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Comunismo latinoamericano

Nicaragua e Venezuela, nuova stretta contro gli oppositori

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Il regime di Ortega cancella la personalità giuridica di altre 15 organizzazioni non profit. In Venezuela, restrizioni verso i diplomatici francesi, italiani e olandesi; anche l’arresto del cooperante Alberto Trentini potrebbe essere una ritorsione di Maduro verso Roma. Intanto, Biden fa un regalo a Cuba.

Esteri 16_01_2025
Maduro e Ortega, 10/01/2025 (Ap via LaPresse)

Le dittature comuniste latinoamericane di Cuba, Nicaragua e Venezuela non mollano la presa contro i presunti colpevoli di desiderare libertà e democrazia per tutti e prosperità per sé e per i propri cari.

A Cuba si festeggia l’ennesima decisione strampalata di Joe Biden, annunciata martedì 14 gennaio, di eliminare il regime dalla lista degli Stati sponsor del terrorismo, in cambio della liberazione «graduale» di 553 prigionieri che gli USA considerano ingiustamente detenuti, tra gli applausi del Vaticano e le proteste sdegnate dei rifugiati politici cubani di tutto il mondo. Da segnalare come l'Observatorio cubano de derechos humanos (OCDH) abbia criticato l’eccessiva genericità dell’annuncio sulla liberazione dei prigionieri e chiesto che la misura includa le persone detenute per motivi politici, tra cui i principali leader dell'opposizione, come José Daniel Ferrer García, Félix Navarro, Sayli Navarro e Luis Manuel Otero Alcántara, «così come quasi un migliaio di persone che hanno manifestato pacificamente nel 2021 e negli anni successivi e anche un numero significativo di malati e anziani», pure loro detenuti. Ovviamente tra la liberazione di prigionieri per reati comuni e quella di prigionieri per opinioni politiche e difesa dei diritti umani c’è una differenza abissale.

I governi totalitari di Nicaragua e Venezuela proseguono, allo stesso tempo, nella loro persecuzione di chiunque ritengano sia loro oppositore. Il regime nicaraguense ha cancellato, nei giorni scorsi, la personalità giuridica di 15 organizzazioni non profit, che si aggiungono alle oltre 5.400 organizzazioni non governative chiuse dal 2018. Il quotidiano ufficiale del governo, La Gaceta, ha annunciato l'8 gennaio lo «scioglimento volontario» di 11 di queste organizzazioni, tra cui Save the Children e la Fondazione delle Suore Domenicane del Nicaragua. Tra le 11 organizzazioni che sono state sciolte, diverse sono delle chiese evangeliche e protestanti (la Ebenezer Christian Missionary Foundation, la Fundamental Baptist Church Association of Matagalpa e la Help for Nicaragua Foundation, la Nicaraguan House of Spirituality, Culture, History, Anthropology, Archaeology, and Art Foundation; la Comprehensive Services Association for Women; la Christ Is Coming Pentecost Ministry Foundation; la Río Prinzapolka Foundation). Tutto ciò mentre si annuncia che i deputati nazionali passeranno tutto il mese di gennaio ad approvare la riforma costituzionale che dà il controllo totale e permanente del Paese ai tiranni regnanti Daniel Ortega e Rosario Murillo. Allo stesso tempo, in segno di resistenza verso le barbare repressioni, il cardinale Leopoldo Brenes ha nominato amministratori parrocchiali in sei parrocchie dove i parroci sono stati prima arrestati e poi banditi: decisione che evidenzia come i sacerdoti in esilio continuino ad essere i titolari delle parrocchie, nella speranza di un cambio di regime e di un loro rientro nel Paese.

Per parte sua, il governo di Nicolás Maduro, il presidente golpista del Venezuela confermato nei giorni scorsi alla guida del Paese nonostante la volontà certa e differente del voto popolare espresso a luglio 2024, ha annunciato restrizioni nei confronti dei diplomatici francesi, italiani e olandesi presenti sul suo territorio. «In risposta alla condotta ostile» dei governi di Paesi Bassi, Francia e Italia, caratterizzata dal «sostegno a gruppi estremisti e dall'ingerenza negli affari interni», il Venezuela ha adottato la «decisione sovrana di limitare a tre il numero di diplomatici accreditati in ogni ambasciata», ha dichiarato il 14 gennaio il ministro degli Esteri chavista Yván Gil.

Di conseguenza, ieri i governi di Italia e Paesi Bassi hanno convocato nelle rispettive capitali l'incaricato d'affari del Venezuela per condannare l'ordine di espulsione di diversi diplomatici. In particolare il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha convocato il capo della diplomazia venezuelana a Roma per protestare anche per la mancanza di informazioni sulla sorte dell’italiano Alberto Trentini, cooperante della Ong Humanity & Inclusion, arrestato nel Paese latinoamericano due mesi fa, senza alcuna accusa formale nei suoi confronti. L'arresto, secondo l’agenzia di stampa Reuters, sarebbe avvenuto sullo sfondo del deterioramento delle relazioni tra Italia e Venezuela, dopo che Roma, insieme ad altre nazioni, non ha riconosciuto la vittoria di Maduro alle ultime elezioni presidenziali.

La scorsa settimana, il presidente francese Emmanuel Macron – durante un colloquio telefonico con il vero vincitore delle elezioni, Edmundo González Urrutia – aveva insistito sul fatto che «la volontà del popolo venezuelano deve essere rispettata». Giorgia Meloni, negli stessi giorni, aveva denunciato «un altro inaccettabile atto di repressione da parte del regime di Maduro», dopo che la leader dell'opposizione Maria Corina Machado era stata brevemente arrestata durante una manifestazione anti-Maduro. Il ministro degli Esteri olandese, Caspar Veldkamp, aveva espresso preoccupazione per «la crescente retorica violenta del regime di Maduro e le notizie di recenti arresti». Nel frattempo González Urrutia, ieri in Guatemala, ha dichiarato che i pericoli per la sua incolumità gli impediscono, almeno per ora, di rientrare a Caracas.



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