Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Adelaide a cura di Ermes Dovico
canada

Vietato pregare, con la scusa dell'islamismo a rimetterci sono i cattolici

Ascolta la versione audio dell'articolo

Nell’illiberale Canada di Trudeau ci si può permettere di imporre un laicismo oppressivo che con la scusa del pericolo islamista e facendo di ogni erba un fascio, vuole imporre il bavaglio a tutte le religioni, inclusa quella cattolica.

Libertà religiosa 16_12_2024

Nel Canada governato dal sempre più impopolare illiberal-liberista Justin Trudeau, dove la eutanasia è ormai divenuta una consueta pratica di morte, il Québec vuole vietare la libertà di religione e restringerla alla sfera privata, equiparando di fatto la religione cattolica e le sue celebrazioni religiose pubbliche a quella islamica e scatenando proteste e preoccupazioni da parte della Chiesa cattolica. Il G7 non ha nulla da chiedere a Trudeau?

Il prossimo ottobre si svolgeranno le elezioni politiche federali in Canada, si eleggeranno i 338 parlamentari e, successivamente, il primo ministro ed il governo del paese che è composto da 13 stati, molti dei quali voteranno nello stesso periodo autunnale. L’ennesimo sondaggio di opinioni dei giorni scorsi ha confermato come i “Conservatori”, oggi all’opposizione, stiano aumentando il loro vantaggio a 21 punti, attestandosi al 42.7%, mentre i “Liberali” dell’attuale premier Justin Trudeau, siano al loro nuovo minimo consenso del 21.8%.

I conservatori stante la situazione, potrebbero conquistare almeno 200 seggi, il partito liberal conservatore dei “Nuovi Democratici”, stimati al 19.1%, si stanno avvicinando pericolosamente alla formazione di governo, mentre il “Bloc Québécois” ha aumentato le sue possibilità di formare l'opposizione ufficiale, attestandosi al 8.2% dei consensi, a soli 1.8% dalla soglia minima per vedersi riconosciuto formalmente il ruolo di opposizione nazionale.

In un contesto di crescente impopolarità dell’illiberal-liberista Justin Trudeau e delle sue politiche particolarmente permissive nei confronti delle pretese abortiste, dei privilegi LGBTI, delle istanze immigrazioniste ed continua crescita dell’eutanasia, riguarda ormai 1 decesso su 20 di quelli registrati lo scorso anno nel paese, lo stato del Quebec vorrebbe imporre restrizioni alla libertà di religione ed in nome della laicità e sicurezza, vietare le preghiere e manifestazioni religiose in pubblico. La notizia è emersa la scorsa settimana, dopo che il premier dello stato François Legault ha confermato l’intenzione di vietare le preghiere nei parchi pubblici e nelle strade («non è qualcosa che vogliamo in Quebec»), volendo inviare «un messaggio molto chiaro agli islamisti» che rappresentano un pericolo per «i valori fondamentali del Quebec». Così, ha concluso il primo ministro, noi «quando vogliamo pregare, andiamo in una chiesa, andiamo in una moschea, ma non in luoghi pubblici…sì, esamineremo i mezzi in cui possiamo agire legalmente o in altro modo».

Anche il ministro dell'Istruzione del Quebec, Bernard Drainville, ha dichiarato che il governo intende introdurre una nuova legislazione per «rafforzare la laicità nel nostro sistema scolastico», dopo che nei giorni scorsi un articolo del quotidiano “La Presse” aveva descritto il comportamento religioso nella scuola Saint-Maxime di Laval, in cui si includeva la preghiera coranica all'interno delle aule e nella quale gli insegnanti comunicano tra loro e con gli studenti in arabo.

La fede cattolica e le sue pratiche religiose, parte essenziale della storia del Quebec e delle sue radici francofone, ha contribuito allo sviluppo civile e sociale dello Stato, è parte della sua identità e contribuisce al continuo sviluppo delle virtù civili del paese. Non così, senza alcun dubbio né volontà discriminatoria, gli insegnamenti coranici e islamisti che stanno creando nel paese delle vere e proprie enclaves e mettono in pericolo, discriminandoli, tutti coloro che appartengono a religioni diverse, contestandone anche i diritti umani fondamentali. In una lettera aperta di lunedì 9 dicembre scorso, il vescovo di Trois-Rivières, Mons. Martin Laliberté, presidente dell'Assemblea dei vescovi cattolici del Quebec, espresso tutte le preoccupazioni per l’ipotesi di cancellare «persone e comunità di credenti dallo spazio pubblico del Quebec», suggerendo che tale divieto sarebbe comunque «inapplicabile» ed illegittimo. Il vescovo ha fatto riferimento alla “Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite” del 1948, che garantisce la libertà di religione.

Quel documento dimostra il «rischio molto reale che le autorità cerchino di confinare l'associazione alla sfera privata per scopi religiosi o spirituali», ha scritto, mentre è essenziale «agire con grande cautela, al fine di rispettare i diritti e la dignità di tutte le persone». Negli ultimi anni sono sorte tensioni in Canada per il livello relativamente alto di residenti musulmani nel paese, secondo recenti dati statistici la percentuale della popolazione che si identifica come musulmana è più che raddoppiata dal 2001 al 2021, cresciuta a circa il 5%.

Perciò, nell’illiberale Canada di Justin Trudeau e nel suo Stato francofono e libertario del Québec, ci si può permettere di imporre un laicismo oppressivo che con la scusa del pericolo islamista e facendo di ogni erba un fascio, vuole imporre il bavaglio a tutte le religioni, inclusa quella cattolica che le ha dato i natali e ne ha consentito lo sviluppo. Ennesima e lampante prova di contagio suicida o, meglio, di eutanasia nazionale. I potenti del G7, guidati dall’Italia sino al 31 dicembre, non hanno proprio nulla da far presente a Justin Trudeau?