L'ospedale cambia idea su Alfie o mente alla famiglia?
Ieri l'Alder Hey Hospital in cui è ricoverato Alfie Evans, alla luce di nuove prove, pareva aver accettato di valutare l'espatrio del bambino in una struttura estera. La notizia appariva positiva, ma l'avvocato ospedaliero, mentendo alla famiglia, ha rimesso la decisione ultima nelle mani del giudice che condannò Alfie. Intanto si attende la disponibilità del Bambin Gesù di Roma ad accogliere il bimbo.
Non sembra vero ma ad un giorno dall’esecuzione della sentenza di Alfie Evans - il bimbo inglese di 23 mesi, ricoverato presso l’Alder Hey Hospital di Liverpool da 15 mesi in seguito ad un’infezione al torace - sono accaduti diversi fatti che sembravano piccoli spiragli per la salvezza di questo bambino. Dopo che mercoledì sera alle 22:15 il papa ha fatto sapere via twitter che si «continui ad accompagnare» Alfie e che «la profonda sofferenza dei suoi genitori possa essere ascoltata», ieri pomeriggio Thomas Evans, il padre del bambino, ha incontrato lo staff ospedaliero per discutere le modalità della rimozione della ventilazione.
Thomas non ha mai dato segni di aver accettato in alcun modo il verdetto di medici e giudici, lottando contro la rimozione della ventilazione che era prevista per oggi, sebbene la sentenza del figlio fosse ormai incontrovertibile. Il braccio di ferro continuava da oltre una settimana, da quando il 28 marzo la Cedu ha respinto il ricorso dei genitori. Finché ieri, verso le 17, Steven Woolfe, membro del parlamento europeo, ha rilasciato questa intervista alla Radio City News di Liverpool: «Invece che far morire Alfie nelle prossime 24 ore, l’ospedale è disposto a rivedere non solo la cura di Alfie e se è in grado di viaggiare in Italia ma anche se esistono aerei in grado di trasportarlo e anche se l’ospedale in Italia è in grado di accoglierlo».
Negli ultimi mesi Woolf ha cercato di difendere politicamente gli Evans, ma i medici non avevano mai dato retta né a lui né a tutti gli avvocati, i lobbisti, i medici, i farmacisti che hanno cercato di aiutare la famiglia di Alfie, dimostrando che le dosi dei farmaci somministrati al piccolo erano esagerate, che il bambino non era in fin di vita e che occorrevano esami clinici più specifici e approfonditi.
Come ha già raccontato ieri Thomas alla NuovaBQ, sappiamo che settimana scorsa (sempre mercoledì 28 marzo) il Santo Padre ha ricevuto la lettera in cui gli Evans avanzavano una richiesta di Asilo per Alfie in Vaticano. Thomas ha chiamato il nunzio apostolico di Londra ma non ha ottenuto alcuna informazione. Una settimana dopo, mercoledì 4 aprile, prima che il papa lanciasse il tweet, Santa Marta è stata inondata di telefonate di semplici fedeli che lo supplicavano di aiutare Alfie. Perciò gli Evans erano speranzosi che l'ospedale stesse rivendendo la propria posizione.
Ma ieri sera verso le 21.15 sulla pagina Facebbok di Alfie (Alfie Army Official), Kate James, la mamma del bimbo, si è lamentata perché i medici hanno comunicato ai genitori la revisione della decisione, nascondendo loro che avrebbero chiesto il parere del giudice Hayden dell’alta corte di Londra, il quale aveva già condannato Alfie il mese scorso: «Ci hanno ignorato, ci hanno preso in giro». Secondo fonti vicine alla famiglia, l'avvocato dell'ospedale, Michael Mylonas, che aveva detto in ribunale che la vita di Alfie così «non ha senso», ha «ancora una volta giocato sporco per prendere tempo».
L'unica speranza quindi è che le evidenze portate dalla famiglia sul fatto che il bambino possa volare convincano il giudice a lasciar partire Alfie. In quel caso gli scenari ipotizzabili non sono molti. Sicuramente, come ha chiarito Woolfe, la prima richiesta della famiglia è che il piccolo voli in Italia, probabilmente al Bambin Gesù, l’ospedale che dipende dalla Santa Sede ma che non si è ancora reso ufficialmente disponibile. Sebbene il papa nel suo tweet abbia chiesto che si «continui ad accompagnare» Alfie.
Ieri e nei giorni scorsi sono stati resi pubblici da Thomas alcuni video dove Alfie mostra di riuscire a respirare da solo (come anche il monitor della ventilazione segnala) e che Alfie risponde ai comandi del padre. Per questo la famiglia ha chiesto più volte che sia sottoposto ad esami clinici approfonditi mai effettuati fino ad ora. Si presume quindi che i medici del Bambin Gesù siano disposti, oltre che ad ospitare Alfie, anche a effettuare questi esami. In ogni caso sappiamo che il Bambin Gesù non pratica l’eutanasia, come ha ribadito tempo fa il primario di Anestesia e rianimazione dell’ospedale, Sergio Picardo: «Noi non possiamo procurare la morte, quindi nel momento in cui c’è un supporto vitale non lo interrompiamo, se serve appunto a mantenere in vita il paziente, perché altrimenti in quel modo si procura la morte».
Thomas ci ha rivelato che dietro a quanto sta avvedo ci sono state persone che hanno sostenuto gli Evans e hanno lottato per loro e con loro, volando in Inghilterra dall’Italia e dall’America o inviando aiuti economici. Sicuramente la loro tenacia di fronte a tribunali e medici ha ripagato la famiglia, ma la partita è tutt'altro che chiusa.
Perciò ora più che mai occorre combattere scrivendo così ai dirigenti ospedalieri (Steve.ryan@alderhey.nhs.uk; louise.shepherd@alderhey.nhs.uk; sirdavid.henshaw@alderhey.nhs.uk): «Is this how Alder Hey treats families? Lying to them, stripping their children from them by deception and overdrugging without explanation or remorse? WHO ARE YOU?” (È così che l'Alder Hey tratta le famiglie? Mentendo, sottraendo loro i figli con l'inganno e sovradosando i farmaci senza spiegazioni o rimorsi? CHI SIETE VOI?").
Insieme occorre pregare e chiedere ancora quanto abbiamo domandato a Dio lo scorso Venerdì Santo: «Un segno di Resurrezione e di vittoria già ora, implorando la salvezza della vita di Alfie. E riappellandoci al papa come ha fatto la sua famiglia».