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CANADA

Nove anni contro il bene comune, Trudeau annuncia le dimissioni

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Justin Trudeau ha annunciato le sue dimissioni da leader del Partito liberale, in crollo di consensi, e da primo ministro del Canada. Un Paese che nei suoi oltre nove anni di mandato è peggiorato tra promozione di eutanasia, aborto, diktat Lgbt e vaccinali.

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Esteri 08_01_2025
Justin Trudeau annuncia dimissioni (The Canadian Press via AP via LaPresse)

Dopo oltre nove anni da primo ministro del Canada, lunedì 6 gennaio 2025 Justin Trudeau (in carica dal 4 novembre 2015) ha annunciato le sue dimissioni, lasciando dietro di sé un'eredità di rovina e caos. «Ho intenzione di dimettermi da leader del Partito [liberale] e da primo ministro dopo che il Partito avrà selezionato il suo prossimo leader attraverso un solido processo competitivo a livello nazionale», ha detto Trudeau durante una conferenza stampa. «Questo Paese merita una vera scelta alle prossime elezioni, e mi è diventato chiaro che se dovrò combattere battaglie interne non potrò essere la migliore opzione in quelle elezioni». Non importa chi guiderà il Partito liberale, se sarà Chrystia Freeland, Mark Carney o Ryan Reynolds, o se queste dimissioni siano un tentativo camuffato di restare al potere il più possibile: il voto ci sarà prima o poi e ogni giorno perso, da qui alle elezioni generali del prossimo ottobre, segnerà un aggravamento della situazione del Paese.  

L'annuncio arriva mentre Trudeau e il Partito liberale stanno crollando nei consensi dei canadesi, in vista delle elezioni di ottobre. Secondo la Canadian Broadcasting Corporation, i recenti dati dei sondaggi hanno indicato che il Partito conservatore, oggi all'opposizione, potrebbe ottenere un’ampia maggioranza e il controllo del parlamento per formare un governo monocolore, mentre si prevede che il Partito liberale perderà un numero significativo di seggi. La decisione di Trudeau di lasciare i suoi incarichi arriva in un momento in cui le fortune politiche del suo partito sono in caduta libera, dopo la perdita di importanti roccaforti nelle recenti elezioni suppletive e l'abdicazione di importanti ministri del governo, come avevamo descritto a metà dicembre sulla Nuova Bussola. Nelle ultime settimane, Trudeau ha dovuto affrontare anche le richieste di dimissioni da parte di membri del parlamento e legislatori del suo stesso partito, soprattutto le dimissioni, nel novembre 2024, di Chrystia Freeland, ministro delle finanze.

Nelle scorse settimane, dopo aver vinto il suo secondo mandato alla Casa Bianca, Donald Trump aveva ridicolizzato sia il Canada sia Trudeau, proponendo il Canada come Stato degli USA e definendone Trudeau il suo governatore. Appellativi che si sono trasformati in un esplicito invito proprio nel giorno delle dimissioni di Trudeau, quando Trump ha rilanciato l'idea di fare del Canada il «51° Stato» degli Stati Uniti. 

Diversamente dalla realtà che lascia nel suo Paese, i media liberal di tutto il mondo stanno descrivendo gli anni di governo del socialista Trudeau e beniamino della sinistra globalista come un successo strepitoso. Ma per i canadesi comuni che sono stati costretti a vivere per quasi un decennio sotto il suo controllo sempre più illiberale e totalitario, le dimissioni di Trudeau sono una liberazione. L'eredità del primo ministro caduto in disgrazia è stata forgiata da editti governativi oppressivi per promuovere fallimentari politiche di sinistra. 

Ad esempio, all'inizio del 2022, Trudeau aveva utilizzato l'Emergencies Act, legge speciale pensata per fronteggiare conflitti e guerre civili,  come arma per colpire gli autotrasportatori che protestavano contro l'obbligo di vaccinazione anti-Covid imposto dal suo governo all'industria degli autotrasportatori e ad altre categorie di lavoratori. In quel caso, il premier aveva mobilitato l'esercito canadese e le agenzie di intelligence per allontanare con la forza i camionisti e gli altri cittadini che manifestavano contro gli obblighi di vaccinazione nella capitale Ottawa, arrivando persino a diffamare i manifestanti con la caratteristica serie di calunnie standardizzate della sinistra, vedi le accuse di «antisemitismo, islamofobia, razzismo anti-nero, omofobia e transfobia». 

Altri esempi della devastazione promossa da Trudeau sono le politiche di sostegno illimitato alla teoria del gender, la migrazione di massa, la legalizzazione e progressiva estensione dell’eutanasia e del suicidio assistito, i vari tentativi di tagliare i fondi per le scuole cristiane e per le iniziative culturali e ricreative che non promuovessero aborto e ideologie Lgbt. Una situazione che è divenuta tanto pesante che anche uno psicologo di fama come Jordan Peterson, anziché piegarsi ai diktat Lgbt, ha deciso di lasciare il Canada.  

Trudeau si è molto  impegnato anche a ficcare il naso negli affari e nelle politiche di altri Stati, gli USA e l’Italia ad esempio. Nel giugno 2022 Trudeau aveva aspramente criticato l'annullamento da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti della sentenza Roe contro Wade, descrivendo falsamente l'accesso all'aborto (l'omicidio di un innocente in utero) come un «diritto legale». E il mese scorso, il premier canadese, nel dichiararsi «orgogliosamente femminista», ha fatto la predica agli elettori americani per aver negato all’abortista Kamala Harris l’elezione alla Casa Bianca. Riguardo all’Italia, il 19 maggio 2023 il primo ministro canadese aveva criticato la posizione del governo Meloni sui diritti Lgbt durante un incontro a margine del vertice del G7 a Hiroshima, in Giappone. «Ovviamente il Canada è preoccupato per alcune posizioni che l'Italia sta assumendo in termini di diritti Lgbt», aveva detto Trudeau alla Meloni. 

Intanto, dalle colonne del National Post si chiede un totale sradicamento del Partito liberale, perché «niente può modificare la natura parassitaria del partito che si è insinuata in tutti gli ambiti della vita canadese, avvelenando ogni governo, impresa, mezzo di comunicazione e istituzione culturale».



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