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cercasi trascendenza

Professione celebrante, arriva il surrogato laico del prete

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Archiviata la religione, resta la voglia di cerimonie sostitutive officiate da professionisti, che però ricalcano i riti cristiani facendo sentire ancor di più il grande assente: Dio.

Attualità 24_05_2024
Humanist ceremonies

54%. È la percentuale di matrimoni civili registrata nel 2021 in Italia. Da anni gli italiani preferiscono il sindaco al sacerdote per sposarsi. Però il rito è “tristo” in comune e così sempre più spesso ci si dà all’ibridazione: un primo “sì” al municipio e poi su un bel prato un secondo “sì” con tanto di fiori, musiche, testimonianze e un celebrante senza fascia tricolore.

Parliamo di quest’ultimo. Pare che il celebrante sia diventato una vera e propria professione a tutti gli effetti dato che esiste anche una federazione ad hoc che si chiama Federcelebranti. Una figura, quella del celebrante, sempre più richiesta non solo per le nozze, ma anche per le unioni civili – che segnano un +32% nei primi mesi del 2022 – i funerali, le nascite, le convivenze (si vuole così sugellare la convivenza senza volersi però sposare), le lauree, i fidanzamenti ed addirittura i “cambi” di sesso, le guarigioni e i divorzi. Insomma ogni occasione è buona per chiamare in causa un celebrante con le sue relative competenze. Costui è sostanzialmente un planner che organizza tutto nel dettaglio: canti, musiche, letture di poesie, testimonianze, foto, addobbi, arredi, redazione del finto consenso matrimoniale e molto altro ancora. Naturalmente il suo ruolo principale è quello di raccogliere le promesse dei due piccioncini.

In merito ai matrimoni, il celebrante può fungere da delegato del sindaco oppure no. In quest’ultimo caso si chiede al celebrante solo di ripetere il momento del consenso già avvenuto in comune, abbellendolo, impreziosendolo appunto con canti, fiori ed addobbi. C’è pure la firma sul certificato di matrimonio, ovviamente simbolico. Si possono anche scegliere diversi riti: il rito delle sabbie, il rito celtico dell'handfasting con i nastri, il rito della luce, quello dell’albero, quello della scatola del tempo. Significativo poi il Naming, ossia la Cerimonia del nome o Cerimonia di benvenuto. Avviene dopo il battesimo o anche al posto del battesimo.

Il fenomeno qui descritto nasce semplicemente dal fatto che le persone hanno abbandonato in discarica la fede. Niente più matrimoni, né funerali in Chiesa e sempre meno battesimi. Però rimane la voglia di stare insieme (magari non per sempre, ma per il tempo necessario) e rimane il fatto che si nasce e si muore. Come allora celebrare queste vicende umanissime che interessano tutti? Ecco inventarsi riti laici, pagani, new age e post age che scimmiottano i riti sacri. Si tratta in definitiva di mimesi. Tali riti sono quindi una copia patetica degli autentici riti cristiani. Cestinati gli originali si ricorre ai surrogati. In tal modo abbiamo il rito dell’amore che è il matrimonio, il rito di benvenuto che è il battesimo, il rito del commiato che è il funerale. Una traduzione laica e laicista dei sacramenti e sacramentali cristiani. Questo è tanto vero che il celebrante appare a tutti essere una copia del sacerdote. Naturalmente la cultura secolare ha prodotto nel tempo anche i suoi nuovi sacramenti e dunque perché non celebrare anche divorzi ed unioni civili?

Il fenomeno sociale qui descritto mette comunque in luce un aspetto di carattere antropologico di segno positivo. L’uomo è portato per natura a comunicare l’importanza di ciò che fa con segni adeguati. Ecco il ricorso insopprimibile ai simboli ed ecco  il ricorso ai riti, che sono simboli in successione e connessione. La forma è necessaria per comunicare un certo contenuto e più il contenuto è rilevante più la forma deve esserlo anche lei. Simboli e riti quindi accompagnano l’uomo nella storia in modo ineludibile.

Per paradosso poi accade che quello che hai buttato dalla porta rientri dalla finestra. Ciò a voler dire che questi riti volutamente acattolici, tendono involontariamente al sacro proprio perché il trascendente è il grande assente, la cui assenza si nota eccome. Questa sorta di liturgie – storture delle vere liturgie – crea come dei buchi al loro interno. Abbiamo i canti, le invocazioni che sono simil-preghiere, i ringraziamenti, lo scambio delle promesse, tutto concorre a far percepire l’assenza di Dio che dovrebbe accogliere le invocazioni e i ringraziamenti, che dovrebbe benedire le promesse. Tutto allora reclama un piano più elevato, più sublime. Tutto prova che questa realtà terrena trova il suo ultimo e definitivo compimento nel Cielo.