo trattamento salvavita. E qui si inserisce la strategia radicale. Gloria poteva benissimo morire sottoponendosi a nutrizione e idratazione assistita. Infatti in questo caso sarebbe rientrata perfettamente nel criterio indicato dalla Corte nella  sentenza n. 242 del 2019. Ma Cappato & Co. da tempo stanno conducendo una lotta contro questo requisito, chiedendo che venga abolito. Dunque sarebbe stato strategicamente perdente far sottoporre Gloria a nutrizione e idratazione assistita e nel frattempo chiedere l’eliminazione di tale criterio.

Ma ecco arrivare l’ultima sentenza della Consulta la quale, tra le altre cose, afferma che un soggetto può ricorrere al suicidio assistito non solo se è già sottoposto a trattamenti di sostegno vitale, ma anche, per stretta analogia, se dovrà esserlo a breve. Esattamente il caso di Gloria, la quale necessita a breve della nutrizione e idratazione assistita. E dunque l’Asl toscana ha dato il via libera al suicidio assistito proprio grazie alla nuova interpretazione del criterio relativo ai trattamenti salvavita fornita dalla stessa Corte costituzionale.

Arriviamo alla seconda vicenda. Lei è Stefania (nome di fantasia), 51 anni, affetta da sclerosi multipla. L’Ats lombarda a cui lei fa riferimento ad oggi non ha ancora risposto alla sua richiesta di suicidio assistito: la relazione medica è stata inviata al Comitato etico, ma questo non si è ancora pronunciato. L’avvocato Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione radicale Luca Coscioni, ha allora diffidato l’Ats. E qui si inserisce un’altra novità della strategia radicale. La signora Stefania non ha atteso la risposta dell’Ats, ma, insieme a Claudio Stellari e Matteo D’Angelo, iscritti a Soccorso Civile, associazione radicale che accompagna in Svizzera le persone a morire, si è recata nel Paese elvetico per poter accedere all’eutanasia tramite suicidio assistito. La novità sta nel fatto che non si attende nemmeno più l’eventuale diniego dell’Asl per poi andare a processo come si era fatto sinora, ma si anticipa un’azione di disobbedienza civile espatriando, mettendo così in rilievo l’esigenza di poter accedere all’eutanasia il prima possibile.

Morale della favola dell’orrore che è contraria alla morale. I radicali vogliono una legge sul suicidio assistito e stanno preparando il terreno allorquando andrà al governo una coalizione progressista. Non si accontentano delle significative aperture della Consulta, ma nel frattempo comunque le usano per i propri scopi, vedi il caso toscano. La propaganda eutanasica si attua, secondo tradizione radicale, anche attraverso disobbedienza civile, vedi il caso lombardo.

In coda una domanda: i cattolici sono così astuti e fantasiosi nel difendere la vita?



La sentenza

Sostegni vitali e suicidio assistito, una Consulta a due facce

La Corte costituzionale mantiene i trattamenti di sostegno vitale come prerequisito per accedere al suicidio assistito. Deluse le speranze dei Radicali, ma nemmeno i pro vita esultano. Da un lato la sentenza allarga il bacino di possibili candidati al suicidio. Dall’altro, rispetto al 2019, dà un’interpretazione più restrittiva dei sostegni vitali.

Suicidio assistito

Sostegni vitali, l’ultima lotta (al rovescio) dei Radicali

Dal caso di Massimiliano Scalas in poi, Cappato & Co. cercano di eliminare il requisito dei «trattamenti di sostegno vitale», posto dalla Consulta come precondizione per accedere al suicidio assistito. La solita strategia mortifera che si basa su un pretesto.