Ore decisive per Alfie, l'unica speranza è il Vaticano
AGGIORNAMENTO ORE 17:00: l'Alder Hey Hospital non staccherà la ventilazione domani, ma ha accettato di valutare nuove possibilità per Alfie Evans. La partita è ancora aperta.
-ALFIE'S LAST HOURS TICK AWAY (English version)
AGGIORNAMENTO ORE 17:00: l'Alder Hey Hospital non staccherà la ventilazione domani, ma ha accettato di valutare nuove possibilità per Alfie Evans. La partita è ancora aperta.
Dopo tutti i pronunciamenti eutanasici dei tribunali inglesi, l’unica speranza per Thomas Evans e Kate James, genitori di Alfie Evans - il bimbo inglese di 23 mesi, ricoverato presso l’Alder Hey Hospital di Liverpool da 15 mesi in seguito ad un’infezione al torace, poi ventilato meccanicamente dopo un errore nella somministrazione degli antibiotici - è riposta nella Chiesa cattolica a cui appartengono. Ieri sera il papa alle 22.15 ha chiesto via twitter che si «continui ad accompagnare» Alfie e che «la profonda sofferenza dei suoi genitori possa essere ascoltata».
Il padre del bambino ora supplica il papa di essere accolto in Vaticano con il figlio: «Il 28 marzo scorso il Santo Padre ha ricevuto la mia richiesta d’asilo in Vaticano. Non ho saputo nulla per due giorni, perciò ho chiamato il nunzio apostolico a Londra. L’ho sentito più volte e oltre a confermarmi di aver parlato di Alfie con il Papa, non mi ha detto nulla di più. Richiedo al Papa di aiutarci. Lo supplico nuovamente, abbiamo bisogno di essere accolti in Vaticano, qui Alfie non ha scampo: non sarà accompagnato ma ucciso». Così Thomas Evans dichiara alla NuovaBQ, ricordando tanti tentativi fatti nella battaglia per difendere il suo bambino, contro un mondo sanitario e giuridico che «non vede l’ora di sopprimerlo, mentre lui lotta per vivere».
Dopo che la Cedu, sempre mercoledì scorso, ha respinto l’ultimo ricorso possibile degli Evans, i medici hanno pressato per la rimozione immediata della ventilazione. Thomas ha resistito, ma «ora hanno deciso: venerdì 6 aprile vogliono uccidere mio figlio. Siamo distrutti».
Sempre di venerdì, come è accaduto a Charlie Gard, morto, guarda a caso, alle 3 del pomeriggio. Se Alfie non sarà salvato morirà probabilmente come Isaiah Haastrup (morto l’8 marzo scorso): privato della ventilazione, respirerà da solo, come ha già fatto altre volte dimostrando ai medici, convinti che sarebbe dovuto morire 15 mesi fa, di non essere in fin di vita. Dopodiché, a meno di un colpo di scena (è già accaduto che bambini ritenuti spacciati dai medici e a cui hanno tolto il respiratore siano sopravvissuti), morirà soffocato e soffrendo.
Eppure una strada ci sarebbe: ridurre i farmaci gradualmente e alternare la respirazione artificiale a quella naturale, sempre in maniera graduale, per vedere se il piccolo riesce a respirare da sé o se bisogna procedere con la tracheostomia. Tutti tentativi che, ha spiegato Thomas, sono stati negati alla famiglia. Non solo, perché il Clobazam, farmaco antiepilettico con effetti sedativi somministrato ad Alfie, portato a 14.1 mg/d nelle ultime settimane, viene somministrato da mesi con un dosaggio esagerato rispetto all’età e al peso del bambino.
Thomas ha raccontato che «il medico curante di mio figlio all’inizio aveva proposto di abbassare il dosaggio a 3 mg». Non ci si spiega come mai l’ospedale ha poi quintuplicato il dosaggio, ritenuto già in partenza troppo alto. In questi ultimi giorni la famiglia Evans ha insistito ancora affinché il farmaco fosse ridotto. Due giorni fa la riduzione è stata lieve (da 14.1 mg a 11.8 mg), ma è bastata a far fare ben sette respiri al bambino.
Martedì è stata data notizia che in un altro ospedale inglese di Derby Royal Hospital, Dylan Askin, un bambino che secondo i medici non aveva più speranze, dopo la rimozione della ventilazione ha cominciato a respirare da solo. Era il venerdì Santo del 2016. In un quinto ospedale, il Birmingham Children's Ospital, circa sei mesi fa, dopo una lotta con la madre accusata di far soffrire il figlio, pure ad Alfie Mcmahon è stato rimosso il ventilatore. Anche in questo caso il piccolo è sopravvissuto. Allora ci si chiede: se questo è il protocollo degli ospedali inglesi, quanti bambini subiscono questa sorte invece che essere aiutati a sopravvivere? Che sistema è uno che ha già deciso per chi vale la pena lottare e chi invece, ritenuto un handicappato non abbastanza efficiente, deve morire?
Va bene, accettiamo che questa sia la mentalità malata dell’efficientissimo nazista moderno, che misura il valore della vita e il diritto alle cure sulla sua "qualità" arbitrariamente stabilita. Accettiamo di essere in un mondo così perverso da essere riuscito a snaturare l’uomo, anche ateo, il cui istinto di fronte ad un piccolo sofferente dovrebbe essere quello di provare a salvarlo. Lo accettiamo sapendo che da sempre all’uomo religioso è chiesto di lottare contro il potere delle tenebre.
Speriamo però che di fronte a questi nuovi martiri bambini della dittatura del relativismo (non esagerava Benedetto XVI quando diceva che era più pericolosa di quella nazista), il cui sacrificio innocente riattualizza più di ogni altro quello di Cristo, la Chiesa si faccia roccaforte. Perché è chiaro che se anche questa viene meno, all’uomo, che aveva da sempre trovato in lei l’unico porto sicuro, non resta più nessuna difesa dal potere che oggi lo vuole schiavo di un'utopia eugenetica.