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Ora di dottrina / 124 – Il supplemento

Se la Chiesa rinuncia a riconoscere i miracoli

I segni soprannaturali hanno costellato tutta la storia della Chiesa e sono anche all’origine di feste liturgiche. Pur non aggiungendo nulla alla Rivelazione, hanno salvato milioni di anime. Le nuove Norme del DDF sui presunti fenomeni soprannaturali lanciano un segnale preoccupante.

Catechismo 14_07_2024
Reliquiario (ritaglio) corporale miracolo eucaristico di Bolsena (licenza CC0, da Abxbay, Wikimedia Commons)

Questa parentesi dedicata al miracolo, che ci ha tenuti impegnati per alcune settimane, ha sostanzialmente messo in luce alcuni aspetti fondamentali: la predicazione dei profeti, di Gesù Cristo stesso, degli Apostoli, dei santi è stata accompagnata da segni che attestavano la potenza divina all'opera. Questo è un fatto (vedi qui), ma non semplicemente un fatto, ma una precisa corrispondenza con la natura umana; l'atto di fede è infatti il risultato della sinergia tra l'azione divina e la risposta umana, ma quest'ultima richiede appunto quelle che il Catechismo, citando la Costituzione dogmatica Dei Filius, chiama «prove esteriori della rivelazione» (§ 156).

Queste prove sono fondamentali affinché l'atto di fede sia un atto umano, ossia un atto motivato; infatti, spiega ancora il Catechismo, «il motivo di credere non consiste nel fatto che le verità rivelate appaiano come vere e intelligibili alla luce della nostra ragione naturale». Se la motivazione dell'adesione alla rivelazione non proviene, com'è giusto, dall'evidenza delle verità rivelate, essa allora richiede un'altra ragione “esterna” di adesione ossia dei segni che ne provino la credibilità. Dalla necessità di questi segni deriva anche la capacità dell'uomo di coglierli e riconoscerli come provenienti da Dio (vedi qui).

Una certa critica filosofica ha voluto, con argomentazioni differenti, colpire alla radice questi aspetti di credibilità, trasformando di fatto l'atto di fede in un atto irrazionale, frutto di credulità, o al massimo come espressione di un'esigenza interiore, ma senza “appigli” nel reale. Ma tali argomenti risultano, ad un'attenta critica, come frutti di una distorta impostazione filosofica, radicata su errori di natura gnoseologica e metafisica.

Questi segni non vengono meno e non cessano la loro funzione una volta che la Rivelazione divina si è conclusa con la morte dell'ultimo Apostolo. Di nuovo, prima la realtà: questi segni soprannaturali hanno costellato di fatto tutta la storia della Chiesa, divenendo determinanti per la salvezza eterna di milioni di anime. Le apparizioni della “bella Signora” a Santa Bernadette Soubirous sono state confermate da quell'acqua miracolosa che il 25 febbraio 1858 venne “scoperta” dalla giovane, su indicazione della Santa Vergine. Da allora, migliaia di malati hanno trovato conforto nella malattia, ma anche guarigioni, di cui la medicina non è riuscita a dare spiegazioni. Questi frequenti miracoli hanno attratto numerose persone verso la Grotta di Massabielle, dove molti cuori induriti sono stati toccati e molte anime tiepidi hanno ritrovato il fervore.

Oppure pensiamo alla più grande apparizione mariana del Novecento ai tre pastorelli di Fatima. Lo straordinario miracolo del sole, durante l'ultima apparizione del 13 ottobre 1917, fu il sigillo posto dal Cielo a questi messaggi e il segno che convinse molti ad abbracciare la richiesta di conversione e riparazione della Madonna.

Queste due apparizioni, con i loro messaggi e con quella singolare presenza che la Madonna garantisce nei luoghi ove Ella è apparsa, non hanno certo cambiato il contenuto della Rivelazione, ma hanno di certo cambiato la vita di milioni di persone, hanno confermato la Santa Chiesa in momenti di gravi difficoltà, hanno costituito una luce e una forza per il mondo in momenti di tenebra e minaccia.

Segni soprannaturali sono anche all'origine di feste e solennità liturgiche, nelle quali la Chiesa ha messo in viva luce misteri non ancora sufficientemente considerati, o minacciati da eresie e indifferentismo. Basti pensare al miracolo eucaristico di Bolsena per la solennità del Corpus Domini, alle apparizioni di Paray-le-Monial per la solennità del Sacro Cuore di Gesù e di quelle a Santa Faustina Kowalska, per la Domenica della Divina Misericordia.

Esempi che ci fanno comprendere che, sebbene i segni soprannaturali che Dio elargisce alla Sua Chiesa non aggiungano e non tolgano nulla al contenuto della Rivelazione, tuttavia essi sono risultati decisivi per sostenere il cammino della Chiesa e chiamare le anime alla conversione. «Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la parola con i segni che la accompagnavano» (Mc 16,20): è questa la legge della sinergia tra la predicazione fatta da noi uomini e l'azione divina. L'una non sostituisce l'altra, l'una non porta alcun detrimento all'altra. Per questo la Chiesa, nella sua bimillenaria storia, ha gradualmente sviluppato e precisato i criteri per aiutare i fedeli a riconoscere questa azione divina che accompagna con segni l'opera “ordinaria” della Chiesa.

Ora, il recente divieto del Dicastero per la Dottrina della Fede sulla possibilità che i vescovi (e il Dicastero stesso) si esprimano circa l'origine soprannaturale di eventi presunti miracolosi, costituisce un preoccupante sbilanciamento di questa sinergia verso l'azione umana; in sostanza, si sta dicendo ai fedeli che non è poi così fondamentale riconoscere i segni dell'azione divina nella storia della Chiesa, non è così importante che il Signore confermi l'azione della Chiesa con i segni della Sua presenza. È sufficiente che si valutino i “buoni frutti”, senza però prendersi la briga di dire che vi si riconosce il dito di Dio. È sufficiente la firma autenticata del Dicastero, senza scomodare l'anagrafe divina.

Per quale ragione il Dicastero ha imposto un così repentino dietrofront rispetto alla consueta prassi in materia? È infatti interessante notare che, nella lettera che ha accompagnato le Norme del 17 maggio scorso, si è affermato che «nel Congresso del Dicastero del 16 novembre 2023, si è infine ravvisata la necessità di una revisione globale e radicale del progetto fino a quel momento elaborato, ed è stata preparata un’altra bozza di documento». Dunque, si tratta di un'evidente opera di smantellamento di quanto la Congregazione stava maturando dal 2019, per aggiornare le Normæ del 1978 in continuità con queste ultime.

Torniamo alla domanda: che cosa ha motivato questa «revisione globale e radicale», che ha condotto ad una ordinaria impossibilità di pronunciarsi favorevolmente circa la soprannaturalità di un evento? Difficile affermarlo con certezza. Sicuramente, gli errori filosofici e teologici che abbiamo descritto non hanno mancato di giocare la loro parte, portando ad una non dichiarata ma pur sempre palpabile insofferenza verso i miracoli e gli eventi soprannaturali, visti sempre più come dei fastidi da cui liberarsi presto, episodi imbarazzanti da giustificare di fronte ad una mentalità ormai adulta e “scientifica”. Il recente “probabile miracolo eucaristico” nella diocesi di Ravenna è a proposito emblematico (vedi qui e qui). Questa mentalità ha gradualmente condotto a non considerare più eventuali segni della presenza divina come la preziosa conferma dell'opera della Chiesa e l'indispensabile sostegno del Signore che l'accompagna, ma quasi come un intralcio alla costruzione di una chiesa “più umana” (che sia quella sinodale?).

Un sospetto, per carità, che però trova più di un indizio nell'insistenza che il documento vaticano porta su una non meglio precisata “comunione ecclesiale”: «Tra i criteri positivi non si tralasci di giudicare (...), la promozione di uno spirito di autentica comunione ecclesiale» (Art. 14). E poco dopo: «Si valuti il contributo di tali frutti alla crescita della comunione ecclesiale». Infine, «tra i criteri negativi si verifichino accuratamente (…) uno spirito settario che genera divisione nel tessuto ecclesiale». Tutte affermazioni che possono certamente essere interpretate in senso genuino, ma che, data la loro vaghezza, altrettanto facilmente si prestano ad un'interpretazione faziosa: se nel messaggio di una presunta apparizione si dovesse rinvenire un accenno alla crisi dell'episcopato e del sacerdozio, essa sarebbe compatibile con la promozione di un'«autentica comunione ecclesiale»? Se un presunto miracolo dovesse mettere in questione una prassi autorizzata dai pastori o domandare che ne venga ripristinata una soppressa, favorirebbe uno spirito «che genera divisione nel tessuto ecclesiale»? Così, tanto per chiedere. Dati i tempi.



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