Sarkozy condannato, anche le toghe francesi fanno politica
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Cinque anni per l'ex presidente ritenuto colpevole di associazione a delinquere per i rapporti con la Libia. Una pena senza precedenti per una figura politica di spicco, che apre le porte del carcere a uno scomodo avversario di Macron, in base al teorema ben noto anche in Italia del "non poteva non sapere".

L'ex presidente francese Nicolas Sarkozy sarà presto incarcerato, dopo essere stato condannato ieri, giovedì 25 settembre, a cinque anni di carcere da un tribunale di Parigi che lo ha ritenuto colpevole di associazione a delinquere per i rapporti con la Libia, una punizione senza precedenti per una figura politica francese di spicco. Il processo a suo carico era iniziato lo scorso 6 gennaio.
La sentenza di ieri è stata più severa di quanto molti si aspettassero, una novità assoluta per la sua severità e gravità nella storia politica francese moderna. Uno scomodo avversario politico di Macron e dei suoi che viene chiuso in cella per il tempo necessario all'attuale presidente per proseguire con i suoi azzardi internazionali e bluff alla guida del Paese.
Di certo Nicolas Sarkozy paga la franchezza delle sue opinioni sulla crisi politica francese e le responsabilità di Macron, rilasciate lo scorso 3 settembre al quotidiano Le Figaro. Meno di un mese fa l’ex presidente diceva: «...Ho avuto modo quest'estate di dire al presidente della Repubblica Macron che sono convinto che non ci sarà altra soluzione che lo scioglimento [del Parlamento]. Sarebbe strano, dopo aver scelto di scioglierlo ieri quando nulla lo richiedeva, rifiutarsi di farlo oggi che la decisione è necessaria! La politica deve rispettare il buon senso e obbedire a regole alle quali bisogna sottomettersi. Le elezioni legislative anticipate si terranno quindi senza dubbio entro poche settimane… il Rassemblement National di Marine Le Pen è un partito che ha il diritto di candidarsi alle elezioni. Può quindi anche vincerle se questa è la scelta del popolo francese! Ai miei occhi, appartengono all'arco repubblicano».
Elezioni come unica soluzione alla crisi politica, voluta e innescata lo scorso anno dagli azzardi di Macron e piena legittimità della destra, come forza democratica e repubblicana, di poter vincere le elezioni e governare: due affermazioni che non sono passate inosservate nei circoli che governano oltralpe. Sarkozy, presidente dal 2007 al 2012, trascorrerà del tempo in carcere anche se ricorrerà in appello, come infatti si legge nella decisione del tribunale di ieri.
Uscendo dall'aula, Sarkozy ha espresso la sua rabbia per la sentenza. «Quello che è successo oggi... è di estrema gravità per quanto riguarda lo Stato di diritto e la fiducia che si può avere nel sistema giudiziario», ha detto ai giornalisti, dichiarandosi innocente e aggiungendo che la scandalosa sentenza mette in discussione anche il voto dei francesi di allora e l’intero Stato di diritto del Paese.
Sarkozy è stato riconosciuto colpevole di associazione a delinquere per i tentativi di alcuni suoi stretti collaboratori di ottenere fondi dalla Libia per la sua candidatura presidenziale del 2007, durante il governo del defunto dittatore Muammar Gheddafi. I fatti per i quali è stato dichiarato colpevole risalgono al periodo tra il 2005 e il 2007, dopo di che – ha aggiunto la corte – è diventato presidente ed è stato coperto dall'immunità presidenziale.
Una condanna che si fonda sul teorema, sancito per decenni dalla magistratura italiana, che pur non essendoci alcuna prova certa del reato di cui era accusato, né un soldo era arrivato per la campagna elettorale, Sarkozy, che all'epoca era ministro degli Interni, “non poteva non sapere” cosa avevano trescato i suoi collaboratori con Gheddafi per favorirne l'elezione a presidente della Repubblica. Zero prove anche per quanto riguarda tutte le altre accuse, tra cui corruzione e ricezione di finanziamenti illeciti per la campagna elettorale. Il giudice ha affermato che non vi è alcuna prova che Sarkozy abbia stipulato un accordo con Gheddafi, né che il denaro inviato dalla Libia sia arrivato nelle casse della campagna elettorale di Sarkozy, anche se la tempistica era «compatibile» e i percorsi seguiti dal denaro erano «molto poco trasparenti», ma l'ex presidente è colpevole di associazione a delinquere per aver «permesso» ai suoi stretti collaboratori di mettersi in contatto con persone in Libia, nel tentativo di ottenere finanziamenti per la campagna elettorale. Sarkozy avrà qualche giorno di tempo per sistemare le sue cose e poi il procuratori lo faranno condurre in carcere per scontare la sua pena.
Prendiamo atto di questa politicizzazione della magistratura francese, fatto grave che inquina ancor più uno scenario politico incerto ed una crisi economica galoppante. È la seconda volta quest'anno che un tribunale francese emette una sentenza con effetto immediato nei confronti di una figura politica di spicco: a marzo scorso era stata la leader della destra Marine Le Pen, come abbiamo descritto su La Bussola, ad essere condannata per appropriazione indebita di fondi Ue, con il divieto immediatamente esecutivo di candidarsi a una carica pubblica per i successivi cinque anni. Ora i cinque anni di carcere, con decorrenza immediata, all’ex presidente Sarkozy. Due coincidenze e indizi chiari che favoriscono solo le trame autoritarie di Emmanuel Macron e del suo circolo di potere, non certo la Repubblica francese, né la separazione di poteri propria di uno Stato di diritto.
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