Le chiese e i muri di suono, la musica al momento sbagliato
Entrando in certe chiese capita di sentire in sottofondo registrazioni di musica, spesso canto gregoriano o polifonia. Questi “muri di suono” (Murray Schafer) ci danno la musica sacra quando sarebbe preferibile il silenzio. Musica sacra che paradossalmente si evita a Messa, quando invece ne avremmo davvero bisogno.
Vi sarà capitato di entrare in una chiesa nel momento in cui non si svolgono celebrazioni liturgiche e di sentire in sottofondo una registrazione di musica, solitamente canto gregoriano o polifonia. Forse vi sembra oramai una cosa normale e non riflettete abbastanza sulle implicazioni di questo fatto.
Il compositore e musicologo canadese Raymond Murray Schafer (1933-2021), nel suo libro Soundscape, parla del fenomeno dei “muri di suono”, cioè la musica usata come isolante dall’ambiente circostante, come i dentisti mettono musica di sottofondo per distrarre il paziente dal fastidio della procedura dentistica. Murray Schafer parla di “audioanalgesia”. Questi suoni ci isolano dai suoni vivi intorno a noi e nelle chiese, ci isolano soprattutto dal silenzio. Oltretutto sono suoni registrati, ciò che ancora Murray Schafer chiama “schizophonia”, la divisione fra un suono originale e la sua versione elettroacustica. Nel suono originale c’è un uomo che sta comunicando emozioni in quel momento stesso; con la riproduzione elettroacustica, invece, possiamo ascoltare migliaia di volte un’esecuzione che si riferisce magari a decenni e decenni prima. È certamente artificiale.
La tecnologia offre senz’altro opportunità positive, ma bisogna considerarne l’effetto nelle chiese. Perché non lasciare le persone nel silenzio? Certo, lo sappiamo che non è silenzio assoluto. Certo, dovremmo affrontare l’obiezione del compositore americano John Cage (1912-1992) che il silenzio assoluto non esiste. Ma ci accontenteremmo anche di un silenzio relativo, quello spazio di riduzione dei suoni circostanti per ritagliarci uno spazio in cui ascoltarci e ascoltare, piuttosto che essere distratti da suoni che in quel momento non sono necessari.
Poi, c’è anche una certa ipocrisia in tutto questo. Perché usare polifonia e canto gregoriano? Si può intuire la risposta: perché favoriscono meditazione e preghiera. Allora perché a Messa vengono usate le canzonette invece della musica sacra, di cui si “tappezzano” gli ambienti della chiesa quando non c’è nessuno? Non si capisce come si possa, da un lato, riconoscere che questa è musica per la preghiera e, poi, escluderla dalla liturgia. Dov’è la logica in tutto questo? Ma forse si sbaglia a cercare una logica in questo come in tante altre cose a cui un certo clero (dal prete in su) ci ha abituati.
A volte mi è capitato di ascoltare l’uso di registrazioni di musiche varie anche durante la Messa! Ma la musica sacra non è una colonna sonora, è la liturgia in canto dell’hic et nunc, come il Cristo che si fa presente ad ogni Messa e non mandando un messaggio registrato. Allora perché non registrare anche le letture e riproporle con voci ben impostate e gradevoli da ascoltare? Perché sarebbe un errore, perché la liturgia è per quella porzione del popolo cattolico che è presente in quel momento e che attraverso il sacerdote eleva le sue preghiere e si unisce in qualche modo al sacrificio di Cristo.
Pio XII nella Mediator Dei affermava: “Per non far nascere errori pericolosi in questo importantissimo argomento, è necessario precisare con esattezza il significato del termine «offerta». L'immolazione incruenta per mezzo della quale, dopo che sono state pronunziate le parole della consacrazione, Cristo è presente sull'altare nello stato di vittima, è compiuta dal solo sacerdote in quanto rappresenta la persona di Cristo e non in quanto rappresenta la persona dei fedeli. Ponendo, però, sull'altare la vittima divina, il sacerdote la presenta a Dio Padre come oblazione a gloria della Santissima Trinità e per il bene di tutte le anime. A quest’oblazione propriamente detta i fedeli partecipano nel modo loro consentito e per un duplice motivo; perché, cioè, essi offrono il Sacrificio non soltanto per le mani del sacerdote, ma, in certo modo, anche insieme con lui, e con questa partecipazione anche l'offerta fatta dal popolo si riferisce al culto liturgico”.
Quell’offerta, fatta anche di preghiere, letture e musica è fatta nell’unione del qui e ora e allo stesso tempo con tutti i secoli cristiani. Grazie al mirabile Sacrificio che si compie, il presente si dilata nell’eterno.
Non si capisce quindi la schizofrenia di dare la musica sacra quando forse vorremmo il silenzio e che ce la nega per musiche indegne quando ce ne sarebbe veramente bisogno. Purtroppo tutto questo è frutto di una profonda diseducazione liturgica e musicale che tocca tutta la società, clero incluso. Questo è il frutto del livello dei seminari e di una pastorale selvaggia, che è divenuta talmente pervasiva da perdere del tutto il suo senso.