Legge 194, Paglia adesso fa la vittima
Un comunicato del suo portavoce giudica offensive le polemiche sulle affermazioni di monsignor Paglia a Rai3 a proposito della Legge 194. Ma per giustificarsi cambia le carte in tavola.
Da colpevole a vittima: monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha diffuso attraverso il suo portavoce, Fabrizio Mastrofini, una dichiarazione in cui si indigna per l’interpretazione data alle sue parole durante la trasmissione Agorà su Rai3 del 26 agosto. In pratica, chi lo ha accusato di legittimare la Legge 194, come abbiamo fatto noi, sarebbe in malafede e offensivo, perché lui avrebbe detto tutt’altro. Dal comunicato ricaviamo invece l’impressione che la toppa sia peggiore del buco.
Ecco comunque il comunicato integrale del portavoce di monsignor Paglia:
Durante una trasmissione televisiva, all’intervistatrice che chiedeva se la legge 194 potesse essere abolita, mons. Paglia rispondeva che la legge costituiva ormai un “pilastro” della vita sociale italiana, tanto è incardinata nell’ordinamento giuridico italiano. E per di più nessuna forza politica al momento intende abolirla.
L’intento dell’affermazione non riguardava un giudizio di valore sulla legge, quanto la constatazione che è praticamente impossibile abolire la 194 in quanto elemento ormai strutturale della legislazione in materia. Sulla qualità, poi, del pilastro c’è molto da dire.
Mons. Paglia, nella stessa intervista, ha sottolineato con vigore che era urgente promuovere quella parte della legge che riguarda la difesa e la promozione della maternità, come, del resto, si era espresso a suo tempo anche il cardinale Ruini. Che poi la legge possa, anzi debba essere migliorata nella direzione di una più piena difesa del nascituro, questo è più che auspicabile, con l’attenzione di evitare il rischio di peggiorare la situazione, come purtroppo in qualche caso è avvenuto.
La reazione che alcuni hanno avuto all’affermazione di mons. Paglia appare in realtà più che pretestuosa, anzi offensiva. Non solo perché ci si è fermati a considerare una parola (“pilastro”) fuori del contesto (e già questo è grave!), ma soprattutto non tenendo conto dei numerosi interventi di mons. Paglia sulla difesa e promozione della vita in tutte le età (dal concepimento sino alla morte) e in tutte le situazioni (quante volte viene umiliata nei bambini, nelle donne, nei carcerati, nei condannati a morte, negli immigrati, negli anziani). Si tacciono completamente poi gli interventi di mons. Paglia contro l’eutanasia e in favore della promozione di una nuova attenzione agli anziani.
In ogni caso, per quel che riguarda l’aborto, bastava anche solo ricordare la celebrazione dello scorso 29 maggio, promossa peraltro dal Movimento per la Vita, durante la quale Mons. Paglia ha benedetto una scultura di Maria con il bimbo in grembo.
Vi riproponiamo allora il passaggio incriminato dell’intervista e qui il link al nostro commento e crediamo che ognuno potrà giudicare da solo.
Permetteteci semplicemente qualche chiosa, tra le tante possibili:
1. La frase incriminata è molto chiara e peraltro l’intervistatrice non aveva neanche chiesto direttamente se la legge 194 potesse essere abolita, ma semplicemente cosa pensava del dibattito sull’aborto venuto fuori in questa campagna elettorale. E nella risposta non si fa riferimento alla volontà dei partiti, come invece vorrebbe far credere monsignor Paglia. Quindi non c’è nessuna parola citata fuori dal contesto, piuttosto è monsignor Paglia a crearsi un contesto di comodo per poter rendere accettabile la sua affermazione.
2. Ad ogni modo, quale che ne sia il contesto quell’affermazione è inaccettabile: siccome la lingua italiana non è un’opinione e anche il tono e l’espressione della voce sono indicativi in una intervista, in quel passaggio un giudizio di valore è espresso eccome, nella migliore delle ipotesi come accettazione tranquilla di un dato di fatto (vedi comunque il comunicato del Centro Livatino per ulteriori approfondimenti). Dato di fatto che il portavoce di Paglia peraltro conferma: «è praticamente impossibile abolire la 194…». Soprattutto è impossibile anche perché uomini di Chiesa, che hanno responsabilità così importanti come la presidenza della Pontificia Accademia per la Vita, non la trovano così malvagia. E mai esprimono un giudizio chiaro di condanna di quella legge. Nessuno si aspetta che Paglia o chi per lui pretenda l’abolizione della 194 seduta stante, basterebbe che una volta in vita dicessero che quella legge è malvagia, ingiusta, ha già provocato sei milioni di morti e tanti di più ne provocherà, anche per la banalizzazione dell’aborto tra le giovani generazioni. Una volta, non tutti i giorni, una volta prima di morire. Peraltro dopo la sentenza della Corte Suprema americana, che ha dimostrato come tutto sia possibile lottando giorno dopo giorno, un pizzico in più di coraggio sarebbe il minimo.
3. Ma no, insistiamo sulle parti buone della legge. E poi raccontiamo della crisi della natalità che attanaglia l’Italia, qui sì che bisogna intervenire con decisione. Già. E non viene in mente a monsignor Paglia che in questa crisi demografica la legge 194 abbia qualche responsabilità? Se quei 6 milioni di bambini fossero nati non staremmo qui a parlare di inverno demografico e denatalità. Non c’è da convincere le coppie a generare figli, quei bambini già c’erano e sono stati uccisi.
4. Poi sul curriculum pro life di monsignor Paglia stendiamo un velo pietoso. La Bussola ha già documentato molte volte in questi anni le sue ambiguità e iniziative tese a neutralizzare il magistero della Chiesa in materia. Basta fare una ricerca nel sito, per chi vuole documentarsi.