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McElroy e Fernández: oggi l'eresia gode di impunità

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Secondo il diritto canonico chi proclama dottrine eterodosse è automaticamente scomunicato. Attualmente abbiamo invece un vescovo e un cardinale - e forse non solo loro - fautori di una teologia eucaristica che sembra prescindere da pentimento e conversione. E restano tranquillamente ai loro posti. 

Ecclesia 18_03_2023

All’arcivescovo di Springfield in Illinois, mons. Thomas Paprocki, proprio non va giù che dei cardinali possano sostenere pubblicamente delle eresie e rimanere impuniti, come ha fatto il suo illustre confratello nell’episcopato, il cardinale Robert McElroy, vescovo della diocesi di San Diego. In un magistrale articolo del 28 febbraio per First Things, Paprocki, dottore in Giurisprudenza e in Diritto Canonico, spiega cosa accade quando un vescovo cattolico cade nell’eresia, senza tuttavia fare alcun riferimento esplicito.

Dati i tempi attuali, nei quali sembra che l’unica cosa vincolante per i cattolici sia quella di “non giudicare”, mons. Paprocki, richiamando il can. 750 § 1 del Codice di Diritto Canonico, ricorda che è dovere di pastori e fedeli credere fermamente, per «fede divina e cattolica [...] tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o tramandata, [...] e che insieme sono proposte come divinamente rivelate, sia dal magistero solenne della Chiesa, sia dal suo magistero ordinario e universale, ossia quello che è manifestato dalla comune adesione dei fedeli sotto la guida del sacro magistero; di conseguenza tutti sono tenuti a evitare qualsiasi dottrina ad esse contraria». Si è altresì tenuti a «fermamente accogliere e ritenere anche tutte e singole le cose che vengono proposte definitivamente dal magistero della Chiesa circa la dottrina della fede e dei costumi» (can. 750 § 2).

Chiunque commetta apostasia, eresia o scisma, incorre, a norma del can. 1364, nella scomunica latae sententiae; così come dev’essere punito con una censura e la privazione dell’ufficio chi «insegna una dottrina condannata dal Romano Pontefice o dal Concilio Ecumenico o respinge pertinacemente la dottrina» riportata nel can. 750, sopra citato, e nel can. 752, attinente al religioso ossequio dell’intelletto e della volontà al Magistero autentico.

Quello che qui interessa è la scomunica dell’eretico, che non richiede un processo canonico, in quanto, spiega mons. Paprocki, con il suo atto «si è di fatto separato ontologicamente – ossia, nella realtà – dalla comunione della Chiesa». Dunque la scomunica è provocata dall’atto stesso di pronunciare un’eresia, e dev’essere semplicemente notificata dall’autorità competente. Ora, il vescovo di Springfield fa notare che McElroy ha effettivamente pronunciato un’eresia, quando, il 24 gennaio scorso, sulla rivista dei gesuiti America Magazine, aveva esortato la Chiesa ad «accogliere una teologia eucaristica che inviti concretamente tutti i battezzati alla mensa del Signore, piuttosto che una teologia della coerenza Eucaristia che moltiplica gli ostacoli alla grazia e al dono dell’Eucaristia». I nuovi invitati alla mensa erano sopratutti gli LGBTQ “attivi”, i quali, contro l’insegnamento costante della Chiesa, dovrebbero essere ammessi alla Santa Comunione a prescindere dal pentimento e dall’assoluzione sacramentale.

Se dagli Stati Uniti ci spostiamo un po’ più in giù e cambiamo emisfero, troviamo che mons. Victor Fernández, vescovo della diocesi di La Plata e notoriamente grande amico di papa Francesco, afferma la stessa cosa. In un’omelia tenuta il 5 marzo 2023, Fernández prende le distanze dalla Chiesa, la quale, «per molti secoli ha preso un’altra direzione», diversa da quella dell’accoglienza delle persone così come sono. «Senza rendersene conto ha tessuto tutta una filosofia e una morale piena di classificazioni, per classificare la gente, per mettere le etichette: questo è così e questo cosà, questo può ricevere la Comunione e quest’altro no, a questo si può perdonare e a quest’altro no». Questo passato della Chiesa è stato, a suo dire, «terribile», ma «grazie a Dio, papa Francesco ci ha liberasti da questo schema».

Due eresie in una sola omelia, con tanto di aria saputella, come uno che la sa lunga: niente male. Perché all’eresia già pronunciata da McElroy, Fernández aggiunge il rifiuto della necessità del pentimento per ricevere l’assoluzione sacramentale, rinnegando così apertamente l’insegnamento del Concilio di Trento (cf. Denz. 1676) e finendo precisamente dentro l’anatema del quarto canone sul sacramento della Penitenza: «Se qualcuno negherà che per la remissione completa e perfetta dei peccati si richiedano, nel penitente, come quasi materia del sacramento della penitenza, questi tre atti: la contrizione, la confessione e la soddisfazione… sia anatema» (Denz. 1704).

A questa eresia formale il Papa ci era andato vicino a novembre dello scorso anno, quando, parlando ai partecipanti di un corso per rettori e formatori dei Seminari dell’America Latina, aveva definito “delinquenti” i sacerdoti che non assolvono un penitente (vedi qui). Non è chiaro chi dei due argentini sia il maestro e chi l’allievo.

Fatto sta che sia a McElroy che a Fernández dev’essere notificata la scomunica; i due prelati, inoltre, ai sensi del can. 194 § 1, devono essere rimossi dall’ufficio ecclesiastico, in quanto hanno «abbandonato pubblicamente la fede cattolica». E temiamo che non siano i soli. È vero che attualmente la testa del Dicastero per la Dottrina della Fede è "vacante"; ma non sarebbe male nel mentre progettare di far rispettare di tanto in tanto la legge della Chiesa. Fosse anche per vedere rimossa la scomunica dopo qualche giorno, visto che abusi sessuali ed eresia non sembrano più costituire delitti tanto gravi.