Sospesa la predicazione del braccio destro di Rupnik
Ascolta la versione audio dell'articolo
Dopo il nostro articolo, viene sospesa la predicazione in una chiesa parrocchiale di Reggio Emilia di don Bresciani, braccio destro di Rupnik e numero due del Centro Aletti. Il parroco conferma la sospensione ma non spiega i motivi. Però insulta la Bussola. Decisivo, stando a indiscrezioni, l'intervento del vescovo Morandi.
- DOSSIER: Lo scandalo Rupnik

«L’incontro con don Ivan Bresciani è sospeso». La conferma alle indiscrezioni sullo stop all’evento organizzato dall’Unità Pastorale Laudato Sì di Reggio Emilia con il braccio destro di Marko Ivan Rupnik arriva direttamente dal parroco. Al telefono con la Bussola, don Davide Poletti è asciutto e poco disposto a dare ulteriori dettagli: «Sì, abbiamo deciso di sospendere l’evento, ma non starò a spiegare le motivazioni che ci hanno portato a prendere questa decisione».
E poi una serie di insulti verso il nostro giornale che risparmiamo ai lettori, ma dei quali conserviamo comunque traccia, accusato di essere divisivo. Divisivo il giornale che solleva uno scandalo e non l’evento in sé? Curioso meccanismo autoassolutorio per mettersi in pace la coscienza.
Finisce così, dopo la pubblicazione del nostro articolo di ieri una vicenda che in un giorno solo aveva già gettato la diocesi di Reggio nell’imbarazzo più totale. Secondo fonti accreditate sentite dalla Bussola, è intervenuto lo stesso vescovo Giacomo Morandi a intimare al parroco reggiano di stoppare quell’incontro, ma di questa indiscrezione non c’è conferma.
Quel che è certo è che qualcuno deve aver indotto il parroco a fermarsi. È la prova che l’incontro che si sarebbe dovuto tenere stasera nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore non fosse così neutro e che l’articolo della Bussola non fosse poi così fuori luogo e divisivo. Sennò perché stopparlo?
Evidentemente era già troppo il clamore suscitato da una presenza che rischiava seriamente di creare un precedente pericoloso altrove: il principale braccio destro dell’“artistar” Rupnik, che gira indisturbato nelle diocesi (ieri Ascoli Piceno e oggi Reggio Emilia) come se al Centro Aletti non fosse mai successo niente.
Come se il prete sloveno ed ex gesuita, ispiratore del prestigioso atelier di mosaici non fosse altro che un banale incidente di percorso: ieri portato in palmo di mano dai vertici ecclesiali che gli hanno dato spazio per predicare e “abbellire” le loro diocesi e oggi tenuto segretamente al riparo dalle telecamere da un cordone sanitario ai più alti livelli ecclesiali perché accusato pesantemente da un numero svariato di consacrate di abusi sessuali gravissimi.
Parliamo di accuse, ben fondate e riconosciute credibili, altrimenti i Gesuiti non si sarebbero offerti di avanzare azioni risarcitorie prima del giudizio, come abbiamo già scritto e i lettori sanno.
Quel che conviene sapere in più, però, è che in certi mondi ecclesiali, il nome di Rupnik non provoca lo sconcerto, che invece dovrebbe provocare tanto da non farsi problemi se il suo principale collaboratore viene invitato a parlare proprio come vicedirettore del Centro Aletti, che è uno dei luoghi poi in cui molte consacrate hanno affermato essere avvenuti gli abusi.
Tanto più che il nome di don Bresciani è strettamente legato a Rupnik e al Centro Aletti. Ha anche seguito Rupnik dopo lo scandalo e la cacciata dell'artista sloveno dall'ordine dei Gesuiti. E infatti anche nella locandina di presentazione dell'incontro di Reggio che all’ultimo momento il parroco ha fatto diffondere, viene presentato come vicedirettore del Centro Aletti. Dunque, non c’è stato nemmeno il tentativo di mascherare le cose e presentare don Bresciani come un predicatore qualsiasi in occasione della Quaresima.
E poco importa che l’argomento della “lectio” fosse il Battesimo. Con quale credibilità e onestà si pensava di poter chiamare a predicare al popolo di Dio una persona che oggi è ancora strettamente connessa, per vicinanza di vita e impegno artistico, a chi oggi attende che venga fissato il processo sulla sua condotta? Non giovava forse una maggiore prudenza? Perché concedere a tutti i costi un palcoscenico e un’autorità di parola a chi comunque non poteva non sapere di quello che accadeva al Centro Aletti?
«Speriamo che ci sia un processo», taglia corto il parroco in uno strano impeto di garantismo quasi a voler dire che i conti si faranno alla fine e nel tentativo di difendere una scelta che neppure nella sua parrocchia hanno difeso del tutto, sennò la notizia non sarebbe arrivata alla Bussola che poi se n’è occupata. Peraltro se mai un processo si svolgerà - in Vaticano a parte l'annuncio non si muove nulla da un anno e mezzo - questo lo si dovrà a chi come la Bussola ha continuato a denunciare i misfatti dell'ex gesuita.
E così, mentre a Lourdes i mosaici di Rupnik e quindi del Centro Aletti si nascondono per necessità di coerenza tra la vita e le opere, a Reggio Emilia non si faceva nessun problema a portare in cattedra ancora una volta la spiritualità del Centro Aletti.
Spiritualità che ha visto Rupnik protagonista diverse volte in diocesi, sia come predicatore, sia come artista, tanto che la cappella del Seminario è stata fatta con i suoi mosaici. Viene quasi il sospetto che se Rupnik non fosse stato così pesantemente fermato nella sua azione pubblica, stasera in cattedra nella parrocchia non ci sarebbe stato il suo vice, ma lui stesso.
Perché il Centro Aletti evidentemente deve continiuare a vivere anche dopo Rupnik, nonostante Rupnik, indipendentemente da Rupnik. Perché nuove commesse servono all'orizzonte per mantenere il prestigioso laboratorio di mosaici. E le predicazioni servono a questo: ad entrare in casa dei futuri committenti, le diocesi, per nuovi incarichi. E nuovi guadagni.
È probabile che il vescovo Morandi, che conosce bene le faccende vaticane, non abbia gradito un’esposizione così smaccatamente ambigua e inopportuna nella sua diocesi, di un personaggio legato a doppio filo al protagonista di una vicenda torbida e inquietante sulla quale non si è ancora scritta una parola definitiva e che rischia di essere ancor più grande di quanto le vicende finora emerse hanno evidenziato.
Nisi caste, tamen caute, recitava un vecchio adagio della Chiesa. Ma qualcuno deve averlo dimenticato.
Il primo "peccato" di Rupnik è la sua estetica
Gli altissimi significati teologici attribuiti all'opera dell'ex gesuita si scontrano con un linguaggio elementare, disincarnato e deformato che ha diffuso nell'arte cristiana una nuova strisciante iconoclastia.
Scandalo a Reggio, il braccio destro di Rupnik invitato a predicare
In programma domani, 10 aprile, a Reggio Emilia, una catechesi sulla vita cristiana a cura del vicedirettore del Centro Aletti, don Ivan Bresciani. Un’iniziativa scoperta dalla Bussola e voluta da don Davide M. Poletti, nel solco di una rete di prelati che tuttora favoriscono Marko Rupnik e i suoi fedelissimi, nonostante le malefatte del prete sloveno.
Lourdes rompe gli indugi, coperti i mosaici di Rupnik
Opere associate a uno scandalo in un luogo di guarigione? Una contraddizione sempre più impensabile per il vescovo della località mariana che, dopo averle oscurate, comincia a coprirle. Un primo, anzi un secondo passo, nonostante le opposizioni.
Mano tesa dei Gesuiti alle vittime di Rupnik, il Vaticano tace
La Compagnia di Gesù offre «un percorso di verità e riconoscimento» alle venti donne che hanno subito abusi dall'ex gesuita, che il cardinale De Donatis si ostina a proteggere, mentre Oltretevere il processo canonico tarda ad arrivare.
Dopo Le Iene qualcuno in Vaticano si svegli sul caso Rupnik
Inascoltate Oltretevere, alcune vittime dell’ex-gesuita hanno raccontato la loro storia domenica sera in tv. Ennesimo scandalo per la credibilità della Chiesa, i cui vertici temporeggiano invece di far emergere responsabilità e coperture, che coinvolgono anche il Papa.
- Rupnik, la realtà e il diritto al "buon nome", di John M. Grondelski
Rupnik, la realtà e il diritto al "buon nome"
L'assurdità della lettera dello scorso 26 febbraio del Dicastero per l'interpretazione dei Testi Legislativi in cui ci si preoccupa del "buon nome" e della "denigrazione" dei sacerdoti, emerge con i nuovi particolari dello scandalo Rupnik. È ora di un cambiamento.
Rupnik l'impunito, è ora di far luce sul ruolo di De Donatis
L'ex vicario di Roma è anche commissario del convento di Montefiolo. Dove le suore stanno per partire mentre il controverso prete sloveno, grande protetto del cardinale, trova accoglienza insieme ai suoi. La Santa Sede faccia chiarezza.
Rupnik e soci occupano un convento di suore. Regia del card. De Donatis
Il convento di Montefiolo, nella Sabina, nel quale l’ex vicario del Papa per Roma si è costruito un comodo appartamento, sta diventando il nuovo quartier generale degli ex gesuiti del Centro Aletti. Con relativa cacciata delle suore che lì risiedono. Il nostro reportage.
- DOSSIER: Lo scandalo Rupnik