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LO SCANDALO

Qatargate, socialisti e Ong tremano. Silenzio dai media di Soros

Il Ppe denuncia l’ipocrisia del Gruppo S&D sullo “Stato di diritto”. Ma il caso che sta scuotendo Bruxelles appare la punta di un iceberg. Nessuno dei tre grandi network informativi controllati direttamente o indirettamente da Soros ha dato rilievo allo scandalo. E addirittura l’Open Society del magnate affiancherà l’Usaid per contrastare i Paesi conservatori europei. E l’Ue tace?

Politica 20_12_2022

Il caso che sta scuotendo in questi giorni Bruxelles non è che la punta di un iceberg e si capirà nelle prossime settimane se la presidente Roberta Metsola, i partiti politici e i gruppi parlamentari europei, oltre alla Commissione e agli euro-burocrati, vogliano davvero affrontare il problema alla radice o fermarsi alla superficie. Il piano di 10 punti di riforme promesso dalla presidente del Parlamento europeo risponderà efficacemente alle preoccupazioni (“Non si continuerà come al solito”) brandite in aula dalla stessa Metsola lo scorso 9 dicembre?

Il PPE, lo scorso 15 dicembre, con una serie di dichiarazioni ufficiali su Twitter, ha aperto la guerra al sistema dei socialisti europei che vede anche nelle Ong una rete di potere reale nelle istituzioni europee. Il partito europeo di maggioranza relativa denuncia l’“ipocrisia” dei socialisti che sono epicentro dello scandalo e le cui “lezioni sullo Stato di diritto si sono rivelate ipocrite”. Uno scandalo che per il PPE ha un fulcro preciso: “Il Gruppo S&D”. Uno scandalo che, sempre per il PPE, ha “riguardato decisioni e legislazioni reali”, uno scandalo sistemico che svuota di ogni significato le prese di posizione dei socialisti che sembrano “poter avere un prezzo”. Successivamente, il 16 dicembre, è stato il segretario generale dei Popolari, Thanasis Bakolas, a rincarare la dose, denunciando le connivenze dei socialisti con le Ong, l’uso strumentale dei diritti umani, a partire dal rifiuto del Gruppo Socialista di sospendere la presidenza nella commissione DROI (sottocommissione dei Diritti Umani presieduta dall’indagata deputata socialista belga Maria Arena e dove sedeva anche l’on. Andrea Cozzolino) e di congelarne i lavori fino alla conclusione dell'indagine. Per il segretario generale del PPE, i socialisti, dopo aver “rifiutato nuove regole sulle Ong… devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni”.

È emblematica l’immagine del 15 dicembre pubblicata da Le Soir, la fotografia di un lungo elenco di Ong radicali e socialiste e partiti politici (tra cui Non c’è pace senza giustizia, di Emma Bonino), perlopiù comunque estranei all’inchiesta, allo stesso numero civico della Fight Impunity di Panzeri&Co. Ora la breccia aperta dall’indagine e lo sconcerto politico devono spezzare quantomeno l’asfissiante rete che, attraverso diramazioni e presenze multisettoriali e multilivello, George Soros e la sua struttura hanno disteso sulle istituzioni e sul personale europeo. Innanzitutto è necessario liberare l’informazione, partendo dalla constatazione, al momento in cui scriviamo, che nessuno dei tre principali centri di diffusione giornalistica globale controllati direttamente o indirettamente da Soros ha dato rilievo allo “scandalo rosso” di Bruxelles. Vi pare normale? Non lo ha fatto il Project Syndacate, network di notizie e narrative globali diffuso in 158 Paesi, che pubblica in 15 lingue e collabora con 508 organi di stampa nel mondo. Project Syndacate è storicamente finanziato dall’Open Society Foundations di Soros oltre che dalla Bill & Melinda Gates Foundation e anche dall’European Journalism Centre, a sua volta finanziato anche dalla Commissione Europea. Stranamente non c’è cenno dell’inchiesta nemmeno su Poynter, l’altro polo di diffusione globalizzata e di interpretazione “liberal” dei fatti, sovvenzionato da Soros negli scorsi anni: in nessuna delle rubriche c’è traccia dello scandalo corruttivo che sta emergendo nella politica e nelle istituzioni europee. Nemmeno dal terzo polo informativo “indipendente”, ma in realtà legato a filo doppio con Soros, cioè openDemocracy, emerge una sola notizia sul Qatargate. La consapevolezza di openDemocracy del proprio ruolo, e di come i propri articoli vengano ripresi dalle testate di tutto il mondo (in Europa da France 24, El País, ITV News, Today di BBC Radio 4, Daily Mail, Daily Express, Daily Mirror, Financial Times, The Times, Sunday Times, The Telegraph, The Guardian, The Observer, The Independent, la Repubblica, La Stampa), aggrava i sospetti sul silenzio.

Se l’informazione è gravemente eterodiretta, l’associazionismo sociale europeo ancor più potrebbe perdere ogni suo anelito di libertà. Nei giorni scorsi, attraverso l’Ambasciata degli USA a Budapest, l’USAID (agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale) ha reso noto di voler sostenere i suoi partner in Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia per aumentare la capacità della “società civile” e contrastare la carenza di democrazia in quei Paesi europei. L’USAID, nella sua attività, sarà affiancata dalla Open Society Foundations di Soros e insieme sosterranno movimenti e Ong di opposizione ai governi democraticamente eletti in quei Paesi (quasi tutti ancora cristiani) e comunemente accusati di mancanza di libertà di stampa, corruzione, violazioni dello Stato di diritto e dei “diritti civili” (soprattutto aborto e pretese Lgbt). Soros e una potenza straniera (gli Stati Uniti dell’Amministrazione Biden) annunciano di fatto l’assedio alla democrazia di alcuni Paesi europei e la Commissione e il Parlamento stanno in silenzio? È una semplice coincidenza che in sede europea gli attori protagonisti delle medesime accuse e i promotori di decisioni draconiane nei confronti di questi stessi governi conservatori siano le Ong finanziate dallo stesso Soros, il gruppo parlamentare e diversi commissari di provenienza socialista?

Tutti abbiamo memoria dei tanti esempi di come IPPF ed EPF (rispettivamente, la nota multinazionale abortista e un importante network di parlamentari europei) coordinino iniziative che poi vengono promosse attraverso audizioni in Commissione e documenti quali Relazioni, Risoluzioni e Raccomandazioni nel Parlamento europeo contro Paesi (conservatori) poi sanzionati su iniziativa di commissari, casualmente socialisti. Siamo garantisti, ma non ingenui. Se si vuol fare pulizia, la si faccia sino in fondo.