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opposizioni extrapolitiche

Stampa e toghe contro Nordio: l'obiettivo è il governo

Il Guardasigilli propone di limitare l'abuso delle intercettazioni e la loro pubblicazione indiscriminata. I magistrati insorgono e i giornalisti gridano al bavaglio, ma in realtà mirano a mettere in crisi l'esecutivo, che abbassa i toni per evitare uno scontro fatale con la magistratura.

Politica 24_01_2023

Fin dal suo insediamento il governo Meloni ha dovuto parare i colpi bassi provenienti da altri poteri, visto che l’opposizione politica è pressoché inesistente. Il Terzo Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda non vede l’ora che Forza Italia si sgonfi per subentrarle in maggioranza, il Pd sembra in via di liquefazione e quindi i rischi per la tenuta dell’esecutivo possono arrivare solo dall’esterno, non dalla politica.

Confindustria, sindacati, toghe, gran parte della stampa hanno accolto con scetticismo l’avvento del centrodestra al governo e non gli hanno risparmiato bordate in occasione dell’approvazione della manovra di bilancio e sulla questione accise. Ora intravedono una nuova pietra d’inciampo per l’esecutivo, quella delle intercettazioni, all’indomani della cattura del boss mafioso Matteo Messina Denaro. Attaccando l’ex magistrato, ora Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sperano di provocare fibrillazioni nella maggioranza e indebolire Giorgia Meloni, che però ha subito preso le contromisure.

Il Guardasigilli ha espresso chiaramente la sua presa di posizione contro l’abuso dello strumento di indagine delle intercettazioni ed è finito nella bufera. La sua proposta è quella di limitare l'abuso delle intercettazioni come mezzi di ricerca della prova, senza stravolgerne l'impostazione, specialmente per i reati più gravi, come mafia e terrorismo. Inoltre, Nordio vorrebbe mettere un freno alla pubblicazione indiscriminata di intercettazioni riguardanti la vita privata delle persone. «Bisogna intervenire – ha detto – con una riforma solo su quelle giudiziarie, effettuate su richiesta del pm e autorizzate del gip che coinvolgono persone che non sono né imputate né indagate e che attraverso un meccanismo perverso e pilotato finiscono sui giornali e offendono cittadini che non sono minimamente coinvolti nelle indagini».

Su questo ha in teoria un appoggio ampio, che va oltre i confini della maggioranza, perché anche il Terzo Polo si è detto favorevole a una stretta. Il leader di Azione, Carlo Calenda sul punto è stato esplicito: «Io sono del tutto allineato a quello che dice Nordio. Non c'è nessun disegno che tocca l'indipendenza della magistratura. C'è l'idea che la magistratura in questi anni ha usato le intercettazioni per distruggere persone che non hanno fatto alcun reato. La sfera privata non ha niente a che vedere con i reati. Le intercettazioni servono a combattere i reati, non servono a garantire la morale pubblica».

A gettare però benzina sul fuoco è intervenuto ieri il Sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro (Fdi), che ha spiegato quali potrebbero essere alcuni metodi per limitare l’uso improprio delle intercettazioni: qualche forma di punizione ai giornali che pubblicano contenuti penalmente irrilevanti, ma anche ai magistrati stessi che li riportano. Apriti cielo! I giornalisti sono contrari e leggono questa possibilità come un potenziale bavaglio, anche perché secondo loro la responsabilità è dei Pm, che dovrebbero maneggiare con cura quei materiali potenzialmente lesivi della privacy delle persone coinvolte.

Anche nella bufera il presidente Meloni dall’Algeria ha ribadito la sua piena fiducia nel Guardasigilli, che ha fortemente voluto e con il quale mantiene contatti quotidiani. Infatti, tra la premier e il Ministro Nordio è in agenda per la prossima settimana un incontro per definire il cronoprogramma delle iniziative necessarie a migliorare lo stato della giustizia italiana, non solo attraverso una parziale revisione del regime delle intercettazioni.

Questa su Nordio e le intercettazioni è l’ennesima mediazione che il premier è chiamato ad attuare in questi suoi primi mesi di governo. Uno scontro con le toghe potrebbe risultarle fatale e lei lo sa bene. Ecco perché punta ad abbassare i toni, ad avocare a sé e a Palazzo Chigi la gestione del dossier giustizia, senza depotenziare il ministro ma provando a fare una sintesi tra le posizioni di quest’ultimo e quelle di magistrati e categoria dei giornalisti.

Perfino Matteo Salvini, che si è spesso scagliato contro la gogna mediatica provocata dalle intercettazioni, ha invitato ad abbassare i toni per evitare uno scontro tra politica e magistratura, che in questo momento non gioverebbe a nessuno. «Se è vero – ha detto il Ministro delle Infrastrutture – che l’utilizzo delle conversazioni registrate per interventi politici, giornalistici o giudiziari senza nessuna rilevanza è indegno di un Paese civile, è anche vero che non bisogna tornare allo scontro fra politica e magistratura, fra poteri dello Stato, perché non si va da nessuna parte».

Non ci saranno, quindi, le dimissioni di Nordio, che resterà al suo posto e non ci sarà alcuna crisi di governo sulle intercettazioni. Certo fa specie che la sinistra, essendo ai minimi storici anche in termini di voti, provi a far saltare il tavolo dell’esecutivo scommettendo sulle presunte divisioni nella maggioranza in tema di giustizia.

Forza Italia, che pure su alcuni punti economici e fiscali non ha le stesse posizioni di Fratelli d’Italia, sulla presunzione di innocenza e sull’uso limitato delle intercettazioni è pienamente allineata a Nordio. Si illudono quindi le opposizioni “extrapolitiche”, in particolare magistrati e grande stampa, se pensano di disarcionare la Meloni da Palazzo Chigi puntando su questo.