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TIPI DA COVID

Sileri, il collezionista di gaffe che si finge Cassandra

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Oggi che c'è l'inchiesta covid sugli errori nella gestione della pandemia, l'ex viceministro Sileri vuole passare per Cassandra: ignorato, inascoltato e minacciato dallo stesso entourage di Speranza. Ma quando imperversava in tv non si contano le gaffe e le frasi avventate e veementi su cure negate, vaccini e lockdown. Pronunciate da ventriloquo presenzialista del Governo pandemista. 

Politica 21_03_2023

Inascoltato, ininfluente e minacciato, eppure, graniticamente ancorato alla sua poltrona. Il dottor Pierpaolo Sileri sta passando per la Cassandra del governo Conte II che si trovò a gestire la prima ondata della pandemia. Dalle carte dell’inchiesta di Bergamo, dove è stato ascoltato come persona informata dei fatti – non indagato – emerge come l'ex viceministro alla Salute abbia svelato molti retroscena succulenti sull’inquietante dietro le quinte della macchina governativa.

In particolare, il suo rapporto con l’entourage del ministro della Salute Roberto Speranza e con i vertici della sanità italiana, da Silvio Brusaferro (Iss) a Angelo Borrelli (Protezione civile) è stato raccontato ai pm come burrascoso. Sileri ha svelato il suo mancato coinvolgimento nelle decisioni, dati che gli venivano nascosti e addirittura di una minaccia ad opera di un dirigente del ministero che gli paventava la pubblicazione di un dossier su di lui. Insomma, dalle carte emergerebbe, per stessa ammissione di Sileri, che l’esponente Cinque Stelle non veniva nemmeno invitato alle riunioni operative del Cts e del ministero nel corso delle quali si sono prese decisioni gravi e serie per il Paese.

La linea che Sileri vuol far passare è che lui è non solo esente da critiche di gestione, ma addirittura che non l’ha nemmeno condivisa dato che ne veniva costantemente escluso. Un modo per chiamarsi fuori e puntare il dito accusatorio adesso che l’inchiesta di Bergamo sta facendo emergere ritardi, omissioni, complicità, superficialità gravi e incompetenze nella gestione della prima fase pandemica, quella che ha provocato l’ecatombe di abbandoni terapeutici che conosciamo.

Inutile, ma presente. Può darsi che ai fini dell’inchiesta Covid Sileri possa essere utile ai pm che indagano sull’impreparazione del governo Conte, ma di sicuro questa sua narrazione di estraneità dalle stanze del potere dell’epoca è davvero curiosa, e potrebbe essere tragica se non comica, dato fino a quando è rimasto viceministro (quindi anche durante il governo Draghi), Sileri è stato il principale ventriloquo dei governi pandemisti.

Un cantore quotidiano e immancabile nei talk show, un censore feroce e implacabile di tutti gli oppositori che incontrava nei salotti tv, un interprete zelante e ottuso delle disposizioni – anche le più assurde – del lockdown. Ma anche un entusiasta sostenitore della causa vaccinale, così entusiasta da – addirittura - incorrere in parecchie gaffe e scivoloni smentite dalla realtà dei fatti e rimasti come pietre miliari del caravanserraglio pandemista di cui siamo stati ostaggio.

Sileri dunque non contava niente, eppure quando ci spiegava il concetto di amicizia come affetto stabile a Un giorno da pecora appariva come un oracolo in grado di decidere la vita sociale degli italiani. «Purché sia amicizia vera», aggiunse, per spiegare chi poteva uscire di casa con l’autocertificazione. Solo la Bussola si rese conto della sciocchezza. Tutti i media lo presero sul serio. Oggi si commenta la stortura solo politica dei lockdown e la loro ingiustificabilità scientifica. Ma anche Sileri è responsabile di questo, se non legalmente, vista l’inutilità operativa da lui stesso ammessa, sicuramente dal punto di vista morale e politico.

E la stessa responsabilità morale e politica Sileri ce l’ha nella gestione dei pazienti domiciliari covid. Oggi si lamenta di essere stato tenuto ai margini dai direttori generali e i capi di gabinetto di Lungotevere Ripa. Eppure, quando millantava di avere a cuore le terapie precoci, dopo mesi e mesi di insistenza, sembrava avere potere. Anche la Bussola per un attimo ci credette quando si attaccò al telefono del viceministro cercandolo ripetutamente per capire come pensava di gestire gli abbandoni terapeutici che portavano alla morte. Non lo sapremo mai: il suo lavoro per la revisione di un protocollo si inabissò tra le scartoffie ministeriali e le boutade in favor di telecamera e comunque in colpevole ritardo. In quanto a noi, ricevemmo una bella “lavata di capo” dal suo portavoce per aver osato disturbare il viceministro con insistenza: «Sta lavorando», ci venne detto. Ma anche quel giorno era in uno studio televisivo a parlare a quei giornalisti ai quali, ha rivelato soltanto ora, ha detto delle bugie a causa del caos che regnava nel ministero di Speranza.

Il catalogo di Sileri è pieno di frasi ad effetto diventate cult e mosse nel vuoto.

Come quella del marzo 2021. Il comitato per le cure precoci domiciliari riuscì finalmente a farsi ricevere dal viceministro e chiedergli di inserire il dottor Cavanna tra i membri del Cts per poter finalmente avere tra tanti “scienziati”, anche un medico che fin dalla prima ondata aveva curato a domicilio salvando migliaia di pazienti. Non se ne fece nulla. Ma che non gli fossero simpatici i medici che curavano e denunciavano le morti per abbandono terapeutico del protocollo sciagurato vigile attesa del ministero di cui lui pure faceva parte, è evidente anche dall’odio ideologico con il quale trattò medici come Mariano Amici, irriso e minacciato solo perché non gradito e pertanto meritevole di essere cancellato dall’ordine dei medici. Il 31 agosto 2021 disse che i morti di covid sono più di quelli di tumore, una frase smentita dalla realtà dei fatti ma che lui sostenne con veemenza e trasporto per giustificare lo stato emergenzialista delle politiche del Governo.

«Vi renderemo la vita difficile», tuonò su La7 nel gennaio 2022 contro gli ultimi, irriducibili non vaccinati chiamati sprezzantemente no vax. La vita l’hanno poi resa difficile non solo a loro, ma anche ai tanti vaccinati danneggiati da reazioni avverse delle quali Sileri non si è mai accorto, fino a negarle. Alla Camera con tanto di mascherina d’ordinanza se ne uscì con una frase che oggi ha dell’incredibile: «Ho sentito dire che i vaccinati si prendono il virus e lo trasmettono, è una falsità». A smentirlo non arrivarono né politici, né giornalisti, ma ci pensò la storia. E circa la sperimentalità del vaccino, Sileri venne sbugiardato dal suo ex compagno di università Vanni Frajese che lo zittì per la sciocchezza di aver negato la sperimentalità. Eppure, Frajese sospeso e Sileri felice “a pontificare” in tv

Insomma, forte coi deboli e debole coi forti, il nostro non perse occasione per rappresentare la versione ufficiale nel corso dell’infodemia che si è sviluppata a fianco della pandemia.

Ciuffo da golden boy, faccia da compagno di classe che ti passa i compiti, piglio autorevole e risentito per far valere le sue idee, Sileri è il perfetto prodotto della sciagurata stagione che speriamo di esserci lasciati alle spalle: bastian contrario, ma allineato; accomodante, ma veemente nel massacrare il dissenso; competente come un luminare prestato alla politica, ma credibile, alla prova dei fatti, come l’allegro chirurgo.

Oggi sappiamo che era silenziato, minacciato e inascoltato. Poteva dimettersi o far scoppiare il problema della catena di comando, delle cure negate, delle reazioni avverse, degli errori mascherati da scienzah da una posizione comunque rilevante di viceministro. Scelse di fare finta di nulla e passare per un oracolo. Diventato oggi Cassandra. Con lo stipendio da viceministro, però.