Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
AGIOGRAFIA

Padre Pio, antidoto al "cristianesimo decaffeinato"

Un libro dei Mienmiuaif sul frate del Gargano, un mistero che sfugge a ogni logica umana: qualcuno ha tentato di farne un clone digitale, ma l'algoritmo non comprende la logica della Croce.

Ecclesia 16_08_2024

De Maria numquam satis, “di Maria non si dirà mai abbastanza”, ma anche su padre Pio c’è sempre tanto da dire, persino in un solo libro come Pio. Un santo della Madonna (Berica Editrice, Montecchio Maggiore 2024) dei "Mienmiuaif", alias Giuseppe Signorin e Anita Baldisserotto – più precisamente (come dichiarato nelle Avvertenze) scritto da «Giuseppe, la metà maschile dei Mienmiuaif, ma ispirato da e con la supervisione di Anita, la metà femminile». Si legge tutto d’un fiato, la difficoltà semmai sta nel recensirlo tante e tali sono le pennellate, i flash, gli accostamenti che, al di là del tono apparentemente scanzonato, ci restituiscono un padre Pio a tutto tondo, asperità incluse.

Il filo del discorso c’è ma non si vede: l’autore si muove liberamente nella biografia del santo così come il santo si muoveva liberamente nello spazio, attraverso la bilocazione, anche molto lontano da San Giovanni Rotondo, per esempio a Budapest, nella cella non di un convento ma di una prigione in cui il regime comunista aveva rinchiuso il cardinale József Mindszenty. Dalla bilocazione alla clonazione: nell’era dell’intelligenza artificiale, qualcuno ha pensato a un padre Pio digitale «pronto a rispondere a qualsiasi domanda come se fosse il santo medesimo». Ma «il Verbo si è fatto carne, non silicio», osserva l’autore citando un altro Pio (non di primo, bensì di secondo nome: «il mio amico sacerdote, ex informatico, don Francesco Pio, i cui genitori sono stati sposati proprio da padre Pio, quello in versione umana»). Ed ecco la differenza tra l’originale e il clone: «Il Pio clonato non distingue un assassino da un chierichetto, è solo un asino super intelligente. Il Pio vero non aveva risposte preconfezionate». Nemmeno il proverbiale “caratteraccio” del santo sarebbe clonabile: «non è mica vero che Pio urlava dietro a tutti e li cacciava dal confessionale: solo quelli che ne avevano bisogno. A un confratello che provò a imitarlo intimò di smetterla, che non era mica padre Pio. A ciascuno il suo». Insomma, diffidare dalle imitazioni, umane o digitali che siano.

Tutt’altro che clonabile, padre Pio era eccezionale sin da piccolo. Anche lui «lottò come tutti con la sua natura, i suoi difetti, non era perfetto, però Dio gli aveva dato qualche marcia in più». Come si spiega? «Ognuno ha la sua missione, quella di Pio era decisamente estrema». Estremi erano pure i fenomeni che lo contraddistinsero, a partire dagli straordinari segni della Passione impressi nella sua carne: «Più che il dubbio se siano vere o meno, ho il dubbio se si dica “stigmate” o “stimmate”». Tutto accade in seguito alla «visione di un misterioso personaggio celeste che ha già incontrato in passato, ma questa volta è diverso: ha mani, piedi e costato grondanti sangue. Pio si sente morire. Il personaggio scompare e Pio si accorge di avere le sue, di mani, e i piedi e il costato traforati e insanguinati».

Anche questo era incluso nella sua “quota” di croce, solo che lui aveva il compito di ricordare quella croce a un’epoca che l’ha dimenticata, cristiani compresi («La croce più grande per il cristianesimo è perdere la croce», scrive più avanti). «Un certo cristianesimo “decaffeinato” (...) un cristianesimo senza la sua sostanza attiva, il suo centro, un cristianesimo in definitiva senza Cristo a cui ci siamo un po’ abituati e arresi, si è scordato della croce e della salvezza delle anime. Pio è il santo che Dio ci ha mandato come promemoria». Suo malgrado, visto che lui faceva il possibile per non mettersi sul piedistallo fino a passare per burbero: «non dev’essere stato facile avere tutta quella gente attorno per cinquant’anni, mentre le mani e i piedi bucati mandavano segnali di dolore al cervello (...) e c’era chi tentava di tagliuzzargli pezzettini di abito come reliquie. Ammirabile la fede, però un po’ di tatto non sarebbe guastato». Aveva persino qualche difettuccio «e nemmeno lo nascondeva: gesti d’impazienza, sbadigli ai Vespri, distrazioni durante le funzioni, qualche “per Bacco!”». Insomma, «Pio non si atteggiava a santo, era uno alla mano. Stigmatizzata, ma pur sempre mano».

Ma per quanto burbero, l’unico con cui davvero aveva un rapporto difficile era... il demonio. «Di chi ha un rapporto facile col demonio io diffiderei, però quello di Pio era davvero complicato, fin dai tempi di Pietrelcina». Al contrario era «fin da piccolo follemente innamorato della Vergine». E anche in questo era controcorrente: «In un tempo anemico di fede e saturo di femminismo, l’Onnipotente si è affidato alla sua creatura più bella e perfetta: Maria. “A un solo cenno della nostra Madre Benedetta, la disperazione, male del nostro secolo, cancro della società, fuggirà”». Controcorrente come un altro grande cattolico del Novecento: «Guareschi e Pio lottarono, ognuno con le sue armi, contro il dilagare di una mentalità atea e dissoluta. Erano entrambi dotati di uno humor bonario e arguto e adesso me li immagino passeggiare tra le nuvole insieme, Guareschi col suo tabarro e i baffoni, Pio col suo saio e il barbone».

Paradossale che un uomo così poco “alla moda” attirasse le folle senza minimamente tentare di accattivarsele, nemmeno in quei suoi ultimi anni segnati dalla contestazione all’enciclica Humanae vitae (che lui difese, prendendo carta e penna per incoraggiare Paolo VI) e dalla rivoluzione ecclesiale permanente in nome di «un Gesù figlio dei fiori» che non sta – letteralmente – né in Cielo né in terra. Il nostro spariva persino, anzi soprattutto all’altare, poiché «La Messa di padre Pio ovviamente non era di padre Pio. E non era nemmeno una di quelle Messe in cui il prete cerca in tutti i modi di coinvolgerti o convincerti, come se dovesse venderti un prodotto. Pio non aggiungeva nulla al messale, né leggeva con enfasi o stile attoriale.  (...) Un mistero di marketing al contrario», che sfugge a ogni logica umana, figuriamoci a quella di un algoritmo, poiché – ancora una volta – «se c’è una cosa che l’intelligenza artificiale non può sostituire, è il sacerdote cattolico». E padre Pio era essenzialmente questo: «un sacerdote crocifisso. Un sacerdote quindi vittima» oltre che pastore. E in quelle Messe «non c’era più Pio, c’era Dio».



SANTI INCROCI

Messa e Confessione, i due poli di Padre Pio (Wojtyla docet)

23_09_2022 Antonio Tarallo

Pio da Pietrelcina e Karol Wojtyla si incontrarono nel 1948, quando l’allora giovane sacerdote polacco si recò a San Giovanni Rotondo, confessandosi con il cappuccino. Poi, ormai Papa, Giovanni Paolo II ricordò la vita esemplare di Padre Pio, tra altare e confessionale.

STORIA STRAORDINARIA

Mindszenty, la bilocazione di Padre Pio e la Messa in cella

Primate d’Ungheria dal 1945, il cardinale József Mindszenty venne arrestato dal regime comunista che lo torturò e umiliò in tutti i modi. Nei suoi otto anni in prigione, l’oggi venerabile ricevette la visita in bilocazione di san Pio da Pietrelcina, che gli portò in cella l’occorrente per celebrare l’Eucaristia e confermò poi il fatto al commendatore Angelo Battisti. Sabato, in quella stessa cella, è stata celebrata una Messa per impetrare la beatificazione di Mindszenty.

INTERVISTA

Padre Pio e la Spagnola, un santo di fronte alla pandemia

La Spagnola, l'influenza che tra il 1918 e il 1920 causò la morte di 50 milioni di persone, colpì anche Padre Pio e la sua famiglia. A causa del virus morirono la sorella Felicita e il nipote Pellegrino. Il santo da Pietrelcina visse quell’ulteriore sofferenza rimettendosi in tutto alla volontà di Dio. Fece un voto, impegnandosi a pregare solo per gli altri, e grazie alla sua intercessione molti guarirono. La Bussola intervista Stefano Campanella, autore del libro “La pandemia di Padre Pio”.

CONFESSIONI SOSPESE A SAN GIOVANNI ROTONDO

Se Padre Pio sapesse dei confessionali chiusi a casa sua

31_12_2020 Andrea Zambrano

Un cartello "Confessioni sospese" compare a San Marco in Lamis, mentre nella vicina San Giovanni Rotondo il sacramento della Riconciliazione è sospeso “fino a nuova disposizione”. «Sono misure che abbiamo preso a causa del covid», dicono dal convento, «però, se vuole, oggi un frate c'è per un'ora». Il tradimento della confessione nel luogo dove San Pio da Pietrelcina si è letteralmente immolato, consumandosi per assolvere i peccati e sanare il cuore di migliaia di fedeli.