Non solo Mediterraneo. I naufragi ignorati degli emigranti in Africa
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Trentaquattro persone, tra le quali tre bambini, hanno perso la vita l’11 marzo nel naufragio di una imbarcazione che trasportava sessanta emigranti illegali. Ma non è successo nel Mediterraneo, bensì nell’oceano Indiano, nel tratto di mare che separa il Madagascar da Mayotte, isole Comore. È una delle rotte più battute (e letali) dall'emigrazione clandestina: Mayotte è isola francese ed è la porta d'Europa. L'altra, sempre in Africa, è quella fra il Marocco e le Canarie, dove arrivano i due terzi degli emigranti africani che entrano in Spagna via mare. Incerto il numero dei morti di molti tragici naufragi, di cui si parla decisamente meno rispetto a quelli nel Mediterraneo.
Non si muore solo nel Mediterraneo. 34 persone, tra le quali tre bambini, hanno perso la vita l’11 marzo nel naufragio di una imbarcazione che trasportava 60 emigranti illegali. Ma non è successo nel Mediterraneo, bensì nell’oceano Indiano, nel tratto di mare che separa il Madagascar da Mayotte, una delle quattro isole che compongono l’arcipelago delle Comore. L’incidente è avvenuto al largo delle coste settentrionali di Mayotte e, dalle prime ricostruzioni, sembra che a causarlo sia stato un eccesso di carico. Tutti i sopravvissuti, tranne uno, una donna incinta, si sono dati alla fuga per evitare di essere arrestati con l’accusa di ingresso clandestino. Le autorità che indagano ritengono che tra fuggitivi ci siano anche i trafficanti proprietari della barca.
Gli emigranti che avevano noleggiato clandestinamente l’imbarcazione erano tutti cittadini malgasci, hanno spiegato le autorità locali. Però Mayotte è una destinazione che attira africani anche di altri Stati e soprattutto gli abitanti delle altre tre isole dell’arcipelago, Gran Comora, Anjouan e Mohéli. Il motivo è che l’isola di Mayotte è francese. Le Comore sono state una colonia di Parigi fino al 1975 quando hanno ottenuto l’indipendenza. Però gli abitanti di Mayotte hanno preferito continuare a essere cittadini francesi. Lo hanno dichiarato con un referendum indetto all’indomani dell’indipendenza e di nuovo, dopo un lungo contenzioso, nel 2009, votando quasi all’unanimità per diventare a tutti gli effetti un dipartimento francese. Dal 2011 Mayotte è quindi il 101° dipartimento della Francia e dal 2014 una delle nove regioni periferiche dell’Unione Europea.
Gli abitanti di Mayotte hanno un reddito pro capite che supera i 9.700 euro, circa dieci volte quello delle altre isole dell’arcipelago. La loro speranza di vita è di 80 anni mentre nelle altre isole è di 64. Il tasso di alfabetizzazione è del 90%, contro il 62% del resto dell’arcipelago. Quella degli abitanti di Mayotte, attualmente poco più di 270mila, si è rivelata dunque una buona scelta. Proprio per questo, per le condizioni di vita nettamente migliori e per essere di fatto la porta d’Europa, l’isola attira un consistente flusso di immigrati illegali. Ci provano a migliaia ogni anno, nel solo 2021 le autorità hanno arrestato 6.500 persone sbarcate illegalmente. Mayotte dista 400 chilometri dal Madagascar. Al viaggio provvedono per lo più dei trafficanti che chiedono fino a 700 dollari a persona e che si servono di piccole imbarcazioni a motore, le tradizionali barche da pesca chiamate kwassa-kwassa, dal nome di un ballo africano, perché “ballano” pericolosamente quando sono in alto mare. I naufragi sono frequenti. Si calcola che ogni anno almeno mille persone perdano la vita durante la traversata, ma si tratta di una stima approssimativa. Dei naufragi in alto mare non sempre si viene a sapere.
Rapportata al numero degli emigranti che la percorrono, quella verso Mayotte è una delle rotte migratorie illegali più pericolose insieme a quella dalle coste occidentali dell’Africa alle Canarie, altra porta d’Europa perché l’arcipelago, situato nell’oceano Atlantico, è una comunità autonoma della Spagna. Da quando la rotta del Mediterraneo occidentale è monitorata più efficacemente dalle autorità spagnole, l’alternativa è diventata la traversata atlantica. Circa due terzi degli emigranti africani che entrano in Spagna arrivano ormai dalle Canarie. In gran parte sono cittadini di Mali, Senegal, Guinea Bissau, Guinea Conakry, Costa d’Avorio, Burkina Faso e Nigeria. Il Marocco nel 2021 aveva contenuto il flusso stipulando un accordo con la Spagna, ma le partenze sono continuate da altri paesi: Mauritania, il Gambia, Senegal. Ogni anno decine di scafisti vengono arrestati, decine di imbarcazioni sono intercettate, costrette a invertire la rotta. Tuttavia le organizzazioni criminali che gestiscono i trasferimenti accusano il colpo e reclutano nuovi scafisti, acquistano altre barche.
Dall’inizio del 2023 sono sbarcati alle Canarie 1.884 africani, su un totale di 3.236 arrivi in Spagna via mare. Ancora mancano dati relativi ai morti e ai dispersi, ma il costo in vite umane su questa rotta è enorme. Nel 2021 nel tentativo di raggiungere la Spagna si ritiene che siano morte oltre 4.400 persone inclusi almeno 250 bambini (su un totale di 41.000 arrivate a destinazione). Più del 90% delle vittime sono decedute o risultano disperse nel corso di 124 naufragi verificatisi nell’Atlantico. Nel 2022 i morti sulla rotta atlantica sono stati più di mille, ma il dato non è ancora definitivo. Inoltre, come nell’oceano Indiano, le perdite sono sicuramente più numerose di quelle registrate: non si sa quanti, ad esempio, muoiono durante la traversata e vengono gettati in mare dai compagni di viaggio superstiti. In una delle ultime operazioni di soccorso, il 16 gennaio, sei degli 88 emigranti salvati sono stati ricoverati in ospedale per gravi sintomi da disidratazione. Due erano morti alcuni giorni prima. L’imbarcazione era partita dal Gambia ed era in mare da tre settimane. Quando è stata soccorsa, provvidenzialmente individuata da un faro, stava andando alla deriva per un guasto al motore al largo di Boa Vista, una delle isole dell’arcipelago di Capo Verde.