Rupnik l'impunito, è ora di far luce sul ruolo di De Donatis
Ascolta la versione audio dell'articolo
L'ex vicario di Roma è anche commissario del convento di Montefiolo. Dove le suore stanno per partire mentre il controverso prete sloveno, grande protetto del cardinale, trova accoglienza insieme ai suoi. La Santa Sede faccia chiarezza.

Un giudizio ufficiale da parte della Chiesa sugli atti compiuti da don Marko Ivan Rupnik non è ancora giunto e, a ben vedere, non è nemmeno stato avviato un processo. Secondo quanto dichiarato ad Alfa y Omega dal Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, il cardinale Victor M. Fernández, c’è più di qualche difficoltà nel trovare le persone adeguate per istituire un tribunale indipendente che finalmente avvi il processo.
Ma non si può nemmeno dichiarare neutralità sulla questione, fingendo che non vi siano numerose e circostanziate dichiarazioni riguardo a veri e propri abusi spirituali a sfondo sessuale commessi dall’ex-gesuita, giustificati ricorrendo ad una teologia delirante e con modalità di adescamento concordanti, che tratteggiano una personalità decisamente pericolosa. Di fronte a queste testimonianze, alcune delle quali ormai pubbliche, grazie al coraggio di donne consacrate come Gloria Branciani, c’è ancora chi continua a difendere a spada tratta l’innocenza dell’ex-gesuita. Rupnik è stato per decenni il maestro indiscutibile di centinaia di preti e laici, che dalla sua bocca pendono, attendendo parole che risuonano quasi come una nuova rivelazione, giudizi che sembrano giungere dalle più alte dimore del Paradiso e come tali vengono accolte. Il clero di Roma in particolare è stato quello che maggiormente ha subito questa influenza, a causa della frequenza ossessiva con cui il cardinale Angelo De Donatis affidava a Rupnik predicazioni, ritiri, esercizi, meditazioni.
Rupnik ha poi saputo piazzare molti dei suoi devoti in posti di governo della Chiesa, tessendo una vasta rete che spiega come lui e i suoi compagni di merende abbiano potuto trovare con estrema facilità dei vescovi che accettassero di incardinarli ad experimentum nelle proprie diocesi, senza obbligo di risiedervi: Rupnik a Capodistria, accolto da mons. Jurij Bizjak, le cui titubanze sono state vinte dalle insistenze del Nunzio apostolico in Slovenia, mons, Jean-Antoine Speich, amico di Rupnik e del Centro Aletti e prima ordinazione episcopale del pontificato di papa Francesco; Milan Žust e Andrej Brozovič hanno trovato formalmente asilo alla corte di mons. Maksimilijan Matjaž, vescovo della diocesi di Celje, ordinato proprio dal Nunzio; Ivan Bresciani è stato ospitato nella diocesi di Ascoli Piceno, dove, “decapitato” mons. D’Ercole, è stato nominato mons. Gianpiero Palmieri. Palmieri, pugliese come De Donatis, proviene dal clero di Roma; nel 2018 fu nominato vescovo ausiliare dell’Urbe e consacrato dal conterraneo. Gli ex-gesuiti del Centro Aletti hanno quindi trovato accoglienza presso amici e protettori di Rupnik, con piena libertà di movimento e di residenza, senza che nessuno battesse ciglio.
De Donatis, come abbiamo documentato nel nostro reportage, continua ad essere il grande protettore non solo del prete sloveno, ma anche della ricostituzione di una nuova comunità ufficiosa che risiede da qualche tempo al convento di Montefiolo, proprietà delle Suore Benedettine Regolari di Priscilla, località ad un passo proprio dalla residenza di Gloria Branciani. Tanto per rimarcare la totale insensibilità del cardinale nei confronti del peso che le vittime di Rupnik hanno portato e continuano a portare.
Una fonte ci spiega che il cardinale salentino si fece nominare dalla Santa Sede Commissario Pontificio delle monache, nomina che gli conferisce pieni poteri pontifici (delegati) nella gestione della comunità, inclusi i beni mobili ed immobili; il che significa che le suore di fatto non possono più disporre dei loro beni. L’incarico avrebbe di per sé la finalità di aiutare istituti che, per ragioni numeriche e di anzianità dei suoi membri, non sono più in grado di autogovernarsi; ma si sa che ciascuno ha il proprio stile per venire in soccorso del prossimo. E De Donatis ha pensato bene di allargare la sua benevolenza, offrendo ospitalità anche al gruppetto di ex-gesuiti che hanno deciso di seguire Rupnik usque ad mortem. La presenza di un cardinale commissario, oltre a mettere in trappola le suore, taglia fuori anche il vescovo di Sabina-Poggio Mirteto, che non può far altro che prendere atto della nuova situazione, nonostante – ci dicono – il suo dispiacere per la partenza delle monache.
Che De Donatis abbia sfruttato la propria posizione per continuare a proteggere Rupnik e la nuova comunità nascente, ben sapendo quali siano le pesanti accuse che gravano sull’ex-gesuita, dovrebbe immediatamente allertare la Santa Sede, la quale, per giustizia e verità, non dovrebbe tardare di convocare a sé la superiora delle suore per verificare se la gestione di De Donatis non stia danneggiando la comunità, ed indagare sull’intero operato del cardinale nella sua qualità di commissario. Perché appare più che fondato il sospetto che, a scapito delle Benedettine di Priscilla, a Montefiolo si stia allestendo la nuova dimora della comunità che viveva a Casa Aletti, dal momento che lo stabile di Via Paolina è di proprietà della Compagnia di Gesù, che probabilmente vorrà tornare ad averne anche l’uso.
Rupnik e soci occupano un convento di suore. Regia del card. De Donatis
Il convento di Montefiolo, nella Sabina, nel quale l’ex vicario del Papa per Roma si è costruito un comodo appartamento, sta diventando il nuovo quartier generale degli ex gesuiti del Centro Aletti. Con relativa cacciata delle suore che lì risiedono. Il nostro reportage.
- DOSSIER: Lo scandalo Rupnik
Il primo "peccato" di Rupnik è la sua estetica
Gli altissimi significati teologici attribuiti all'opera dell'ex gesuita si scontrano con un linguaggio elementare, disincarnato e deformato che ha diffuso nell'arte cristiana una nuova strisciante iconoclastia.
Caso Rupnik, in Vaticano una vergogna senza fine
Il Dicastero per la Comunicazione continua a riproporre le opere dell'ex gesuita sloveno accusato di gravissimi abusi sessuali, sfidando le disposizioni del cardinale O'Malley. E anche a Bologna via libera di Zuppi ai mosaici incriminati. Nella lotta agli abusi questo pontificato non ha credibilità.
- DOSSIER: Il caso Rupnik