Padre Kolbe, il giornalista in missione per Maria
San Massimiliano Kolbe aveva una piena consapevolezza del ruolo della stampa, spesso propagatrice di errori e di avversione alla fede cattolica. Fondò quindi la rivista Il Cavaliere dell’Immacolata, nonché poi una stazione radio, con il fine di evangelizzare nel nome di Maria. Nei suoi scritti è delineata la lucidissima visione di come debba agire «un missionario della penna».
«Caro Fratello! Ho spedito le 10 copie richieste. L’Immacolata guida le cose in modo tale che da diverse parti fluiscono domande in richiesta di più copie. Il denaro e l’articolo con la poesiola sono arrivati in convento. L’articolo è già nella colonna metallica e aspetta ancora i suoi simili per essere installato sotto i cilindri. Per quanto riguarda la caratteristica degli articoli, ultimamente il Rev.mo P. Provinciale mi ha scritto: “Il culto verso la Madre Santissima si intrecci come un filo d'oro in ogni articolo, e ciò nella nostra bella lingua polacca”. Teniamoci pertanto a questo principio, perché è la nostra Mammina Immacolata che lo vuole. (...) Gloria a Lei! Durante le vacanze fa’ un salto fin qua e così vedrai la macchina tipografica, la cucitrice e altre meraviglie. I caratteri sono di piombo, antimonio e di altri componenti (anche d’acciaio). Tuo, fr. Massimiliano».
È una lettera di padre Massimiliano Maria Kolbe a suo fratello Alfonso (che prima di prendere i voti si chiamava Giuseppe) che diverrà il padre guardiano di Niepokalanów, la “Città dell’Immacolata” in Polonia (nel comune di Teresin). La lettera reca la data del 7 febbraio 1923, scritta nel convento francescano della città di Grodno, il quartier generale della rivista mensile Rycerz Niepokalanej (Il Cavaliere dell’Immacolata) da lui stesso fondata nel gennaio 1922. Ciò che ci sorprende di questa lettera sono i termini con cui san Massimiliano Kolbe parla del lavoro di redazione del mensile dedicato all’Immacolata. Kolbe ha una conoscenza sia intellettuale che pratica di cosa voglia dire “fare comunicazione”. Non possono non risaltare al lettore di oggi i termini tecnici - riguardanti le macchine tipografiche - riportati nella citata lettera: “…vedrai la macchina tipografica, la cucitrice e altre meraviglie. I caratteri sono di piombo, antimonio e di altri componenti (anche d’acciaio)”.
A questa conoscenza tecnica troviamo legata la sua vocazione di comunicatore di Maria. “Il culto verso la Madre Santissima si intrecci come un filo d’oro in ogni articolo”, sono le parole del Padre Provinciale che il direttore Kolbe condivide con i suoi collaboratori. L’intento del mensile è quello di evangelizzare nel nome di Maria. Scriverà il santo nel suo ultimo editoriale: «Dobbiamo inondare la terra, con un diluvio di stampa cristiana e mariana, in ogni lingua, in ogni luogo, per affogare nei gorghi della verità ogni manifestazione di errore che ha trovato nella stampa la più potente alleata; fasciare il mondo di carta scritta con parole di vita per ridare al mondo la gioia di vivere».
Proprio a Grodno, a oltre 500 km da Cracovia, impianta l’officina per la stampa di questo mensile che avrebbe portato Maria nel cuore di ogni lettore. In un primo momento, all’inizio della coraggiosa e “folle” avventura, si avvale di vecchi macchinari di stampa. Eppure, con suo stesso grande stupore, riesce ad attirare a sé molti giovani, desiderosi di condividere la vita comunitaria francescana, la missione per l’Immacolata attraverso anche la stampa, la comunicazione nelle sue diverse forme. La tiratura di quello che sarebbe divenuto il giornale ufficiale della “sua” Milizia - fondata precedentemente a Roma, il 16 ottobre 1917, presso il Collegio San Bonaventura - inizialmente è di circa cinquemila copie. Composta di poche pagine - circa sedici - visto il poco denaro a disposizione, arriverà alla tiratura di centomila copie in soli cinque anni.
Il Cavaliere dell’Immacolata diviene così uno degli strumenti più importanti per san Massimiliano per arrivare ai cuori dei fedeli. Evangelizzare attraverso la comunicazione: un profeta dei nostri tempi, potremmo definire Kolbe. Grazie alla sua immensa spiritualità, coniugata all’aspetto “imprenditoriale”, Kolbe comprende - fin dai primi momenti della sua missione - quanto sia importante poter avere strumenti adeguati affinché il messaggio di Cristo, di Maria, possa diffondersi. Infatti, la rivista viene venduta per strada, viene donata a chi non ha i soldi per comprarla, viene offerta anche a chi non crede, senza timore di derisione. Il santo polacco ha una visione della stampa, ben definita. Scriverà, infatti, dalle colonne del mensile dedicato a Maria: «Un missionario della penna non calcola i propri risultati dal numero dei certificati di battesimo stampati, ma è un educatore delle masse, forma l’opinione pubblica, attenua l’avversione nei confronti del cattolicesimo, chiarisce e lentamente rimuove dalle menti prevenzioni e obiezioni inveterate, predispone ad una graduale lealtà nei confronti della Chiesa e col tempo, più o meno lungo, ad una certa simpatia, alla fiducia, infine al desiderio di conoscere più a fondo la religione».
Ma nella vita del frate polacco non ci sarà spazio solo per la carta stampata. Anche la radio avrà la sua importanza. “SP 3 RN”, una sigla che scritta così dice ben poco. Eppure, dietro a quelle lettere e a quel numero c’è sempre lui, san Massimiliano, nella sua “veste” di comunicatore di Maria. Infatti, le cifre SP 3 RN - “Stazione Polacca 3 Radio Niepokalanów” - si riferiscono al nome in codice scelto dal radioamatore Kolbe, sempre in onore dell’Immacolata. L’avventura della radio, però, a differenza di quella del Cavaliere non avrà modo di espandersi. Un’avventura che inizia nel 1938, tre settimane prima di essere deportato. La radio non potrà più trasmettere i messaggi d’Amore di padre Kolbe, ma - con il suo sacrificio ad Auschwitz - il santo polacco continuerà a “trasmettere su altre frequenze” il suo amore per Maria: quelle della santità.