Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL PICCOLO EVANS

La politica si muove per Alfie: Salvini dalla sua parte

Postando un articolo con il commento «Forza Alfie!», Matteo Salvini ha deciso di dare il suo appoggio alla battaglia del bimbo inglese di quasi due anni, praticamente tenuto sotto sequestro da quindici mesi dall’Alder Hey Hospital di Liverpool.

Vita e bioetica 07_04_2018

«Forza Alfie!». È così che anche la politica italiana, con Matteo Salvini, ha deciso di dare il suo appoggio alla battaglia di Alfie, il bimbo inglese di quasi due anni, praticamente tenuto sotto sequestro da 15 mesi dall’Alder Hey Hospital di Liverpool che, insieme ai tribunali inglesi, ha deciso di ucciderlo, perché la sua vita così «non ha senso»

Mercoledì scorso il Santo Padre, una settimana dopo aver ricevuto da Thomas e Kate la richiesta d’asilo in Vaticano per loro figlio, ha chiesto che «il grido di dolore della famiglia sia ascoltato» e che Alfie continui «ad essere accompagnato». Non era la risposta forte che gli Evans si aspettavano ma qualcosa si è mosso. Anche perché il giorno prima del tweet è stata resa nota la storia di Dylan, bimbo ricoverato nel Natale del 2015 presso l'ospedale inglese Derby Royal. Dato per spacciato il 25 marzo 2016 si stava procedendo alla rimozione dei sostegni vitali, ma il piccolo ha cominciato a riperdersi fino alle dimissioni appena 20 giorni dopo.

Anche questo è un monito servito a ricordare ai medici che la vita non è riducibile alle loro analisi e che bisogna sperare e comunque assistere fino alla fine, motivo per cui sempre Salvini aveva condiviso la storia del piccolo Dylan sui social network commentando così: «Notizie come questa ti fanno capire quanto siano importanti scienza e ricerca, ma evidentemente anche che esiste qualcuno più su».

Né è convinto anche il Parlamentare Europeo inglese Steven Woolf, che da mesi sostiene politicamente la lotta degli Evans, cercando di convincere le autorità a dare una possibilità di espatrio ad Alfie, dove ci sono ospedali disposti ad accoglierlo e curarlo. Peccato che, insieme ai genitori, sia stato preso in giro dall’ospedale che giovedì pomeriggio ha finto di valutare se "rilasciare" Alfie. La sera stessa infatti, era emerso che l’Alder Hey aveva chiesto al giudice dell’Alta Corte di Londra, Hayden, che il 20 febbraio aveva già condannato Alfie, di rientrare nella disputa, probabilmente solo per obbligare la famiglia, che non è disposta a firmare per la sospensione dei sostegni vitali, a rimuovere la ventilazione al piccolo. 

Perciò ieri sera Woolf ha scritto ai dirigenti dell’ospedale di motivare le ragioni delle loro parole, dopo che durante l’incontro era emerso che «le condizioni fisiche di Alfie sono migliorate e le osservazioni mostrano che è clinicamente stabile. Ciò è stato enfatizzato dal padre di Alfie, Thomas, che ha raccolto prove video seguite alla riduzione della sedazione di Alfie...Abbiamo sottolineato la necessità di osservare queste prove per cui la situazione di Alfie dovrebbe essere esaminata dall'ospedale e da un altro specialista per un secondo parere. 2. Alfie potrebbe ricevere un trattamento specialistico disponibile solo in Italia. Comprendevamo l'inquietudine dell'ospedale e della corte a riguardo del primo aeromobile che doveva trasportare Alfie in Italia, ma avevamo identificato un secondo servizio di ambulanza aerea predisposto ora e conforme ai protocolli dell'ospedale. Abbiamo chiesto all'ospedale di esaminare questa nuova opzione di trasporto. 3...Abbiamo fatto notare che avevamo un passaporto per Alfie e che il Papa era intervenuto per aiutarci».

E, continua Woolf, «come risultato di questa conversazione, abbiamo concordato che: 1. Lo scopo originale dell'incontro; ottenere l'assenso per porre fine alla vita di Alfie, non era più raggiungibile. 2. Come conseguenza delle nuove informazioni si doveva svolgere una riunione successiva con i consulenti legali dell'ospedale per considerare i punti da noi evidenziati…3. Abbiamo convenuto che non potevate darci certezze sul fatto che ad Alfie sarebbe stato permesso di recarsi in un altro paese, ma che le nostre ragioni sarebbero state prese in considerazione durante il vostro incontro successivo».

Quello che si capisce, dunque, è che dopo aver parlato con Thomas e Woolf i medici e i legali si sono radunati nuovamente decidendo di procedere, senza tener conto delle ragioni presentate. Pare insomma che se i medici avevano finalmente aperto uno spiraglio, i legali e la dirigenza lo hanno chiuso subito dopo, recandosi di nuovo dal giudice senza avvisare la famiglia.

Conclude quindi Woolf: «Siamo perciò allarmati per il fatto che immediatamente dopo l'incontro l'ospedale ha tradito il nostro accordo, decidendo di continuare con la procedura di fine vita di Alfie. Attendo una risposta immediata riguardo a questi nuovi sviluppi». Ma dall’ospedale non sono giunte ancora chiarificazioni. Anche se l’impressione è che i legali non siano disposti a cedere, si sa mai che la salute di Alfie migliori dimostrando che la loro visione è ideologica e prepotente.