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Suicidio assistito: i radicali puntano sulle Regioni

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Bocciata in Veneto, la nuova corsia preferenziale verso la "dolce morte" a suon di delibere e leggi regionali avanza in Emilia-Romagna e Lombardia, destando non pochi dubbi di incostituzionalità.
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Eutanasia: il trionfo della barbarie, su La Bussola mensile di febbraio

Vita e bioetica 13_02_2024

L’aiuto al suicidio è stato in parte depenalizzato dalla Corte Costituzionale con la sentenza 242/2019 (qui un approfondimento). Da allora alcuni casi sono saliti agli onori della cronaca. Ma l’associazione Luca Coscioni ha da sempre puntato più in alto. Dato che il Parlamento, nonostante l’invito della Consulta, non si è mai espresso sulla materia, ecco che i Radicali hanno iniziato da tempo a raccogliere firme per proposte di legge regionali dal titolo Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per l’effetto della sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019, conosciute più semplicemente con il nome di Liberi subito, proposte volte a tradurre in una normativa regionale le indicazioni presenti nella sentenza della Corte costituzionale. Son ben 10 le Regioni dove la proposta è stata depositata.

In Veneto la proposta di legge è stata alla fine bocciata. Alcuni sviluppi invece si registrano in Lombardia ed Emilia Romagna. Il 6 febbraio l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale lombardo ha approvato all’unanimità l’ammissibilità del progetto di legge dei Radicali. Ora il testo deve passare al vaglio delle varie Commissioni competenti. Il governatore Attilio Fontana ha così commentato la proposta dei Radicali: «Ho sempre sostenuto che si tratti di una questione etica, oltretutto non bisogna essere favorevoli o contrari perché c’è già una decisione della Suprema Corte per cui non possiamo che adeguarci. […] Credo che sia necessario un intervento da parte di chi deve regolamentare le modalità di questa situazione, anche perché io, personalmente, sono contrario a un ipotetico Stato etico che decide chi vive e chi no e sono assolutamente convinto che sia necessario porre delle condizioni ben chiare quando si verificano le quali è possibile accedere a questa richiesta». Risposta telegrafica: ogni Stato è inevitabilmente etico. Questo accade perché laddove ci sono norme ci sono scelte e dietro ogni scelta c’è un fine, quindi un bene, vero o apparente che sia. Decidere di vietare il suicidio assistito non può che essere una decisione etica, perché ogni decisione è etica, parimenti, come vuole Fontana, permettere l’accesso al suicidio assistito è una decisione etica.

Passiamo all’Emilia Romagna dove con la delibera 2596 del 9 febbraio la Giunta regionale ha legittimato il suicidio assistito, elaborando a tal fine anche delle linee guida per le Asl, evitando così di discuterne nell’assemblea legislativa. Nella delibera poi si istituisce un Comitato etico regionale.

Domanda: la proposta di legge Liberi subito è incostituzionale? Per rispondere riportiamo qui in sintesi alcune riflessioni articolate dal dott. Giacomo Rocchi, Presidente di sezione della Corte di Cassazione, in occasione del seminario The care day, svoltosi ad Ancona lo scorso 18 maggio, e dall’avvocato Francesco Farri, pubblicate sul sito del Centro Studi Livatino.

Questa proposta di legge, come accennato, mira a declinare in una legge regionale la sentenza della Consulta prima citata. Ma la sentenza prevede una depenalizzazione di una condotta. La materia penalistica, ex art. 117 comma 2 lettera l della Costituzione, è di competenza esclusiva dello Stato, non delle Regioni. In breve, una Regione non potrebbe, come vorrebbero i Radicali, depenalizzare il suicidio assistito, potrebbe farlo solo una legge del Parlamento italiano. Ed infatti la Consulta a tal fine si rivolse al Parlamento, non alle singole Regioni. Da aggiungersi che anche il cosiddetto diritto all’aiuto al suicidio presente in queste proposte, rientrando nel novero dei diritti civili, ricadrebbe nuovamente nella competenza esclusiva dello Stato.

Inoltre il suicidio assistito entrerebbe nei livelli essenziali di assistenza, ma questa decisione spetta al SSN e quindi ancora una volta, come indicato dall’art. 117 comma 2 lettera m, allo Stato, non alle Regioni. Insomma, le Regioni sono incompetenti a legiferare in materia, materia che pertiene invece alla competenza esclusiva dello Stato, perché quando si parla di vita e di morte tutti i cittadini devono essere trattati in modo uguale e non ricevere trattamenti diversi a seconda delle Regioni dove risiedono. In caso contrario andremmo a ledere la pari dignità sociale di tutti i cittadini (art. 3 Cost.) e  l’unità della Repubblica italiana (art. 5 Cost.). Perciò quando Fontana si difende dalle critiche, affermando che la Regione Lombardia non può che adeguarsi alla sentenza della Consulta, erra, perché non è la Regione che, per ipotesi, dovrebbe adeguarsi, bensì lo Stato nella “persona” del suo Parlamento.

Proseguiamo: la Regione Emilia Romagna abbiamo visto che ha costituito un proprio Comitato etico regionale per la verifica delle condizioni di accesso al suicidio assistito. Tale decisione è in contrasto con il contenuto della sentenza della Consulta perché quest’ultima ha individuato nei Comitati etici territoriali i soggetti deputati per esprimere un parere in merito alla presenza dei criteri indispensabili per accedere al suicidio assistito. I Comitati etici territoriali hanno una disciplina omogenea sul territorio nazionale e quindi si prevede che si possano esprimere con una certa uniformità di giudizio, non così i singoli Comitati regionali. Inoltre nelle proposte di legge dei Radicali manca la previsione della copertura dei costi che invece, ex art. 81 Cost che riguarda anche le Regioni, deve esserci.

Infine se la volontà dei Radicali e delle Regioni radicalizzate è quella di dare attuazione al contenuto della sentenza della Consulta, quest’ultima sentenza deve essere recepita per intero. Dunque deve essere recepita anche quella sezione dove si afferma che «il coinvolgimento in un percorso di cure palliative deve costituire […] un pre-requisito della scelta, in seguito, di qualsiasi percorso alternativo da parte del paziente». Ossia prima del suicidio assistito si deve provare la strada delle cure palliative. Questo doveroso pre-requisito manca assolutamente nelle proposte di legge dei Radicali le quali presentano come unica opzione quella eutanasica.



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